CHIEDI ALLA POLVERE John Fante

CHIEDI ALLA POLVERE. di John Fante

“Chiedi alla polvere” è stato scritto da John Fante nel 1939; è autobiografico.

Arturo Bandini è uno scrittore ventenne in cerca di successo e si trasferisce dal Colorado a Los Angeles.
Il suo lavoro non gli fruttava ancora guadagni e ha vissuto per molto tempo con la rendita che gli mandava sua madre.

 

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Dopo molto tempo viene pubblicato dal suo editore Hackmuth, il suo primo racconto, “Il cagnolino rise”.

Un giorno conosce Camilla; fa la cameriera in un bar e fin dall’inizio il loro rapporto è incostante; i loro incontri iniziavano con le offese e finivano con le scuse. Camilla per Arturo diventa calamita, più lei lo tratta male più lui le sta addosso. Anche quando lei gli confessa di amare un altro, lui non riesce a liberarsi da questa ossessione.

 

Le pagine della vita, come quelle dei libri, sono piene di incontri sbagliati, di dipendenze emotive che certe volte diventano pericolose. Arturo infatti se ne rende conto, quando c’è di mezzo lei lui diventa aggressivo, manesco; per poi pentirsene cinque minuti dopo. Ho provato la stessa sensazione quando ho letto “Un amore” di Buzzati, del rapporto tra Laide e Antonio.

Neanche Vera, una bellissima donna passata per caso dalla vita di Arturo, riesce a farlo desistere da quella droga emotiva. Il suo primo romanzo avrà lei come protagonista.

Voto 8,5: la sua scrittura e la storia affascinano fin dall’inizio. Fante in alcuni tratti mi ha ricordato Dostoevskij, il suo modo essenziale di esporre la causa umana. Di cosa può fare un uomo, di cosa è capace; Arturo per fame ruba e in “Delitto e castigo” c’è addirittura chi uccide per questo. I protagonisti di entrambi gli autori vivono dei continui conflitti interiori, esami di coscienza che li portano a considerare le loro azioni, talvolta a giustificarsi e talvolta a condannarsi.

 

“In quelle strade c’è la polvere dell’Est e del Middle West, ed è una polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, una frenetica ricerca di un riparo, la furia cieca di un popolo perso e senza speranza alle prese con la ricerca affannosa di una pace che non potrà mai raggiungere. E c’è una ragazza ingannata dall’idea che felici fossero quelli che si affannavano, e voleva essere dei loro”

Recensione di Graziana Ingrosso

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