GUIDA IL TUO CARRO SULLE OSSA DEI MORTI, di Olga Tokarczuk
Descrizione: Janina Duszejko, anziana insegnante di inglese in un paesino di provincia, e in inverno custode delle case di vacanza nella Conca di Kłodzko, ha solo due passioni: gli animali e l’astrologia. Passa il tempo a calcolare l’oroscopo di chi incontra, a tradurre le poesie di William Blake e a cercare di impedire le battute di caccia nella valle, sabotando le tagliole e raccogliendo le trappole. Quando nella zona cominciano a verificarsi morti misteriose, Janina sostiene che si tratti di omicidi, i cui esecutori sarebbero gli animali selvatici, decisi a vendicarsi sugli uomini per la loro violenza.
Mi hanno attratto il titolo, che poi ho scoperto essere una citazione di Blake, e la stessa autrice, Olga Tokarczuk, vincitrice del Nobel per la letteratura 2018, attivista impegnata sul fronte femminista e ambientalista.
Il racconto è originale a partire dalla protagonista: un’eccentrica e attempata insegnate di inglese (che è stata in passato ingegnere costruttrice di ponti), appassionata di astrologia, un po’ stramba e così considerata da tutti i compaesani. Ha pochi amici e un grande amore per gli animali. Ha una serie di interessanti teorie su tutto a partire dai nomi: ritiene che nessun nome convenzionale rappresenti veramente l’essenza delle persone e per questo chiama tutti i suoi conoscenti con soprannomi che secondo lei sono più adeguati come Bietolone, Buona Novella, Piede Grande; poi ancora la divertente teoria sull’ “autismo testosteronico” che si manifesta in molti uomini dopo una certa età rendendo difficile la loro capacità di comunicazione e così via.
Quando la valle in cui vive comincia ad essere sconvolta da una serie di strani omicidi lei sostiene che siano gli animali a ribellarsi al comportamento degli uomini. Non dico di più perché è pur sempre un giallo;)
Mi è piaciuto moltissimo perché è divertente, originale e intelligente e parla di tematiche molto attuali quali il rapporto con la natura e la situazione delle donne.
Recensione di Elena Monfalcone
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