L’INVINCIBILE ESTATE DI LILIANA Cristina Rivera Garza

L’INVINCIBILE ESTATE DI LILIANA, di Cristina Rivera Garza (Sur – aprile 2023)

 

“Questa mattina non mi son svegliata
E l’invasore ce l’avevo in casa
Inseguita, controllata, minacciata
Nel tossico vestito dell’amore”

Sono i primi versi di una canzone delle “Canzoni urgenti”, il nuovo album di Vinicio Capossela, intitolata “La cattiva educazione”.

Nei giorni che ho passato in compagnia di questo libro, quei versi non hanno smesso di risuonarmi nelle orecchie.

Ventinove anni dopo la tragica morte di sua sorella Liliana, avvenuta per mano di un suo ex fidanzato, Cristina Rivera Garza ha deciso di riaprire, letteralmente, la scatola dei ricordi e di affrontare per la prima volta quel terribile avvenimento.

Lettere, biglietti, note scritte a mano. Tutto è autentico in questo libro, ritratto commovente e delicato di una giovane donna rimasta ventenne per sempre.

È con delicatezza che Cristina entra nella vita di Liliana. Lo fa in punta di piedi, per mostrarci la sua vita intima, renderci partecipi delle sue scelte, coinvolgerci nella fitta rete di relazioni, amicizie, che Liliana teneva e a cui affidava un ruolo di primissimo piano nella propria vita.

Darsi agli altri, questo era vivere per Liliana.

Finchè qualcuno ha deciso che questo suo darsi agli altri, questo suo concedersi, sarebbe stata non più la sua peculiarità, ma la sua condanna.

“L’invincibile estate di Liliana” non è il racconto delle ultime, concitate ore di vita di una giovane donna.

Non è il resoconto dettagliato e minuzioso delle circostanze di un femminicidio rimasto impunito (la pubblicazione del libro, in Messico, ha dato un contributo alla riapertura del fascicolo e allo svolgimento di nuove indagini).

È un canto, un urlo di protesta. È una lucina di speranza per quei tanti, troppi fascicoli chiusi e mai riaperti, dimenticati per sempre. (Anche i fascicoli non sono eterni, anche i fascicoli muoiono. Lo ha imparato bene Cristina, in questi lunghi anni).

È il racconto di una stagione nella vita di una giovane donna, che aveva deciso, aveva fatto una scelta.

È il racconto di come e perché, in un Paese che solo di recente ha riconosciuto il femminicidio come reato, quella scelta le sarebbe poi costata la vita.

È la denuncia di un clima di violenza, di un’aura di possesso e di controllo, che spesso aleggia intorno alle vittime, prima di inghiottirle per sempre.

È il racconto di un tempo in cui sono ancora una volta il patriarcato, la sopraffazione, la disparità di genere, il machismo, a regolare i rapporti fra uomo e donna.

Il tempo del “se l’è andata a cercare”, “perché si vestiva così?”, “forse lo ha provocato” oppure “se avesse fatto…” o “se non avesse fatto…”.

C’è la vita, non la morte, al centro di queste pagine.

La vita in tutta la sua esplosione di colori, suoni, odori.

La vita di una giovane donna che aveva deciso di non piegare la testa, di rivendicare sempre e comunque la propria libertà.

Una donna che ha trovato la morte, solo perché aveva deciso di vivere.

Sono pagine delicate, ripeto.

Sono vere e sincere. E sono preziose.

Abbiatene cura.

Recensione di Valerio Scarcia

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