REMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 1948: T.S. Eliot

PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 1948: T.S.Eliot – “per il suo notevole e pionieristico contributo alla poesia contemporanea”

The Waste Land – T.S.Eliot

Quando piove ad Aprile fermo la mia vita e la leggo.

La rileggo ogni anno quando piove ad Aprile.

E ogni anno ritrovo un verso che non ricordavo, una citazione che non avevo colto, un suono che mi era sfuggito. Metto il testo originale e la traduzione a fronte e la leggo e la rileggo mentre fuori piove ed io sono costretta ad interrompere la lettura perché un tuono mi fa sobbalzare.

Non ricordo come mi sono innamorata di questo poemetto. So che l’ho conosciuto a scuola, come centinaia di altre poesie, ma che, al contrario di molte altre, questa mi è rimasta dentro per sempre.

È una poesia inquietante. Già il titolo parla di una terra desolata. Una terra desolata a primavera.

Ed in quel momento io immagino tutti i fiori distrutti dalla pioggia battente e la terra già zuppa dell’acqua dell’inverno che, sotto la spinta di fiumi di fango, si sfalda invece di ristorarsi.

433 versi a tratti oscuri. Fatti di citazioni improbabili. Si passa da opere della letteratura latina e greca a Dante, da poeti contemporanei di Eliot a immagini mitologiche appartenenti alle più disparate tradizioni folkloristiche europee, dalla I guerra mondiale – conclusasi qualche anno prima della pubblicazione del poemetto – alla I guerra punica, dalla ricerca del Graal fino a flash che sembrano essere scritti predicendo il futuro.

Non si coglie mai a pieno il significato della pioggia, che è a tratti distruttrice e a tratti salvifica. Non si coglie a pieno neanche il significato di una sintassi spezzettata e impura, come l’uomo e la società moderna, rappresentata da una Londra rarefatta e da qualsiasi altra metropoli, che potrebbe avere un nome ma è pur sempre uno spazio anonimo.

Le cinque parti in cui è divisa l’opera (1. La sepoltura dei morti; 2. Una partita a scacchi; 3. Il sermone del fuoco; 4. La morte per acqua; 5. Ciò che disse il tuono) sono narrate da voci differenti e appaiono slegate fra di loro.

Il lettore è chiamato ad un’opera di ricostruzione della poesia desolata, così come della terra devastata. Pezzo per pezzo, anno dopo anno, citazione dopo citazione. Un’opera che fa del lettore un critico o, alternativamente, un co-poeta che può ricercare fra le anse dei versi il proprio e personale significato, mentre assapora sullo sfondo l’odore della terra bagnata.

Mi servirà forse qualche altro decennio di piogge d’Aprile per coglierne a pieno il senso. Mi servirà crescere e studiare, e farmi accompagnare da Eliot alla scoperta dei miti e della storia.

Mi ci vorrà forse un critico letterario che mi prenda per mano e mi dica che non è cosa mia, ma fino a quel momento, fino a quando la poesia sarà di tutti, fino a quando potrò chiedermi che senso possa avere la pioggia senza l’odore della terra bagnata, ogni sera come queste, ogni pioggia come questa, io andrò a rispolverare la mia The Waste Land e assaporerò la fanghiglia scomposta dei suoi versi mentre un tuono, più forte degli altri, mi fa sobbalzare.

Recensione di Giusy Geraci

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