QUESTA NON È UNA CANZONE D’AMORE Alessandro Robecchi

QUESTA NON È UNA CANZONE D’AMORE, di Alessandro Robecchi (Sellerio)

Ho letto un libro bellissimo:

Questa non è una canzone d’amore di Alessandro Robecchi

E’ un giallo ben costruito che fa sintesi di mondi diversi che si incontrano, o si scontrano, nella Milano multietnica e luccicante di oggi.

Tra campi rom, TV spazzatura e feticismo nazista, 3 coppie di killer, o aspiranti tali, o nuovi cavalieri della giustizia più o meno privata, inseguono un tizio cinico in vista che a tempo perso fa il delinquente: Sergio De Magistris. Al di là della trama piacevole e coerente lo stile è vivacissimo, il linguaggio apre spiragli di simpatia e ilarità, dinamicità e cultura a tutto tondo.

E’ una storia di vendetta, soldi, spregiudicatezza, dita tagliate, ironia e sarcasmo, il cui protagonista Carlo Monterossi si trova, suo malgrado per un errore, a schivare una pallottola in testa che va a colpire Bob Dylan proprio in mezzo agli occhi in un manifesto d’epoca del 1964 nell’ingresso di casa. Da questa pallottola mancata inizia una trama avvincente che consiglio di leggere.

Di Chiara Savorgnan

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

1 Commento

  1. Mi attendevo molto, forse troppo da questo romanzo e le mie aspettative sono state puntualmente tradite. Questa non è una stroncatura, del resto l’autore ne ha già subite al tempo della sua biografia di Manu Chao, al tempo accusata di essere un centone di luoghi comuni terzomondisti, prova di analisi che non fosse la solita scontata “loro cattivi, noi buoni”. Qui i cliché abbondano e non si capisce se l’autore sia capace di abbandonare anche solo per qualche pagina il suo ottuso modo di intendere la militanza, la ferocia a senso unico, che credo faccia andare in brodo di giuggiole il suo pubblico di malcelati, frustrati rivoluzionari, adesso poi passati en masse al grillismo… Lo stile è davvero sciatto, ravvivato qua e là da qualche invenzione e calembour linguistico, ma tutto è davvero troppo scontato, la satira verso il mondo televisivo, i sinti buoni criminali, i killer antifa salvati, tutti i fassisti giustiziati in modo fantasioso ma che getta ombre inquietanti sulla personalità dello scrittore… trionfi la giustissia proletaria, anyone? Credo possa essere gradito in un’epoca di libri gialli light, credo possa apparire interessante per un certo tipo di pubblico, onestamente preferisco caratteri e storie meno tagliate con l’accetta pesante dell’ideologia soprattutto quando è così grevemente insistita.

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  1. Abbiamo intervistato il giornalista e scrittore Alessandro Robecchi, ideatore dei Romanzi della "Banda Monterossi"

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