HAVANA NOIR. Le indagini di Mario Conde, di Leonardo Padura (Bompiani – febbraio 2023)
“Da quel quarto piano di Santo Suàrez si godeva la vista privilegiata di una città che, osservata dall’alto, sembrava ancora più decrepita, sporca, inaccessibile e ostile“
Ci sarebbe troppo da dire su questa quadrilogia della serie cubana di Leonardo Padura Fuentes (che nelle edizioni più recenti dei suoi libri è Leonardo Padura e basta), “Havana Noir – Le indagini di Mario Conde“, quindi mi limito a scrivere che l’autore è una penna eccellente, che i suoi gialli ambientati a L’Avana sono molto più che gialli, sono la vita di una città che pulsa, che ferisce, che vive, balla, si ubriaca, che fa l’amore, che uccide e al contempo ti cattura, ti trascina, ti invoglia a partire per vederla almeno una volta.
Il suo protagonista, Mario Conde, o semplicemente “il Conde“, è un poliziotto che si domanda per novecento pagine perché abbia scelto di fare il poliziotto; è un tenente che voleva essere uno scrittore e non ha ancora rinunciato al suo sogno: scRivere un romanzo sullo squallore.
“Avrebbe scriTto un racconto molto squallido […] con personaggi ordinari e storie ordinarie come le vite delle persone che conosceva, perché uno deve scrivere le cose che conosce, si disse, e ripensò a Hemingway che scriveva di ciò che conosceva...”
Avevo già letto due dei gialli che compongono la quadrilogia, ma non ho resistito a comprare l’edizione Bompiani che li raccoglie tutti e quattro, anche se non, stranamente, in ordine cronologico.
La raccolta è tutta relativa al 1989, l’embargo costringe la popolazione ad una vita spesso di stenti e di rinunce, e racconta quattro indagini di Conde, una per stagione: “Passato remoto” del 1991 (inverno); “Venti di quaresima” del 1994 (primavera); “Maschere“ del 1997 (estate) e “Paesaggio d’autunno” del 1998 (autunno).
Quattro stagioni per quattro indagini dove l’indagine stessa è al centro di ogni romanzo, ma non è l’essenziale: è il resto che conta, l’umanità di un popolo, tra bottiglie di rum, musica, amicizie forti e imperiture, piatti di una cucina povera che solletica le papille gustative solo a leggerla e la meravigliosa, spigolosa e umana figura de il Conde. Insomma leggere Padura Fuentes è un grande piacere, con quel suo narrare senza freni, volgare, sboccato, spinto, realistico, tanto da farmi temere per le prossime edizioni (visto come si sta cercando di epurare i romanzi di Roald Dahl…).
“E pioverà merda” disse il Conde a voce bassissima…
L’autore ha scritto anche altro, tra cui un nuovo romanzo con Mario Conde, pubblicato nel 2015. E ora dovrò prenderlo.
“Strawbewrry fields, forever…“
Recensione di Lauretta Chiarini
HAVANA NOIR. Le indagini di Mario Conde, di Leonardo Padura
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