Dal libro al film ‘ Mia cugina Rachele ‘ di Daphne du Maurier
(Attenzione per quanto ho cercato di evitarle potrebbero esserci anticipazioni sulla trama)
“…Non si può tornare indietro nella vita… un’ occasione si presenta una volta sola. Non si può fare in modo di non aver detto una parola, di non aver compiuto un gesto… nessuno saprà mai che ogni giorno, assillato dal dubbio, io mi pongo una domanda alla quale non so dare una risposta, Rachele era innocente o colpevole? Forse lo saprò soltanto nell’altra vita…”
‘ Mia cugina Rachele ‘ fu il decimo romanzo scritto da D.du Maurier( amata dal pubblico e dai cineasti, Hitchcock ad es. girò tre film dalle sue opere anche se nel celebre libro-: intervista di F.Truffaut non lesinò le critiche soprattutto a’ Rebecca’), ambientato nell’ amata Cornovaglia sembra che le fosse stato ispirato da un quadro di Rachel Carew ( nobildonna del seicento) dipinto da Mary Beale( fra le prime ritrattiste che riuscì a vivere della propria arte).
Racconta dal punto di vista di Philip Ashley, giovane gentiluomo di campagna orfano dei genitori del profondo legame con lo zio Ambrose e dell’ ambivalente rapporto di odio- amore verso la cugina Rachele incontrata a Firenze ( italiana da parte di madre)sposa e poi vedova di Ambrose. La scrittrice come in altri suoi romanzi adottò la narrazione in prima persona tramite un narratore da qualcuno definito del tipo’ inattendibile ‘ e un finale aperto che lascia nel dubbio il lettore come il protagonista. Secondo la studiosa K.Kelleway il tutto era frutto di una calcolata irresolutezza, la scrittrice non voleva lasciare quieta la mente dei suoi lettori ma avrebbe preferito che gli enigmi delle sue opere persistessero e continuassero a seminare dubbi. Più volte affermò che leggeva quasi esclusivamente autrici ed autori dell’ Ottocento ( J.Austen, C.Bronte, Trollope, Stevenson,etc) e non si sentiva in piena sintonia con il presente in cui per lei prevalevano alienazione ed egoismo.
Questo romanzo riscosse subito grande successo e vi sono stati adattamenti sia per il cinema che per la TV. Il primo per il cinema fu girato nel 1952, un anno dopo la pubblicazione del romanzo. G.Cukor si era interessato al progetto ma non soddisfatto dalla sceneggiatura lasciò ad altri ( H.Koster) la realizzazione. Il film scritto e prodotto da N.Johnson si avvaleva di una raffinata fotografia in b/n capace di evocare atmosfere oniriche senza concedere più di tanto ai paesaggi e ai personaggi minori che tanto più rilievo avevano nel romanzo. Però allo stesso tempo c’ era molta attenzione alla ricostruzione d’ epoca sia nelle scene ambientate in Italia che in piccoli ma importanti particolari tipo le lettere scritte con una penna d’oca. Il finale lascia nel dubbio lo spettatore anche se cambia una importante frase e forse per questo lasciò scontenta la Du Maurier che non apprezzò l’ aver privilegiato l’ aspetto thriller e meno il suo ‘ ritratto di signora’ , fra l’ altro sembra non fosse convinta neanche della De Havilland che impersonava Rachel anche se almeno fisicamente è molto vicina a come viene descritta nel libro( sembra avesse in mente V.Leigh o G.Garbo). R. Burton al suo esordio americano diede una notevole prova del suo talento( che fu premiata con una candidatura al premio Oscar) anche se che avevo visto prima il film quando ho letto il romanzo ho constatato che il suo Philip ha più energia del personaggio letterario.
In seguito ci furono altri adattamenti per TV e radio mentre nel 2017 è stata girata una nuova versione cinematografica da noi intitolata ‘ Rachel’. Il nuovo film fu prodotto, scritto e diretto da R.Michell conosciuto soprattutto per gradevoli commedie ( ‘ Notting hill’) ma che a inizio carriera aveva adattato anche ‘ Persuasione ‘ da J.Austen. Chissà se questo film sarebbe piaciuto alla du Maurier, forse avrebbe potuto apprezzarlo perché anche se apporta alcuni lievi cambiamenti ed aggiunte non tralascia la tematica che a lei stava più a cuore(il rapporto della donna con la società del suo tempo) in favore del lato thrilling e lascia anche qui allo spettatore di decidere chi fosse davvero Rachel. La Weisz mi sembra calzante nel ruolo anche se ha qualche anno di troppo, il protagonista maschile è più debole di Burton ma in questo è più rispettoso del personaggio letterario, la fotografia , le scene all’ aperto e le scenografie degli interni sono molto curati anche se ho notato una piccola stonatura ( a mio avviso)quando Philip beve da una bottiglia di vino che sembra troppo moderna. Altra forzatura mi è sembrata quella di definire’ più greco che italiano’ il personaggio dell’ avvocato fiorentino Rainaldi che Philip temeva come rivale di cuore. Tirando le somme la du Maurier si conferma scrittrice capace di avvincere il lettore/spettatore con storie che non hanno una sola chiave di interpretazione e forse per questo continuano a suscitare interesse anche in chi come me ha letto il romanzo dopo aver già visto il film.
Di Andrea Pinto
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