ORLANDO FURIOSO, di Ludovico Ariosto
E’ IL mio libro dell’anno 2020. Non ne ho parlato ancora perché non trovavo le parole giuste. Come si fa a recensire un capolavoro della Letteratura Italiana? Non si può. Per questo esistono testi di analisi e critica, approfondimenti, saggi. Nel mio piccolo non posso che esternare la profonda emozione che mi ha lasciato. E non è facile neppure quello…
Il Furioso mi ha fatto compagnia 4 mesi. Giorno e notte. E ancora, una volta finito, non mi vuole abbandonare. Non lo voglio abbandonare. E’ tutto molto personale, ne sono consapevole. Prendetela così.
Si può parlare di trama? Auguri. C’è un motivo principale che si divide in sotto-motivi, i quali a loro volta si dividono in sotto-sotto-motivi e così via. Sembra un continuo germogliare. No, non vi parlo di trama, è impossibile. Vi basti sapere che ci sono fanciulle, guerriere, cavalieri, la cui storia si intreccia come il filo di lana in un gomitolo quasi inestricabile. Tra questi guerrieri c’è il Conte Orlando che perde il senno dietro alla bella Angelica. Ma non è certo l’unico protagonista, e nemmeno l’unico a perdere il senno per qualcosa. Qua sembra tutto un continuo iniziare, perdere e ricominciare. E del resto, non è quello che succede a tutti noi?
Nel Furioso, seguiamo e inseguiamo gli innumerevoli personaggi, e lo facciamo disperatamente, cercando di non perderli ai bivi delle strade, dentro castelli illusori, nella bolgia della guerra, nella confusione dei tornei, nel caos dei cambiamenti di rotta e di programma. Leggendolo, diventiamo erranti tanto quanto i suoi cavalieri. Ariosto ci intrattiene, ci diverte, ci stupisce, ci fa stare in pena, ogni tanto ci fa le paternali. E’ come un bambino piccolo al luna park, ci fa fa venire il mal di testa nel suo non trattenuto entusiasmo di condurci in quel posto che.. anzi no, aspetta, in quell’altro, no no meglio qui, beh insomma prima qui, poi li, poi torniamo e andiamo di la, ci fermiamo un po’… no un attimo, bisogna seguire tizio, anche quello è importante. Ho parlato di posti, ma molti non lo sono in senso fisico. Il concetto è che rischiamo di perderci, dentro l’Orlando Furioso.
Ma fintanto che sbagliamo strada, non è poi così importante. Capita. L’importante è non perdere noi stessi. Nel Furioso c’è un castello particolare, quello di Atlante, che sembra fatto apposta per quello: un labirinto per perdersi dietro a illusioni, sogni, desideri, miraggi. Ed è forse la prova più tremenda, perché bisogna uscirne senza dimenticarsi chi si è. Ma in realtà tutto l’“Orlando Furioso” è di fatto un labirinto : quindi tenetevi forte il filo di Arianna tra le mani, se può esservi utile, alla fine bisogna uscire.
Che esperienza, ragazzi… E io ve lo dico, un altro giro me lo farò senza dubbio.
“E quale è di pazzia segno più espresso | che, per altri voler, perder sé stesso?”
ORLANDO FURIOSO, di Ludovico Ariosto
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