UTRUM E ALTRI RACCONTI DI VOCE NARRANTE Matteo Nerbi

UTRUM E ALTRI RACCONTI DI VOCE NARRANTE, di Matteo Nerbi (GFE)

 

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Come questo “Utrum e altri racconti di Voce Narrante” sia interessante, in quanto lavoro “non standard”, lo si comprende già dalla sua copertina (opera a parte, firmata da un artista, come dal “logo” in basso).

E appena si inizia a sfogliarlo, si hanno conferme.

Ancora prima dell’inizio, anzi che con la consueta “dedica”, la terza pagina ci accoglie con una sorta di “disclaimer” (in cui una certa Voce Narrante ci avverte che questo libro non potrà essere “soltanto letto”, ma andrà “anche ascoltato”), accompagnato da un QrCode che rimanda ad una playlist su youtube, preparata dall’autore per i lettori (“Fidatevi di lui! Dice Voce Narrante”).

L’accompagnarsi dell’ascolto musicale a testi di narrativa, in realtà, non è una novità, ma in questo caso non si tratta di una sorta di riproposizione domestica di un reading letterario, ma è qualcosa di completamente differente: testo e musica si compenetrano vicendevolmente, in quanto l’autore fa vario uso di metafore, spesso però sostituendo (o specificando) un concetto sotteso ad una parola, non sostituendo la parola stessa con un’altra, ma integrandola con una “guida all’ascolto” di una certa musica; una sorta di “metafora musicale”, che è una voluta cifra stilistica.

E queste metafore musicali vengono invocate nelle pagine del libro al fine di consentire un trasporto emotivo in quel viaggio attraverso il “segreto dei pensieri” dei vari personaggi, coincidente con lo scopo dell’autore, o meglio di una certa Voce Narrante, che è l’altro tratto di piccola originalità di questa raccolta di racconti, dove l’autore, in terza persona, veste i panni di un vero e proprio personaggio aggiunto, che spesso interviene ad accompagnare per mano il lettore nella comprensione di stati d’animo, sentimenti ed emozioni, che si consumano nelle quattro storie che compongono la raccolta.

Sì, perché questo libro è una raccolta di soli quattro racconti, nel genere dei cosiddetti racconti “lunghi”, che si sviluppano tutti su più piani paralleli, tra vicende concrete e dimensione emozionale introspettiva, tutti fondati su altrettanti piccoli misteri e relativi segreti, disvelati nel finale: la vita di Zic (“Il fantastico mondo di Zic”), creatura indefinita in un mondo surreale, dove lo spazio tempo sono travolti (finale commuovente, assicurato); i gemelli Ted e Josch Connely di “Utrum”, immersi nella metropolitana londinese, tra solitudine di uno e fobie antropofobie dell’altro (ci sarà qualcosa di surreale in loro?); Mina (in “Fretta, Moka, Freddo”), nel suo gelido risveglio mattutino, e la sua fretta di partire (ma il viaggio che dovrà intraprendere, sarà quello voluto?); la soglia dell’Antrum (in “Antrum, ciononostante”), e la sua impossibilità di non essere varcata (ma soprattutto, qui il vero mistero e come riuscire a uscirne).

Interessante anche il crescere dell’impegno che l’autore chiede ai lettori, passando da un primo racconto, immediato e più breve, all’ultimo dei quattro, più lungo e complesso nella sua dimensione introspettiva, condita anche da “citazioni” ad alcune pietre miliari del pensiero novecentesco, su temi come il senso della vita o l’amore, in chiave esistenziale, come se l’autore (pardon, Voce Narrante, volesse “indicare” al lettore “una strada”, per così dire “sui suoi passi”).

Anzi, più in là riscriverò qualcosa proprio in merito a queste citazioni letterarie

Detto questo, si evita accuratamente di spoilerare le quattro storie, per non rovinare l’eventuale curiosità a nessuno!

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