Dmitrij Muratov, NOBEL PER LA PACE 2021, dedica il suo premio alla scrittrice Anna Stepanovna Politkovskaja

Dmitrij Muratov, NOBEL PER LA PACE 2021, dedica il suo premio alla scrittrice Anna Stepanovna Politkovskaja e agli altri collaboratori del suo giornale rimasti uccisi. ECCO CHI ERA ANNA STEPANOVNA POLITKOVSKAJA.

Dmitrij Muratov e Maria Ressa hanno vinto il Nobel per la Pace 2021 “per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è precondizione per la democrazia e per una pace duratura”.

Ressa da anni si occupa di denunciare il crescente autoritarismo nelle Filippine, mentre Muratov è stato per 24 anni direttore della Novaja Gazeta, il giornale russo nel quale lavorava anche Anna Politkovskaja, giornalista e scrittrice russa a cui Muratov ha dedicato il premio: “Questo premio non è merito mio. Il merito è della Novaja Gazeta. Di quelli che sono morti difendendo il diritto alla libertà di parola. Dato che non sono più con noi, il Comitato del Nobel ha evidentemente deciso che lo dica io. Il merito è di Anna Stepanovna Politkovskaja, di Igor Domnikov, di Jura Shchekochikhin, di Nastja Baburova, di Natasha Estemirova, di Stas Markelov. Ecco la verità. Questo Nobel è per loro”.

Ma chi era Anna Stepanovna Politkovskaja?

Nata a New York nel 1958 era una giornalista e scrittrice russa, nota per il suo impegno sul fronte dei diritti umani. Non voleva essere una semplice spettatrice, e con i suoi scritti condannò apertamente l’Esercito e il Governo russo per il mancato rispetto dei diritti civili e dello stato di diritto, sia in Russia che in Cecenia. Fin dai suoi primi pezzi fu minacciata di morte, ma continuò imperterrita le sue battaglie divenendo una delle voci più scomode del Paese. Nel 2004 tentò di raggiungere Beslan per trattare la liberazione degli ostaggi, ma perse conoscenza durante il volo a causa di un tentativo di avvelenamento. Ma neanche questo la fermò. Continuò a denunciare le ingiustizie, raccontando al mondo senza mezzi termini i lati più oscuri della Russia postsovietica, fino a quando il 7 ottobre del 2006 un sicario le sparò alla testa. Proprio il 7 ottobre, occorre notare, è il giorno del compleanno di Putin.

Tra i suoi libri consiglio in particolare:
“Proibito parlare. Cecenia, Beslan, Teatro Dubrovka: le verità scomode della Russia di Putin”, pubblicato in Italia da Mondadori, che racchiude alcuni dei più importanti reportage scritti dalla Politkovskaja tra il novembre 2002 ed il settembre 2006, che costituiscono probabilmente la sua condanna a morte; e “La Russia di Putin” pubblicato da Adelphi, che permette di capire bene la situazione russa al di là di quello che Putin, secondo l’autrice, vuole farci credere.

Di Massimiliano Caruso

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