IL MORSO DELLA VIPERA – IL GRIDO DELLA ROSA – UNA STELLA SENZA LUCE Alice Basso

ALICE BASSO: – “IL MORSO DELLA VIPERA”; – “IL GRIDO DELLA ROSA”; – “UNA STELLA SENZA LUCE”.

 

“Chi non legge Alice Basso manco sa cos’è lo spasso…”

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Non so se questo epigramma, che suona, nel complesso, niente male, piacerebbe a un’autrice di consumata perizia letteraria quale si sta rivelando sempre di più la nostra Alice Basso, milanese di nascita ma torinese di adozione. Probabilmente no, perché è una che di competenza e abilità scrittorie ne ha da vendere e che con le strutture narrative, e compositive in genere, ci va a nozze, compresi svariati segreti del mestiere che affiorano a profusione nelle sue pagine.

E così quest’anno eccoci al terzo volume del suo secondo ciclo di romanzi, dopo i primi due episodi, rispettivamente del 2020 e del 2021, e dopo i cinque tomi del primo ciclo, quello della travolgente ghostwriter Vanni Sarca. La protagonista in questo caso è la sagace, nonché avvenente (ma senza affettazioni di sorta), dattilografa detective ventenne Anita Bo, nella Torino fascista del 1935. Ma il registro politico dell’antifascismo evita i toni dichiaratamente drammatici e vira più che altro verso l’ironia. La leggerezza, mai frivolezza, del racconto deve molto a tale impostazione, che solo in questo modo poteva evitare i toni crudi del romanzo storico di ambientazione infrabellica novecentesco.

Anita Bo dovrebbe semplicemente battere a macchina i racconti gialli pubblicati sulla rivista “Saturnalia” e tradotti dall’americano o composti di sana pianta, in maniera più o meno palese, dal suo caporedattore Sebastiano Satta Ascona, il quale le dà del “lei” per mantenere le distanze dai fascisti, che prediligevano il “voi”, ma anche da questa sua graziosa collaboratrice, che ha un bietolone muscoloso in camicia nera (ma in fondo simpatico) come fidanzato ufficiale. E del resto una fidanzata, tanto caruccia, di padre anch’egli iperfascista, ce l’ha pure lo stesso Sebastiano.

Dicevamo che Anita dovrebbe semplicemente dattiloscrivere le storie da pubblicare, ma in effetti, com’è logico, trattandosi dell’eroina principale dei tre libri finora usciti sul suo personaggio, fa molto di più, perché la scelta dei racconti non è casuale, soprattutto quando si tratta di quelli originali. E poi, naturalmente, c’è sempre un caso di omicidio extra (ma non del tutto) letterario da risolvere. E il distacco puramente professionale tra i due “giallisti” si sta riducendo sempre più pericolosamente di libro in libro…

Ma anche tutti gli altri personaggi sono disegnati con finezza e umorismo decisamente accattivanti. Insomma, Alice Basso sta diventando sempre più brava e leggere le sue storie è un’esperienza di una piacevolezza davvero unica, al punto da generare una vera e propria dipendenza. Per fortuna la micidiale domanda “Sei contenta?” (non dirò ovviamente di che), con cui si conclude l’episodio di quest’anno, lascia ampio spazio di proseguimento alla serie. E il lettore non può che esserne contento…

Di Pasquale Vergara

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