Premio Campiello 1979: STORIA DI TÕNLE, di Mario Rigoni Stern

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Premio Campiello 1979: STORIA DI TÕNLE, di Mario Rigoni Stern

Rigoni Stern è stato davvero uno dei grandi scrittori del ‘900. Ha avuto il dono di raccontare la sua terra con una tale fascinazione, una ricchezza di particolari e una delicatezza che è raro trovare in un libro. Quando lo leggi ti sembra di essere sulle sue montagne, di calpestare la neve, di annusare l’odore acre del fumo dei camini o dello stallatico, di assaporare i cibi poveri e saporiti del valligiani, una fetta di polenta e un pezzo di lardo, magari seduti su una pressa di paglia fuori della stalla. Poi il tablet ti dice che la batteria sta per finire, ti scuoti e ti accorgi che hai letto più di cento pagine e che è più di mezzanotte. Insomma un bel salto nella realtà.

Storia di Tonle M.R. Stern
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La storia di Tönle è una specie di novella lenta e delicata, racconta la vita di un contadino che vive sull’altipiano di Asiago, la terra tanto cara a Rigoni Stern, ed è costretto a farsi profugo dopo aver ferito una guardia di frontiera nel corso di una sua piccola attività di contrabbando. Siamo a metà del 1800 e l’unità italiana non è ancora compiuta. La zona dove Tönle  vive è un corridoio naturale per l’Europa danubiana dove il nostro profugo scorrazzerà per anni in cerca di lavoro precario. Conoscerà l’Austria, la Germania, l’Ungheria, imparerà le lingue e tornerà tutti gli anni a casa, di nascosto, osservando dal bosco il piccolo borgo quando ci sono in giro le guardie che ancora lo cercano. Regolati i conti con la giustizia grazie ad un indulto potrà vivere una vita normale con nascita di figli, nipoti e anche con la morte dell’amata moglie.

Quando il nostro protagonista è ormai vecchio un nuovo e più grave inconveniente lo allontanerà di nuovo dal suo piccolo universo. Scoppia la prima guerra mondiale e il paese di Tönle viene a trovarsi proprio sul fronte ed è devastato dai bombardamenti e dal continuo passaggio delle truppe. Tõnle è troppo attaccato alla sua terra. Non saprebbe dove andare e non segue i figli e i compaesani che sfollano in pianura. Vive così alcuni giorni surreali, solo, in mezzo al paese vuoto in compagnia del suo cane e del suo piccolo gregge di pecore. Sembra un profugo di un disastro nucleare. Quando in paese ci sono delle truppe si nasconde nei boschi e osserva il paese da lontano come faceva da giovane.

In questo struggente desiderio del paese natio dal forzato esilio ci vedo riflessa l’esperienza di vita dello stesso autore tenuto a lungo lontano dal suo amato altipiano di Asiago nel corso della seconda guerra mondiale.

Fra le righe del romanzo si può riflettere sull’assurdità della guerra, sul valore delle piccole cose di tutti i giorni, sul tempo che passa, sulla natura e le stagioni che si avvicendano nelle vallate alpine. E lo si fa lentamente, con grande garbo, anche se le vicende del romanzo incalzano con continui avvenimenti; al nostro Tõnle gliene succedono di tutti i colori e la novella della sua lunga e movimentata vita si avvia verso un finale amaro.

Un romanzo breve, scritto da una penna di grandissimo mestiere, che è novella e romanzo storico, storia di vita ed epopea familiare, grande affresco dell’ambiente umano, sociale, storico e geografico di quel tempo.

La lettura perfetta per il prossimo lockdown natalizio.

Recensione di Stefano Benucci

STORIA DI TÕNLE, di Mario Rigoni Stern

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