Sono furbe queste scrittrici inglesi: qual è il perché di tanto successo?

Sono furbe queste scrittrici inglesi: qual è il perché di tanto successo?

“Eleanor Oliphant sta benissimo” di Gail Honeyman

 

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E ci risiamo.

Premesso che questa non è da considerarsi una recensione (sono in ferie e poi se n’è parlato abbastanza soprattutto sui social) bensì considerazioni istantanee dopo aver letto il romanzo di esordio di Gai Honeyman

Prendi la solita 30 enne inglese (ma può essere di qualsiasi altra nazionalità anche se le inglesi, come le americane, in questo genere letterario, tra il drammatico e il comico, rendono meglio. Chissà perché!) complessata e pasticciona, inadeguata alla vita sociale – tanto insignificante quanto strana – sognatrice patologica e crea su questa base la solita storiella a lieto fine, con tanto di abbracci e baci.

Sono furbe e per ben seguite queste scrittrici inglesi.

Creano da eventi di richiamo universale dei personaggi standard (disagio fisico, trauma infantile, vita piatta e monotona), che coinvolgono i sentimenti collettivi di quasi tutte le donne sui trent’anni della società contemporanea. Soprattutto le single dall’aspetto sciatto, propense all’alcol, disperate per la mancanza d’amore tanto da risultare talmente simpatiche da desiderarle come amiche (nei libri, ovviamente).

Sono sole e incomprese per poi scoprire che hanno amici che escono dal sacco magico. Sono inconsapevolmente anticonvenzionali ma questo loro modo di vivere le fa star male poiché inconsciamente desiderano essere “normali”. Sono bruttine per poi trasformarsi in donne dal fascino irresistibile e particolare.

Nulla all’orizzonte per chi ha letto “Il Diario di Bridget Jones di Heken Fielding oppure “La ragazza del treno” (con tanto di thriller) di Paula Hawkins (fateci caso tutte le protagoniste hanno un aspetto schiatto, lavorano come automi in grigi uffici e tutte sognano a occhi aperti, fantasticando su improbabili scenari amorosi)

Eppure anche questa commediola, che ha la pretesa di affrontare il delicato tema della solitudine nei giovani, è l’ennesimo caso di boom editoriale (ci sarà una trasposizione cinematografica? Sicuramente).

E mi sono chiesta “qual è il perché di tanto successo?”

Perché è scritto con una mano fluida e spontanea e gli argomenti dolorosi vengono trattati con quella sottile forma di umorismo inglese tanto allusivo quanto piccante che piace tanto: non trascende, non è osceno ma dice tutto. Il linguaggio è moderno e i personaggi secondari ricoprono ruoli che sembrano usciti dalla sitcom “Friends”

Poi, vuoi mettere il riscatto finale! Insomma è un romanzo che si legge facilmente e con piacere.

Chapeau a queste scrittrici inglesi che dominano il mercato con commedie, che “gira e firria”, accalappiano le lettrici, felici di indentificarsi con le imbranate protagoniste.

A quanto pare colpiscono e rendono poiché sono romanzi che se non fanno storia tuttavia dipingono con ironia un’epoca, un modo di pensare, un modo di vivere.

“A volte ho la sensazione di non trovarmi qui e di essere un frammento della mia immaginazione”

Di Patrizia Zara

IL DIARIO DI BRIDGET JONES

IL DIARIO DI BRIDGET JONES Helen Fielding

LA RAGAZZA DEL TRENO

Libro/Film LA RAGAZZA DEL TRENO – Paula Hawkins – Tate Taylor

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

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