
L’ISOLA DEL TESORO, di Robert Luis Stevenson

Questo è in libro che teoricamente avrei dovuto leggere una cinquantina di anni fa viste le sue spiccate caratteristiche di classico della letteratura per ragazzi. Ma, come si sa, non è mai troppo tardi e ogni tanto una lettura leggera e spensierata è assai piacevole.
Un bel romanzo d’avventura, un classico fra i classici. Qui c’è dentro tutto l’immaginario collettivo di un ampio ventaglio di situazioni, luoghi personaggi che poi si ripropongono continuamente nel filone letterario e cinematografico di genere. Eccoci in un paesino delle coste inglesi della metà del 1700 presso la città di Bristol tra i suggestivi vicoli del porto. Ecco la misera locanda approdo di vari personaggi loschi e alcolizzati. Ecco l’arrivo del misterioso e inquietante marinaio e la sua cassa di legno e il violento regolamento di conti con i vecchi compagni. Ecco la scoperta della mappa del tesoro e l’allestimento della spedizione. E poi ancora il fascinoso viaggio per mare, lo sbarco, il previsto ammutinamento dell’equipaggio, il ritrovamento del vecchio naufrago, le rocambolesche avventure sull’isola. Il finale naturalmente è favorevole ai buoni che tornano a casa ricchi e carichi di gloria.
I personaggio principale è Jim, il ragazzo, protagonista e voce narrante del romanzo (con l’insolita eccezione di un paio di capitoli dove l’io narrante cambia) e vero eroe di tutta la storia con empatico ammiccamento alla fascia d’età media cui il romanzo è stato destinato. Importante, nel ruolo di cattivo ma non troppo Long John Silver, il cuoco della spedizione, capo della ciurma ammutinata ma anche capace di un ripensamento e di una parziale redenzione.
Insomma un bel romanzo d’avventura, una lettura da consigliare soprattutto per la fascia d’età della scuola dell’obbligo.
Recensione di Stefano Benucci
L’ISOLA DEL TESORO, di Robert Luis Stevenson

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