IL DELTA DI VENERE, di Anaïs Nin
Perché ho letto questo libro? Perché mi è stato consigliato da Anders Ge dopo essermi lamentata dei romanzi rosa e simili, privi di trama, spessore e di realistico erotismo. Il libro inizia proprio con una spiegazione simile: perché l’autrice ha iniziato a scrivere racconti erotici? Perché doveva sbarcare il lunario e quello era un buon compromesso per dare sfogo alla sua creatività di scrittrice, riuscendo anche a mangiare e pagare le bollette.
Il committente rimane in ombra, con brevi commenti sulle opere che gli venivano sottoposte, il cui tenore generale era – ancor più sinteticamente – “[…] lasci perdere la poesia […]. Si concentri sul sesso”.
In primis questo libro mi è piaciuto per il suo formato, la qualità della carta utilizzata e la foto di copertina (di Werner Van Steen Photography), ma a conquistarmi è stata la scrittura di una donna meravigliosa, anticonformista ed emancipata, che ha saputo raccontare storie erotiche (e non semplicemente incontri sessuali) con le sfumature che solo l’animo femminile è in grado di cogliere e solo un’Artista sarebbe stata in grado di trasporre nero su bianco.
Quella che inizialmente si presenta come una serie di racconti, risulta essere a bene vedere il dipinto di un avvicendarsi e incrociarsi di vite, emozioni e corpi, interconnessi tra loro, anche se a distanza di tempo e in luoghi diversi. I protagonisti, quindi, sono molteplici, tutti con una storia da raccontare, tutti alla scoperta della propria natura sessuale, dei propri impulsi, del proprio piacere.
“La donna più attraente è quella che non riusciamo mai a trovare in un caffè affollato, quando la cerchiamo, è quella a cui si deve dare la caccia, e scovare sotto i travestimenti delle sue storie” (cit. p. 109)
Recensione di Matilde Vedova Minghiulo Losani
IL DELTA DI VENERE Anaïs Nin
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