ALZARSI PRESTO. Il libro dei funghi (e di mio fratello), di Sandro Campani (Einaudi – ottobre 2023)
C’è qualcosa di fatato e inafferrabile, in questo alzarsi presto. In questo camminare per boschi, andare per funghi e tartufi; qualcosa di misterioso e segretissimo, in questo nascondere l’auto da sguardi indiscreti, vacanzieri curiosi, cercatori della domenica.
C’è qualcosa di ancestrale, in questo andare fra fratelli, fra padri e figli. Nell’attesa della sveglia, nei silenzi del camminare, il freddo, la nebbia, l’umido nelle ossa, il fango sotto gli scarponi: tutto diviso a metà, quel che è tuo è mio, quel che respiro io respiri anche tu. Un bagaglio di esperienze, da osservare, da raccontare, da custodire nel cassetto dei ricordi.
Un codice. Un linguaggio, fatto di gesti, di segni, di parole, di rituali.
E poi le notti in camera, su un letto a castello costruito da mani paterne, a chiacchierare, ridere, giocare e inventarne di nuovi, di codici, di giochi di parole, fino a tardi, fino a crollare dal sonno, fino al silenzio rotto da una domanda: «che fai, dormi?»
C’è l’educazione e l’addestramento dei cani, l’annusare e lo scavare, usare le mani ma anche la punta del coltellino, sporcarsi le mani e gli scarponi.
C’è un sapere antico, nel distinguere fra le mille varietà di funghi, padroneggiare quella nomenclatura altisonante e indecifrabile, fra il latino e il dialetto. Cogliere le differenze fra l’una e l’altra specie, in quel “glossario sentimentale” che fa da abbecedario ad ogni cercatore appassionato.
C’è la geografia del territorio, le salite impervie e i sentieri alberati, le valli, il sottobosco, i grossi sassi e le piccole pietre, le pozze d’acqua, le scorciatoie. C’è la disciplina della fatica, nel camminare, salire, nello scavallare, nel cercare, nel piegarsi, raccogliere, esaminare, conservare.
C’è l’odore del muschio, della brina notturna. Della gerla di vimini, del fungo coperto di terra, del tartufo nascosto.
C’è il tempo che scorre, il susseguirsi delle stagioni. La pazienza dell’attesa. La speranza del raccolto. La minaccia di una nuvola, la promessa di pioggia.
«Il bosco non sta lì per salvarci; non sta lì per controbilanciare la nostra perdizione e il nostro esserci votati al demonio della vita accelerata, per ricordarci le cose che contano, il contatto con la natura, e via dicendo; queste cose possiamo anche dirle, ma il bosco sta lì a prescindere da noi: ci precede e ci sopravviverà. Contiene una quantità di cose sconosciute che sono al di sopra della nostra portata; contiene un tempo che va indietro a quando noi non avevamo nemmeno consapevolezza di esistere, e un tempo che continuerà quando saremo morti».
Sandro Campani
“Alzarsi presto. Il libro dei funghi (e di mio fratello).
Einaudi.
Recensione di Valerio Scarcia
IL GIRO DEL MIELE Sandro Campani
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