COSA FARESTI SE Gabriele Romagnoli

Cosa faresti se G. Romagnoli

COSA FARESTI SE, di Gabriele Romagnoli

 

Cosa faresti? Cosa faresti se quel figlio malato che guardi, improvvisamente, diventasse il tuo? E se quell’estranea che passa per strada ti dicesse che in realtà è lei la bimba che non hai mai voluto? E se quella ragazza, proprio quella che cinque minuti fa non conoscevi, diventasse in un momento l’occasione per redimere il tuo passato e per tracciare una nuova direzione nel futuro? Cosa faresti? Saresti pronto a cedere la tua vita in cambio della sua? E ancora, se quel figlio, quel figlio in cui riponevi la speranza di risarcire gli scorni del passato a un tratto si rivelasse altro da quello che avevi sempre immaginato? Tu, cosa faresti? Tu che ora stai rigirando la pagina fra le tue dita, che segui il rigo con lo sguardo e compari a quanto letto anche la tua di vita, cosa faresti? Se un enorme baratro ti si aprisse inaspettatamente sotto i piedi e dovessi decidere, in una frazione di secondo, se saltarlo a piè pari o ritornare semplicemente indietro? Se questa vita fragile e malcerta ti presentasse, insomma, il conto degli sbagli che non ti sei mai perdonato, di tutti i debiti che non hai mai saldato, dei piccoli e grandi dolori da cui non sei più tornato indietro? Cosa faresti?

E poi, a chi ti affideresti nel momento della scelta? A te stesso? A quel codice incerto di valori che tuo padre ti ha insegnato? Faresti appello all’amore? Ma poi a quale amore? A quello terreno degli uomini o a quello divino, a cui non hai mai pienamente creduto, ma a cui non hai mai nemmeno del tutto rinunciato? Cosa faresti in quell’attimo preciso in cui la tua vita ti scorre davanti come una moviola venuta male, in cui le scene, pur rallentate, non lo sono mai abbastanza per poterle rimediare? E poi c’è davvero il rimedio? O la vita è solo una girandola di fatti strani che non puoi prevedere? C’è davvero la possibilità di scegliere, di decidere, di non sbagliare? O la risacca degli eventi sarà sempre lì, pronta a sospingerti al largo o a tirarti in salvo senza che tu abbia alcun merito certo, alcuna responsabilità ponderata?

I giorni si inanellano ai giorni, le vite ad altre vite, ma lo stigma della scelta, del dubbio, del bivio inatteso a cui sei arrivato ti ritroverà sempre solo, solo col tuo fardello di responsabilità personali, solo con l’urgenza di trovare il coraggio, di trovare un equilibrio nello squilibro infinito della vita. Eppure, è davanti a tutto questo che si misura la responsabilità di essere uomini, di essere forti nonostante la fragilità implicita nella nostra condizione, di saper scegliere nonostante l’impossibilità di farlo davvero. E questa responsabilità sta nella capacità di procedere non lasciandosi mai del tutto travolgere, di accettare senza farsi mai trascinare, di porre rimedio nonostante lo sbaglio, di comprendere anche senza dimenticare. È questa la responsabilità che ci grava sulle spalle, come uomini e donne, come madri e padri, come allievi e come educatori, perché la vita non si insegna ma l’equilibrio sì, perché la vita travolge ma bisogna imparare a proteggersi da essa, con un sogno, un incontro, un pensiero bello o anche solo con un sorriso. Perché il fato giusto non esiste, ma esiste la giusta scelta, quella che appartiene al nostro modo di essere vivi. “Si muore come si è vissuti” e in questa semplice considerazione c’è tutto il senso e la consapevolezza del proprio cammino.

Su questo e su tanto altro ancora si potrà ragionare leggendo Cosa faresti se di Gabriele Romagnoli. Si potrà ragionare su come la vita ci turba, ci spiazza, ci affatica, ma anche su come ci sorprenda, ci accarezzi, ci trattenga leggeri fra le sue dita. Si potrà seguire una storia che si dipana in tante altre storie, inseguire un personaggio che scivola in tanti altri personaggi, perché ogni narrazione è paradigma e perché ogni uomo ne comprende sempre molti. D’altronde la solitudine è solo una circostanza illusoria, in realtà si vive sempre in un tessuto condiviso, in cui le proprie azioni generano altre azioni, le proprie scelte incrociano altre scelte, il proprio destino è tangente all’altrui. E Romagnoli è sempre lì, pronto a tenere i fili, a mescolarli assieme, a sorprenderci con i suoi tagli repentini, a rimettere tutto in discussione con i suoi finali a sorpresa. Perché è questo il bello di essere uno scrittore, diventare il dio – contingente e umano – della propria creazione.

Recensione di Esterina Guglielmino

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