Due autori a confronto: MICHEL HOUELLEBECQ – EMMANUEL CARRÈRE

DUE AUTORI A CONFRONTO:

MICHEL HOUELLEBECQ “LA CARTA E IL TERRITORIO” (La Nave di Teseo)

EMMANUEL CARRÈRE, “LIMONOV” (Adelphi)

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Adesso farò una cosa che non si dovrebbe fare, una cosa brutta e antipatica. Metto a confronto due autori contemporanei, per giunta coetanei e connazionali, che da decenni si contendono il titolo di autore francese più quotato nel mondo. Ho letto proprio in questo periodo due dei loro romanzi, uno di seguito all’altro intendo, non per scelta precisa ma fidandomi di quella strampalata playlist che ognuno di noi ha nella testa e che segue meccanismi ignoti alla coscienza. Apparentemente a caso, seguendo in realtà chissà quali richiami reconditi, un po’ come accade coi nostri gusti musicali per i quali nel privato delle nostre case o delle nostre automobili siamo capaci di mettere insieme i contrasti più assurdi.

Houellebecq e Carrère.

Grandi scrittori, ego giganteschi.

Se dovessi scegliere chi sarei io tra i due (da un decennio siamo assediati da namatest che ci chiedono “se fossi una verdura che verdura saresti”, concedetemi il gioco del “se fossi uno dei due francesi”) sarei Carrère, ovvio. Il bravo ragazzo che se la tiracchia un po’. Voglio dire, chi mai potrebbe essere l’altro? Solo Houellebecq può essere Houellebecq.

Empatico, riflessivo, indulgente il primo, quanto provocatorio e irritante è il secondo.
Il pregio di Carrère, uno dei tanti in realtà, è che sa mettere da parte le sue più immediate reazioni pur di arrivare a un nocciolo di verità (qualità rara non solo negli scrittori è. Qualità rara nelle PERSONE). I suoi romanzi richiedono evidentemente, e questo in particolare, un importante lavoro di documentazione: sono ricchi di informazioni e ricostruzioni storiche elaborate. Impari cose a leggere Carrère insomma, scusate se è poco. In “Limonov” ci sono dei capitoli (mi viene in mente quello su Sarajevo e sull’ascesa di Putin) che oggi come oggi si divorano…per ovvi motivi di interesse, credo.

L’ altro beh… l’altro è tutto un altro paio di maniche.
Houellebecq ha l’ubriacatura della passione metaforicamente parlando, e forse ne ha pure una in senso letterale perché il sospetto che scriva in stato alterato è legittimo . È l’autore che segue la scia impetuosa dell’ispirazione, che possiede il modus operandi del Van Gogh annichilito dalla sua stessa visione, assoluta e disperata, e che si trancia via un orecchio per autolesionismo. Lo dice egli stesso in “La carta e il territorio”: se vuoi essere uno scrittore devi essere disposto ad essere in totale balia dei messaggi che l’ arte ti impone di comunicare. Houellebecq è l’attore che porta il personaggio del copione anche fuori dal set, nel suo privato, per calarsi completamente fino a fine riprese. Auguri.

Quindi ecco…direi che sono abbastanza imparagonabili questi due.
Uno mi piace di più, perché lo COMPRENDO di più. All’altro va la mia simpatia, e forse la mia segreta preferenza. Perché Houellebecq rappresenta ciò che io non sarò mai: la libertà sfrontata che non teme di non piacere. E che dice cose in qualche modo nuove, diverse, anticipatorie dei tempi. Aggiungo che forse, con la sua vita sfasciata, è più perdente rispetto a un Carrère che, diciamocelo, è il gran fico che tutti vorrebbero a cena. Perciò ecco, voto la ragionevolezza per buon senso, come faccio sempre, ma tengo un occhio sulla sregolatezza… perché mi serve.
Ebbene dunque, chissà se qualcuno è arrivato fin qui, in fondo al pistolotto, o a che punto esatto ho cominciato a parlare da sola.
Era troppo lunga sta volta, lo so, chiedo venia ma, come si dice, non avevo tempo di farla più corta.
Comunque sia andata vi ringrazio e vi auguro buona serata. Ah…e leggeteli, che ve lo dico a fare

Di Nicoletta Tamanini

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1 Commento

  1. Troppo corta. È finito subito il piacere. Adoro i confronti tra gli autori e i simposi che ne possono derivare

Commenti

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