AVEVO UN FUOCO DENTRO, di Tea Ranno (Mondadori – febbraio 2024)
“…Quello che voglio dire è che tu hai lo strumento, capisci? Lo strumento per comunicare adeguatamente, anzi, lo strumento per far sentire come questa malattia ti tormenta la vita e la fa indegna. Devi solo scegliere se essere egoista o generosa.”
Avete presente quando per caso vi arriva fra le mani un diario segreto e non potete proprio fare a meno di leggere e sottolineare parole in cui ci si rispecchia? Quando pagina dopo pagina si divorano parole al punto da avere dubbi se si sta leggendo il proprio diario o quello di un altro? Ecco, la sensazione con questo ultimo libro di Tea Ranno è proprio questa.
La si legge e l’empatia s accende…in un attimo.
Non è un romanzo, non è una storia stilisticamente fantastica.
È vita vera.
Un diario, appunto, un memoir.
Tea ritorna “al punto del dolore” e lo segue passo dopo passo perché ha capito che ha uno strumento potente: la parola.
La parola, la penna, il talento.
È l’amurusanza verso i suoi lettori le dà compiere questo gesto così intimo: raccontare la sua vita di dolore.
Si parla di vita vera, dei primi amori, della Sicilia di limitante chiusura cattolica; si parla di casa, di luoghi, di amarezza, di dolore fisico e non, di sorellanza; si parla di tempo, di dottori, di sale operatorie, di diagnosi errate; si parla di amore, di speranza, di sopportazione.
Il libro inizia con una rappresentazione di Tea come una bambina perfetta: capelli a posto, ordinata, educatissima, mai una parola in più, ubbidiente, composta…una bambola. Il lettore comincia così, pettinando questa bambolina e ascoltando le sue dolorose confidenze.
Capisce poi che quella bambina perfettina è tutto fuorché una bambola: é una guerriera.
E come tale ha affrontato anni di dolore, ha abbracciato una seconda occasione.
La guerriera è sopravvissuta ed ora racconta la sua storia che è la storia di tante.
Scritto con una sincerità disarmante, con una padronanza della lingua eccellente la Ranno tocca le donne e le invita alla sorellanza.
Invita a fare prevenzione, invita i genitori ad andare oltre, invita gli uomini ad avere maggiore empatia.
Tutti dovrebbero leggere questa storia…perché chi un modo, chi in un altro ha vissuto da sola un dolore lacerante…ed è bello sentirsi capiti.
Ho letto due volte il libro.
La prima volta per conoscerne il contenuto e poi per empatizzare con Tea…e mi sono trovata a piangere. Perché alcune pagina sono state scritte anche per me.
Consigliato alle madri di giovani donne, alle ragazze, agli uomini perché quel fuoco di parole non brucia, purifica. Salva, si spera.
Recensione di Maria Elena Bianco
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