È morta la scrittrice A.S. Byatt, la ricordiamo con Possessione, il suo libro più conosciuto
Due accademici inglesi impegnati in una ricerca portano alla luce un carteggio tra due intellettuali di epoca vittoriana: l’eminente poeta Randolph Henry Ash e la scrittrice Christabel LaMotte.
Attraverso l’analisi delle opere dei due scrittori, i due professori cercano di scoprire quale fosse il rapporto che sembra legare i due e finiscono per trovarsi coinvolti in una vera e propria caccia al tesoro, portata avanti tra archivi, biblioteche, collezioni private e perfino un cimitero.
Il romanzo è un ottimo esempio di metaromanzo, poiché la trama principale è strettamente legata alla vicenda parallela che vede protagonisti i due poeti, che finiranno per innamorarsi ma saranno costretti a sacrificare questo amore alle convenzioni dell’epoca.
Possessione è una lettura estremamente originale, ma non facile: l’autrice, per calare il lettore nel clima rarefatto dell’ambiente intellettuale, usa a profusione digressioni scientifiche, citazioni di versi, di personaggi a volte reali a volte fittizi, allungando e dilatando i ritmi di lettura in modo esagerato, cosi che un lettore meno attento o meno esperto può scambiare tutto questo per sfoggio di erudizione.
Addentrandosi nella trama, il libro non appare più un romanzo sull’epoca vittoriana ma diventa un romanzo vittoriano, con i suoi ritmi, i suoi colori e i suoi pudori, dove il non detto deve essere desunto dalle innumerevoli allusioni e citazioni colte, nel tentativo di descrivere l’incontro tra due spiriti affini ma che vivono su due mondi diversi, tentativo molto moderno, raccontato descrivendo il coinvolgimento emotivo che sempre più appassiona gli altri due protagonisti, i due studiosi per i quali svelare l’arcano diventa non solo mira accademica ma anche bisogno essenziale.
Un romanzo così complesso si presta a numerose chiavi di lettura, da quella erudita, poiché la bravura nell’utilizzo a fini narrativi di un simile bagaglio culturale è, a mio parere, davvero impressionante, a quella introspettiva, per l’acutezza dell’autrice di penetrare e rendere credibili personaggi tanto distanti, soprattutto per il tipo di ambiente in cui essi si muovono.
Possessione non è una lettura per tutti: richiede buona volontà, soprattutto perché all’inizio è spiazzante ma il lettore perseverante ne sarà appagato.
Recensione di Valentina Leoni
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