UN NODO ALLA GOLA, di Robin Robertson (Guanda – gennaio 2022)
“È un buon Paese, sotto sotto” dice Charlie Chaplin (Robert Downey Jr.) a Douglas Fairbanks, nel bel film di Attenborough sulla vita di quel genietto inglese.
In risposta, Fairbanks (interpretato da un meraviglioso Kevin Kline) gli dice che no, l’America è un buon Paese “in superficie. Sotto sotto stanno venendo fuori le cose che ci spaventano”.
Il virgolettato può essere approssimativo, perché vado a memoria, ma di certo i due sono seduti a cavalcioni sulla enorme scritta Hollywoodland, che troneggia sul quartiere di Hollywood, nella città degli Angeli.
Le cose che facevano paura a quei due grandi artisti, le cose contro cui hanno lottato, ci sono tutte in questo straordinario libro, ambientato proprio in quegli anni e in quei quartieri..
Anche se per rendere omaggio
a questo strano
bellissimo romanzo
bisognerebbe farlo così,
come sto facendo
e come è stato scritto
in versi.
Bisogna andare a capo
lavorare di sottrazione
nelle descrizioni e nei periodi.
Solo l’essenziale,
scegliere bene
quanto basta per definire
con precisione ed efficacia
uno stato d’animo
o la realtà circostante.
.
Narrazione poetica
da collocare in un punto indefinito e sospeso
fra la poesia, il racconto
il canto e il flusso di coscienza
racconto torrenziale e tremendo
da leggere in un fiato
di un reduce canadese
della Seconda Guerra Mondiale
che si sposta fra New York, Los Angeles, San Francisco,
e poi di nuovo Los Angeles.
.
Traumatizzato dall’esperienza della guerra
Walker a casa non ci vuole tornare
gira per le strade e assiste
allo sgretolarsi del Sogno Americano
incrocia lo sguardo degli ultimi,
dei dimenticati, i disadattati
e inizia a scrivere per un giornale,
per raccontare proprio di loro,
di coloro che non hanno una voce
gli invisibili che vivono
agli angoli delle strade
.
Strade che ospitano
set di noir importanti
sono i tempi di Dmytryk, di Bogart e Mitchum
i tempi di Dalton Trumbo
e della lista nera di Hollywood
quando la caccia alle streghe
del senatore McCarthy
mette alla gogna registi e scrittori
al suono di “Lei è o è mai stato membro del Partito Comunista?”
.
“È la nostra paura del ‘diverso’
– indiani, neri, messicani, comunisti, musulmani e via dicendo -,
l’America ha bisogno dei suoi mostri,
così possiamo isolarli, segregarli e,
se ce lo permettono, sparargli.
E questo lo chiamano patriottismo, nativismo,
ma è razzismo, bello e buono. È paranoia”.
.
La città viene poco a poco
rasa al suolo per essere rimodernata
colate di cemento per nuove strade
nuovi collegamenti
betoniere, gru, enormi scavatrici al lavoro per inscatolare per bene le persone
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