IL BAR DELLE GRANDI SPERANZE J.R. Moehringer

IL BAR DELLE GRANDI SPERANZE, di J.R. Moehringer (Piemme)

“ Ci andavamo in cerca d’amore, o di sesso, o di guai…Ci andavamo soprattutto quando avevamo bisogno di essere ritrovati”

“Era convinta che mentire fosse un peccato più grave che abbassare il volume della radio per proteggermi dalla Voce. Lei si limitava ad abbassare il volume della verità.”

“Passandole un Kleenex dietro l’altro, ripensai a quel che aveva detto Jedd sui cactus, come si equilibrano, come cercano continuamente di star su dritti. Capii che era quel che stavamo facendo io e mia madre. Ma a noi le braccia cadevano sempre.”

“ … ma io ci vedevo la mia gente. Parenti. Compagni di viaggio. C’erano individui di tutti i tipi… ma eravamo come una persona sola. Tutti eravamo stati feriti da qualcosa o da qualcuno e per questo eravamo venuti al Publicans, perché infelicità ama la compagnia, ma ciò che desidera veramente è la folla.”

“ Mi dissi che volevo provare a seguire i consigli degli uomini anziché i suoi, che era un bene per un giovane prendere le distanze alla madre, ma la verità era che stavo prendendo le distanze dalle promesse tradite, dal terribile senso di colpa che sentivo per non essermi preso cura di lei.”

“Spiegai a mia madre che ero stanco, usando deliberatamente l’espressione di McGraw, e dimenticando che per lei quel termine era carico di significato. Mia madre mi disse che era stanca da vent’anni. Da quando in qua essere stanchi era una scusa per smettere di lottare?

“..perchè essere disilluso significava essere autonomo. Nessuno da adorare, Nessuno da imitare. Non rimpiansi le mie illusioni, e certamente non le lasciai tutte in quel bagno dell’aeroporto.”

Storie. Storie di uomini, di donne, di fallimenti, di piccole azioni meschine, di riscatti e di dolore

Un libro di formazione, se mai ne esistesse uno.

Un libro la cui scenografia essenziale è un qualsiasi Bar Americano di una qualsiasi grande città. Solo che il Bar in questo libro non è mera scenografia, prende vita, si fa storia. A volte ventre materno che ti accoglie quando sei perso, a volte demone meschino che ti strapazza.

Un libro “ semplice”. Non riesco a trovare altre parole. Ma non è un difetto. Scritto bene( anzi no , scritto benissimo), senza troppi ghirigori, con personaggi mai monodimensionali. E non è poco dar vita a storie in un modo che quasi le puoi toccare, di più, riconoscere.

Perché ci si riconosce in questo libro. Ci si riconosce nel protagonista bambino, ci si riconosce nei primi amori, ci si riconosce negli avventori al bancone del Bar, nei loro tic, nei loro silenzi, nelle loro paure, nei discorsi filosofici, nelle preferenze letterarie.

A ti accorgi che ti rimane dentro quando per assurdo , a distanza di qualche giorno quei personaggi intorno ad un bancone ti mancano, come se fossero i tuoi migliori amici.

Ed un complimento migliore per un libro, per me, non esiste.

E poi appartengo al Team “ premio Pulitzer” , rispetto al team “ premio Nobel”. I Primi non mi hanno mai deluso.

Lo consiglio a quei pochi che non l’avessero ancora letto.

PS: non consiglio invece il Film tratto dal libro. Vero che non si dovrebbero mai fare paragoni tra libro e riproposizione cinematografica, ma esiste anche un limite alla ciofeca. E il film lo ha ampiamente superato.

Recensione di Carmine Iaconetti

IL BAR DELLE GRANDI SPERANZE J.R. Moehringer

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

Commenta per primo

Commenti

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.