I CANTI GENERALI DELL’AMORE, di Daniele Ruta
E’ un immenso piacere recensire ” I Canti Generali dell’ Amore ” di Daniele Ruta. Impresa non semplice perche’ bisognerebbe entrare nell’anima del poeta ed attingere da essa emozioni a volte violente e tumultuose, o, spesso, sopite e nostalgiche. Turbinii fluttuanti di sentimenti, che oscillano dalla passione sfrenata che divora le carni alle illusioni d’amore vagheggiate ma mai realizzate nella realtà. Il narratore indaga sull’ Amore, altare supremo a cui sacrificare la nostra individualità ; l ‘Amore, vissuto come anelito incombente ed estremo di ricerca di fusione con un altro essere; l’Amore, che rende stolti i saggi in nome di impossibili alchimie emozionali pronte ad infrangersi con l’impietosa e cruda verità di universi troppo distanti, dissimili e incompatibili.
L’Amore cantato da sommi poeti, sublimato nella morte come gesto estremo di abbandono totale all’altro, magari anche non ricambiato degnamente, per cui si può arrivare alla pazzia per chi neppure si accorge che tu esisti. Amore vilipeso, schernito, Amore illogico, Amore ferito a morte col tradimento. Su ogni aspetto il narratore si sofferma, sollecitando il lettore a riflessioni e quesiti interiori. A me personalmente ha indotto un incipit razionale, che sarebbe inopportuno adattare a qualcosa di così evanescente ed etereo come l’Amore, ma che va comunque richiamato in circostanze disperate, quali potrebbero essere il voler togliersi la vita per un amore non corrisposto. Qui e’ lo stesso scrittore, con parole di speranza, che giunge a voler dissuadere dall’insano gesto il caro amico ormai sull’orlo del baratro. Di rimando, il lettore e’ indotto ad accogliere quest’appello alla vita con veemenza.
Nessun amore vero merita tutto ciò, il dolore snaturerebbe la vera natura dell’amore, foriero di gioia e di vita per antonomasia. Se si riducesse ad ossessione malata, non si tratterebbe più di amore, ma di sindrome di possesso verso colui o colei che non gradisce affatto esternazioni di tal tipo. Ecco, l’autore, in una girandola di emozioni e di sentimenti spesso opposti e controversi, ci ha fatto planare su un universo di tale bellezza ed intensità emotiva da portare anche il cuore più stanco, deluso e dolorante a desiderare un nuovo, vero amore, simbolo di potenza taumaturgica e risanatrice. Il potere salvifico dell’amore, che e’ insieme malattia e cura, non deve scontrarsi con la sua furia distruttrice, ma navigare in calme e limpide acque. Resistere insieme, amarsi vivendo l’uno dell’altro, cibandosi dell’ebbrezza di anomali battiti del cuore, vivendo emozioni irripetibili ed incontrollabili. E Amore sia. Benedette le Muse ispiratrici del poeta che cotanta bellezza hanno instillato nei suoi sublimi versi.
Recensione di Antonella Candido
I CANTI GENERALI DELL’AMORE Daniele Ruta
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