IL COLBACCO DI SOFIA François Morlupi

IL COLBACCO DI SOFIA, di François Morlupi (Edizioni Croce)

E’ dal 15 febbraio 2019 che aspetto…che aspetto di conoscere meglio questa squadra sgangherata di poliziotti, sgangherata sì, molto…ma umana, tanto!

Dopo Formule Mortalisono rimasta con tanti punti di domanda e con la curiosità di sapere qualcosa di più sui due protagonisti a me più cari: il Commissario Ansaldi e il Vice Commissario Eugénie Loy.

Paradossalmente i più fragili, nonostante la posizione di comando.

“Del resto, io e te, cara Eugénie, di cosa dovremmo aver paura? Più che la morte, a noi spaventa la vita”

Difficile parlare de Il Colbacco di Sofia senza spoilerare niente.

Cercherò di fare attenzione e di non lasciarmi troppo prendere la mano…la vedo dura!

Partiamo dall’inizio: l’autore, Francois Morlupi, apre il libro con un prologo/antefatto per quei pochissimi che ancora non hanno letto Formule Mortali…il papà di Ansaldi tiene ai suoi lettori più che alla sua collezione di film coreani e alla pizza cicoria e salsiccia!!!

Devo dire però che la trama di questa seconda indagine è così ben strutturata e raccontata da non averne quasi bisogno. Si riesce a seguire la storia, l’antefatto comunque la arricchisce.

Se in Formule Mortalisiamo stati trascinati tra Corsica e Roma, nel Colbacco di Sofia è la Bulgaria che fa da contraltare all’Italia, a Roma.

Il contrasto tra le due è subito nettissimo: gelo, neve, nebbia, “vento da spezzare in due la schiena” da una parte…”nessuna nuvola, temperature vicino ai 22 gradi” nell’inverno della città eterna.

A combattere anche contro il freddo solo Eugénie e Ansaldi con il suo colbacco, il resto della squadra li aiuterà da Roma.

“Il colbacco gli stava grande e scendeva quasi fino agli occhi, mentre il giubbotto invernale pesante, al contrario, era molto stretto, lo stringeva in una morsa letale al livello della pancia. Respirava a fatica mentre camminava. Due paia di calzini uno sopra l’altro, il maglione norvegese, le terrificanti scarpe invernali gialle e una sciarpa dal colore rosso fuoco”…ecco come Ansaldi affronta la trasferta.

Un viaggio che lo terrorizza: la fobia di volare e la mancanza di conoscenza della meta.

“Niente, non conosceva neanche un artista locale, uno scienziato, uno scrittore. Stava per andare in un paese totalmente estraneo alla sua cultura, ai suoi modi”.

Eh sì’! Questa è una particolarità che mi ha fatto innamorare di questo commissario: il suo amore per l’arte e la letteratura, la sua passione per la Bellezza, quella vera, quella che lo aiuta a non sprofondare nelle sue angosce, nelle sue paure, nelle sue insicurezze…arte e letteratura affiancate da una buona dose di Lorazepam.

E poi c’è Eugénie, la mia eroina, all’apparenza fredda e distaccata ma in realtà con una sensibilità estrema. In questo secondo romanzo ho conosciuto la selva oscura in cui si è trovata, il suo inferno, le fiere che hanno ostacolato il suo percorso e che ne hanno inesorabilmente segnato il corso.

 

Lei si rifugia nelle parole di Chamfort, nei suoi pensieri negativi.

“Sei come una torcia, un fascio di luce intensa che illumina un sol punto; peccato che nel tuo caso il punto rappresenti solo e sempre il pessimismo più sfrenato! Prova ad illuminare anche intorno, vedrai che esistono altre visioni della vita e delle indagini in generale!”

Non posso non scrivere due parole sul collega bulgaro di Ansaldi.

Che dire: il giorno e la notte, il Nord e il Sud, la luce ed il buio.

Insomma due opposti assoluti.

Ansaldi che si circonda di ansiolitici mentre Dimitrov di escort;

Ansaldi devoto al suo lavoro, per lui una missione, Dimitrov invece poliziotto per comodità;

Ansaldi che darebbe la vita per gli uomini della sua squadra, Dimitrov che ama invece terrorizzarli, convinto che l’unico modo per farli lavorare bene sia la paura;

Ansaldi semplice, umile e modesto, Dimitrov odia tutto ciò che non conosce e dirige le operazioni in un ufficio da monarca, circondato da busti che lo rappresentano.

Il loro incontro è uno scontro tra dinosauri!

 

E infine c’è l’antagonista assoluto…il Male allo stato puro, Alpha e Omega, il tutto e il niente, l’inizio e la fine.

Un veleno subdolo, inesorabile, inarrestabile, pressoché invincibile.

Si può vincere la guerra contro qualcosa di così potente? O si può solo cercare di portare a casa qualche battaglia e rimettere insieme le forze per quella successiva?

Non c’è solo crudeltà e violenza in questo secondo romanzo di Francois, c’è anche umorismo, ironia, lampi di luce in un buio accecante; c’è amore, amicizia, commozione, devozione e c’è speranza…”pensa che la vita è bella e va assaporata, sempre, mai maledetta…”

Buona lettura!

Recensione di Cristina Costa
IL COLBACCO DI SOFIA François Morlupi

 

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