IL MISTERO HENRI PICK, di David Foenkinos
Purtroppo, devo ammettere che con gli ultimi acquisti in fatto di libri, non ho proprio fatto centro e, ahimè, me ne rammarico parecchio.
Avete già letto, immagino, le ultime recensioni da me inserite in questo gruppo, su libri di recente lancio, perché, tolti quelli già datati, non ce n’è stato uno che abbia apprezzato veramente!
Ma se gli altri potevano anche essere piacevoli, quello che sto recensendo è, invece, uno dei libri più assurdi e insulsi che abbia mai letto, da che ho memoria delle mie letture!
Quando lessi la recensione de IL MISTERO HENRI PICK, che vagheggiava abbastanza una somiglianza di genere con un illustre collega spagnolo, non ci ho pensato due volte e l’ho aggiunto all’ordine dei libri che avevo puntato. Ma quanto mi sono sbagliata! In comune con il Cimitero di Zafon (L’ombra del vento) ha solo i libri. Il resto è solo carta straccia!
Perché?
Semplicemente perché, se inizialmente l’idea di una biblioteca di libri rifiutati, realmente esistita e creata dallo scrittore hippy Richard Brautigan, poteva apparire una miniera d’oro per un progetto su cui adattare la trama di un romanzo, il francese David Foenkinos è scaduto nell’assurdità più totale.
Ma ecco un accenno di trama.
Una giovane e in gamba editor francese, Delphine Despero, insieme al fidanzato scrittore, s’imbatte in un manoscritto sensazionale sepolto in una biblioteca bretone, in cui era stata aperta, molti anni addietro, l’equivalente americano dei libri rifiutati, una sezione cioè di manoscritti mai pubblicati da alcun editore.
Il romanzo è firmato da un certo Henri Pick, ma chi sia costui nessuno lo sa.
Dopo qualche ricerca, si viene a sapere che Henri Pick era un pizzaiolo di cui nessuno mai, moglie e figlia comprese, era stato certo fosse in grado di scrivere neanche la lista della spesa, tanto meno un romanzo che si rifà addirittura all’Evgenij Onegin di Puskin!
Tira e molla, dopo una serie di pagine, una più insulsa dell’altra, arriva un finale da circo, che, ovviamente, non rivelo.
La scrittura del libro di Foenkinos, pur se semplice, è banale e per niente accattivante. Non rappresenta quindi alcuna scoperta editoriale degna di essere pubblicata.
E non prendetevela, se spesso appaio come una voce fuori dal coro, ma questa, a mio avviso, è spazzatura o poco più. Non riesco, infatti, a capire come si possa prendere in considerazione l’idea di pubblicare roba del genere.
Recensione di Lena Merlina
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