L’UOMO DUPLICATO, di José Saramago
Tertulliano Máximo Afonso è un professore di Storia, compito, abitudinario, poco incline a farsi stravolgere dalle emozioni e soprattutto distante nelle relazioni. Un giorno scopre con enorme turbamento l’esistenza di un uomo che è la sua perfetta e inquietante copia, o, ancor più inaccettabile, la possibilità di essere lui la copia dell’altro. Questa scoperta metterà a soqquadro i suoi pensieri, le sue paure, ogni singola ora della sua vita. È una storia che parla del bisogno primario dell’essere umano di sentirsi unico, in un mondo che in realtà ci vorrebbe tutti uguali.
Saramago ci porta sapientemente nel pensiero di un uomo, che sino a quel momento, aveva fatto della ricercata solitudine l’unica forma di quiete possibile, conduce il lettore nei processi mentali di Tertulliano che attraversano slanci di coraggio, momenti di totale vigliaccheria, astenia dell’animo e punti d’arrivo comprensibili ma inaccettabili. La complessità del romanzo sta certamente nella scrittura, priva di gran parte della punteggiatura, dilungata nei concetti mentali, elaborata nella scelta dei vocaboli e delle espressioni, ma ricca di retro pensieri e punti di vista diversi.
Una lettura interessante, particolare, non sempre scorrevole, ma originale e degna di nota, soprattutto giungendo alle pagine finali.
“A volte ci domandiamo perché la felicità abbia tardato ad arrivare, perché non sia venuta prima, ma se ci spunta davanti all’improvviso, quando ormai non l’aspettavamo, allora è molto probabile che non sappiamo cosa farcene, e non è tanto questione di ridere o piangere, è la segreta angoscia di pensare che forse non riusciamo ad esserne all’altezza”.
Recensione di Grazia Lomonaco
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