IL DIAMANTE GRANDE QUANTO IL RITZ Francis Scott Fitzgerald

IL DIAMANTE GRANDE QUANTO IL RITZ, di Francis Scott Fitzgerald (Alter Ego)

 

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“Quando si perde la capacità di vivere i propri miti, si perdono anche i propri dei.”

Di recente sono stata alla 14ma edizione del festival dell’editoria “Una Marina di libri”  tenutasi a Palermo nella splendida cornice di “Villa Fippina”: uno dei primi giardini storici cittadini impreziosito dal grazioso chiostro, da una fontana con statue di santi e una cappella con tre affreschi che riproducono scene di S.Filippo Neri.
Ho felicemente vagabondato tra uno stand all’altro: c’era il ben di Dio!

Cibo per la mente, goduria per gli occhi, ossigeno per i polmoni. E non è mancato il piacere del dolce e del salato che hanno soddisfatto anche il palato. Del resto siamo in Sicilia. Una terra unica.
Avrei comprato di tutto e di più, ma mi sono dovuta accontentare di alcuni libri all’apice dei miei interessi.

 

 

Però, prima di andare via, per la precisione mio marito mi ha dovuto trascinare via, mi sono imbattuta, per puro caso e per mia fortuna, nello stand “alter ego”: libri di narrativa classici e non a gogò, di tutti i formati e tutti i colori.

I miei occhi si sono incantati sulle copertine colorate e sulle ridotte dimensioni di alcuni racconti – forse i meno conosciuti ai più – di grandi scrittori e poeti classici, fra l’altro a un prezzo accessibile per le mie finanze. Cosi ho acquistato tre libricini a poco più di 10 euro.

Hanno un formato cosi maneggevole da poterli portare ovunque, leggere ovunque senza che le dita delle mani si inchilosano dal peso di un libro normale soprattutto quando si legge distesi a letto o su una sdraio al mare o in montagna.

Per non parlare di certi tomi che sembrano pesi da palestra. Ti passa la voglia di continuare a leggere.
Oggi vi propongo il racconto che lo stesso Francis Scott Key Fitzgerald ha dichiarato essere “la miglior cosa mai fatta – qualcosa davvero notevole”.
Chi ha letto i grandi romanzi di Fitzgerald troverà nel racconto in questione gli stessi temi trattati che si riassumono in una manciata di parole: la grande illusione del dio denaro.
Con una scrittura semplice ma metaforicamente incisiva Fitzgerald narra di un giovane ragazzo del sud invitato da un compagno di collegio, il collegio più rinomato da entrambi frequentato, a trascorrere le vacanze estive nella sua grande tenuta.

 

 

In quel luogo esageratamente fantastico il giovane protagonista capirà che la ricchezza aspira sempre a superarsi e scoprirà terrorizzato la corruzione fosca dietro lo splendore adamantico di sete e broccati, pavimenti lastricati e abbaglianti gioielli.

Fitzgerald denuncia con la capacità di chi ha vissuto sulla propria pelle l’illusione di una società effimera, governata dal fasto e dal lusso, di chi ha provato la voglia sfrenata e inappagata di fuggire all’ordinario, la fine della religione tradizionale soppiantata dal dio denaro. Un dio capace di reclamare sacrifici pubblici, di costruire un benessere sulle spalle degli sfruttati e dei dimenticati. Una realtà soffocata  dal “dio” capitalismo aggressivo e rapace, subdolo e vuoto.

“Il diamante grande quanto il Ritz ” è un racconto grottesco e surreale come può esserlo una società che appoggia il suo stare bene nell’apparente potere che tutto ha un prezzo e si può comprare.
“Il diamante grande quanto il Ritz” fa parte dei Racconti dell’età del jazz, epoca d’oro di quella generazione da lì a poco ridotta a brandelli dalla crisi  del capitale. Pubblicato nel 1922 a pochi anni dalla crisi del ’29 il racconto denuncia un’epoca che sembra lontana ma altro non è che  l’immagine riflessa di questo mondo attuale i cui valori hanno perso ogni forma di innocenza soppiantata da un infantilismo pericoloso privo di responsabilità e di senso comune (i fatti attuali non fanno altro che confermarlo).

 

 

Generazioni di padri e figli condannati a percorrere una strada smarrita e sempre più confusa in una prigione labirintica da loro stessi costruita.
Se sei ricco sei schiavo del tuo denaro, se sei povero sei schiavo due volte: della tua miseria e del ricco a cui ti appoggi per mantenerti.

“Per quanto l’intelligenza e le capacità degli uomini possano differire tra di loro, la pancia è essenzialmente uguale per tutti.”

L’uomo destinato alla schiavitù sempre più apatica e insensibile.
Nessuna forma di sano riscatto, si tende ad abolire  sacrifici e obiettivi: tutto e subito.
Attualissimo e grandissimo, Fitzgerald.

“Saremo poveri, vero?” aggiunse con una sorta di felicità infantile “Come la gente nei libri. E io sarò orfana e totalmente libera. Povera e libera! Che forte!” Si fermò e pose le sue labbra su di lui baciandolo esultante.
“È impossibile essere entrambe le cose” disse John severamente. “Le persone lo hanno capito. E tra le due io preferirei essere libero…”

 

Recensione di Patrizia Zara

IL DIAMANTE GRANDE QUANTO IL RITZ Francis Scott Fitzgerald

 

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