Premio Strega 2006: CAOS CALMO, di Sandro Veronesi
Caos Calmo è il romanzo che ha portato Sandro Veronesi a vincere il premio strega nel 2006 e ad essere tradotto e pubblicato in venti paesi.
È strano come l’universo, un sistema regolato da leggi fisiche rigorose, a volte si evolve, raggiungendo stadi di completo disordine, un stato di caos che si manifesta quasi sottovoce, si insinua nella mente degli uomini e tormenta ogni cuore, ogni pensiero.
Fenomeno che si dichiara, senza nessuna forma, senza spigoli ne consistenza, non ha leggi proprie, ma si muove e si concretizza secondo quelle leggi che regolano il rivelarsi di un ordine apparente, quello che sfugge alla quotidianità delle nostre abitudini, e che si perpetuano imprevedibilmente nella vita degli esseri umani, cambiando la sorte delle loro cose.
È questa la situazione in cui il nostro protagonista si trova; mentre cavalca l’onda più alta del suo destino, si vede infrangere ogni sua aspettativa su di uno scoglio che riduce
tutto in una fumosa nebbia sottile.
Ma la vita deve continuare e di fronte a tale fatalità bisogna reagire, perché quest’uomo ha qualcuno a cui pensare; sua figlia Claudia una bambina di 10 anni, un essere che non può lasciare in balia di quelle onde, nella tormenta del dolore che la perdita di un affetto può generare.
…”Mi chiamo Pietro Paladini, ho quarantatré anni e sono vedovo”…
…”Lara è morta, e nel giorno in cui avrebbe dovuto essere celebrato il nostro matrimonio c’è stato il suo funerale”…
Ma come un naufrago, in balia delle onde, cerca la sua zattera per rimanere a galla, così il nostro protagonista trova rifugio nell’abitacolo della sua auto, parcheggiata per tutto il tempo di fronte alla scuola di sua figlia, sotto una finestra, cercando di non interrompere quel legame amorevole e consolatorio, tendendo la mano, ogni qualvolta questa si affacciasse.
È breve il tempo che passa per far diventare quell’angolo di mondo lo scenario di un film, dove amici, parenti e colleghi, si alternano a recitare ognuno la loro parte e a far scorrere le scene lentamente, avanti e indietro, con la sola pressione del tasto Rewind e poi di nuovo Play.
Cambiano i colori e si susseguono le stagioni, come l’alternarsi degli attori di questo interminabile film, che vede come unico spettatore pagante il nostro esperto di telecomunicazioni, Pietro Paladini, il quale assiste, non solo allo scorrere della vita di quegli uomini, ma soprattutto alla sua che va consumandosi lentamente, ormai abbandonato ad una condizione di anestetizzazione continua.
Contrariamente a quello che succede negli uomini, dove il dolore non è altro che uno stato di disagio, una sofferenza che risiede nella natura di questi, i quali si trovano in una condizione di assenza di felicità, nel nostro protagonista tutto ciò non ha senso; non segue nessuna legge, perché lui rispetta i suoi canoni.
Il dolore ha il suo verso, rispetta una sua direzione, si genera dentro e si manifesta fuori.
È questo il caos, dove le leggi fisiche non hanno più un senso, un loro verso, ed è per questo che Pietro Paladini, si vede assalito da un dolore che percepisce dall’esterno.
E’ il dolore che lo circonda.
Un dolore che si avvinghia per confidarsi, un dolore che invade ogni cosa, un dolore mobile che si sposta di luogo in luogo, di casa in casa, di uomo in uomo e che traspare proprio dagli occhi di chi lo circonda, di chi si accosta al suo fianco, su una panchina fredda del parco, in un autunno che tarda ad arrivare, ma che poi inaspettatamente arriva secondo le leggi di una natura che non segue più il suo corso e che rincorre un ritmo caotico scandendo il tempo di chi sa quale orologio.
Di chi sa quale meccanismo infernale, che genera il disordine delle situazioni, magari rispettando quel ritmo che trova un ordine solo nella mente di un bambino, dove il caos ha un suo senso e che da questi forse possa giungere un messaggio inaspettato, un insegnamento che trova il verso giusto rispettando solo quelle regole che portano ad una condizione di Caos Calmo.
Buona lettura.
Recensione di Giuseppe Carucci
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