Facciamo memoria…per conservare – AUGUSTUS John Williams

“La Musa della memoria governa tutte le altre, regnando con benevolenza”

 

Primo incontro del Circolo Letterario Comunale “Facciamo memoria…per conservare”

 

 

 

 

 

Partiamo dalle origini, le nostre origini classiche magistralmente raccontate e romanzate da John Williams nel suo Augustus.

 

La storia inizia con l’assassinio di Giulio Cesare, a Roma nel 44 a.C., Ottaviano ha solo 18 anni e si ritrova erede di un impero.

 

Da questo momento diventa adulto, assume totalmente il compito e il dovere assegnato dallo zio e consacra tutta la sua vita a Roma.

 

Non mi voglio soffermare sull’Ottaviano abile stratega, grande uomo politico, valoroso condottiero.

Quello lo lascio ai libri di storia.

 

 

Così come lascio ai libri di storia le gesta dei personaggi che si susseguono in questo romanzo epistolare.

 

Chapeau a Williams per il grande e minuzioso lavoro di ricostruzione di fatti e accadimenti di questo periodo storico.

 

Il grande pregio dell’autore è stato quello di dare corpo e anima ad ogni singolo personaggio, tutti assolutamente tridimensionali; si raccontano l’un l’altro, si raccontano a sé stessi, si raccontano al lettore e con le loro parole, prendono forma.

 

Williams magistralmente dà voce ad ognuno di loro, sembra quasi un regista teatrale che accende un grande occhio di bue sugli attori della Storia, e li fa emergere con le loro parole, le loro vite, le loro testimonianze, la loro memoria.

E tutte queste voci parlano e raccontano di un grande imperatore.

 

Ottaviano ci viene presentato, raccontato, criticato, osannato, divinizzato attraverso le lettere e i diari scritti da chi gli ha vissuto accanto, figure note, Mecenate, Cicerone, Marco Aurelio, Marco Antonio, Ovidio, Virgilio, Orazio e altre meno note, tutte testimoni delle sue gesta.

 

Augusto è una persona complessa, prima di essere imperatore è uomo, marito e padre, consapevole però del suo ruolo, delle sue responsabilità, del suo potere di cui non abusa mai.

 

“…solo chi disprezza il potere, può farne un uso così accorto”

 

Williams è stato grandioso nell’amplificare la grandezza di questo personaggio umanizzandolo e offrendoci un ritratto di lui indimenticabile e incisivo.

 

E poi c’è un universo femminile che quasi mette in ombra tutti gli altri: Cleopatra, Ottavia, Livia, Scribonia e soprattutto Giulia, unica figlia di Ottaviano, una donna forte, fiera, sacrificata dal padre per l’altra sua figlia, quella Roma che è stata per lui gioia e dolore, gabbia e libertà, successo e tragedia.

 

 

 

Ottaviano prende la parola solo nelle ultime 50 pagine.

 

E’ lui che chiude la sua storia, la sua vita, mettendo tutti i puntini sulle i, togliendosi diversi sassolini dalla scarpa, cercando di spiegare molte sue decisioni, una fra tutte, la più importante, quella che se da una parte lo ha salvato, dall’altra lo ha isolato: la scelta di rifugiarsi a 18 anni in un angolino segreto del suo cuore, dove nessuno ha mai avuto accesso, nemmeno lui, costretto ad indossare nella sua vita talmente tante maschere da non riuscire più a ritrovare la sua vera essenza.

 

Cesare Ottaviano Augusto muore a 77 anni, dopo aver avuto tre mogli, aver dato in sposa sua figlia per tre volte, dopo aver visto morire tutti i suoi amici più cari e costretto a lasciare Roma nelle mani dell’unico erede che non riteneva degno, Tiberio.

 

E dopo due millenni, ai miei occhi, conserva totalmente e indiscutibilmente la sua grandezza!

 

Protagonista, insieme al grande Imperatore Romano, è stata la memoria storica, come testimonianza, come strumento di riflessione sul nostro passato e sul nostro presente, come monito per il futuro.

 

Memoria come conoscenza, necessaria per una presa di coscienza, per sviluppare una responsabilità civile, per non commettere gli stessi errori…

 

Ma leggendo Augustus ho realizzato che l’uomo è destinato a compiere gli stessi sbagli, a cadere nelle stesse contraddizioni, a farsi sopraffare dall’insoddisfazione, a sopravvalutarsi spesso oppure a volte, per assurdo, a non credere sufficientemente nelle proprie potenzialità.

 

E allora mi viene da chiedermi…ha senso fare memoria?

 

Buona lettura!

 

Di Cristina Costa

 

Augustus: l’ineffabile solitudine del potere – AUGUSTUS, di John Williams

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