IL PASSAPAROLA DEI LIBRI ha intervistato Claudia Maschio e Dario Giansanti, rispettivamente curatrice e direttore editoriale di “Vocifuoriscena Edizioni”.
Presentatevi ai nostri lettori. Come nasce la vostra casa editrice e a che tipo di lettori si rivolge?
Dario Giansanti: La casa editrice Vocifuoriscena ha esordito nel 2014, grazie agli sforzi di un libraio, Dario Giansanti, e di una scrittrice, Claudia Maschio. Innamorati dei libri, e con una discreta esperienza di lavoro presso altri editori, abbiamo deciso di lanciarci in questa avventura, con il supporto e l’entusiasmo di validi collaboratori. Fin da subito si è deciso di limitare le pubblicazioni a tre tipologie, esemplificate dalle collane Bifröst, Lapis e i Ciottoli, ovvero la “tradizione”, la “classicità” e l’“avanguardia”. Bifröst, “Cultura, storia e miti dei popoli”, collana che curo personalmente, nasce come estensione del Progetto Bifröst per la divulgazione e la ricerca del mito, e propone sia traduzioni di
documenti antichi e medievali, sia saggi storici, critici e filologici. 2Lapis propone grande letteratura in traduzione: ci avvaliamo qui della competenza e dell’aiuto di buoni traduttori, come Marcello Ganassini per la letteratura finlandese, Luca Taglianetti per quella scandinava, A. Laura Perugini per quella ispanoamericana. Con i Ciottoli, collana di narrativa contemporanea diretta da Claudia Maschio, vogliamo proporre noi stessi la letteratura di domani, selezionando le migliori opere che arrivano in redazione. È questa la collana più delicata da portare avanti, e lascio la parola a Claudia.
Claudia Maschio: Proprio perché i Ciottoli costituiscono la patata bollente di Vocifuoriscena, ho scelto di non fare tutto di testa mia, e così chiedo continui
consulti a critici letterari, sociologi e persino filosofi. Credo che solo dal confronto possano nascere fiori di meraviglia, raccapriccio e genuino stupore. I Ciottoli, più che rivolgersi a una tipologia di lettori, cerca di crearla con i romanzi che propone. Romanzi che scuotono, che pongono interrogativi, chiedendo al lettore di riflettere, di essere l’uomo etico che voleva Aristotele o quello di Dante: “Fatti non fummo per viver come bruti, ma per seguire vertude e canoscenza”. Il perfetto contrario, insomma, del best seller da leggere tutto d’un fiato, da divorare, ossia il libro come oggetto di consumo.
Qual è il titolo, l’autore oppure il progetto editoriale al quale siete più affezionati e perché?
Dario: Ci sono progetti, nelle nostre collane, che abbiamo portato avanti per molti anni, prima di riuscire finalmente a concretizzarli. Produrre un libro valido richiede a volte una lunghissima gestazione. Parlo di revisione, editing, composizione e correzione bozze, ma anche di etica editoriale, di soppesare e valutare attentamente il contenuto di ogni singolo libro, prima di apporvi sopra il nostro marchio editoriale.
Claudia: Non voglio sbilanciarmi: a una madre non si chiede quale figlio preferisce.
In Italia si legge poco, così dicono le statistiche. Secondo voi è vero e perché e cosa si poterebbe fare per invertire la tendenza?
Claudia: Il problema più grosso sta nel modo stesso in cui si presentano e si propongono le case editrici, ossia offrendo prodotti non sempre di alto livello, ma che accontentano facilmente i desideri di un pubblico di lettori ormai ammaestrato dai media a un certo tipo di gusto. Come invertire questa tendenza? Penso che il primo passo da compiere sia quello di ripensare l’intero sistema educativo e scolastico. L’amore per la lettura non è un dono che ti piove dal cielo, bensì una passione che può essere trasmessa (solo di rado è innata) da persone che già la nutrono. Difficile controllare il grado di amore per la lettura dei genitori; più facile, almeno in linea teorica, verificare quello di insegnanti delle scuole dell’infanzia. In secondo luogo, proprio le case editrici potrebbero effettuare una vera e propria rivoluzione, con proposte intelligenti e senza puntare alla vendita facile. Parlavo l’altro giorno con un amico di mio figlio, uno dei pochi giovani che ancora legge, e quando gli ho citato Delitto e castigo non sapeva cosa fosse. Ecco, ho la sensazione che questo mondo super-tecnologico sia un po’ come una benda sugli occhi, e soprattutto sul cervello, che fa buttare a mare il bambino insieme all’acqua sporca.
Dario: A mio avviso, servirebbe un cambiamento di paradigma. Il mercato, la moda, la concorrenza degli audiovisivi ci portano a “consumare” testi sempre più brevi e semplificati, con il risultato che l’impegno e i tempi richiesti per immergersi nelle pagine di un libro sono divenuti scogli pressoché insuperabili, soprattutto per molti ragazzi. Pare che in Italia il 47% della popolazione sia composta da analfabeti funzionali, persone incapaci di comprendere un testo di media difficoltà, e questa è una spia di una situazione davvero allarmante. Temo l’unica spinta per incentivare la lettura non possa venire dall’esterno – stante che mercato, politica, moda – spingono nella direzione opposta. Credo sia necessaria una rivoluzione personale, intima, da parte di ciascuno.
Cosa ne pensate delle vendite online che stanno sempre più prendendo il posto delle librerie tradizionali?
Dario: Io stesso sono un libraio indipendente: temo di non poter fornire una risposta imparziale. A mio parere, tuttavia, il problema non sono soltanto le librerie online, ma il fatto che, come ogni altro mercato, anche quello dei libri sta subendo un accentramento nelle mani di monopoli, marchi e catene, i quali tendono a valutare il “libro” per il suo potenziale ritorno economico, più che come contenitore e veicolo di cultura. Questa tendenza elimina di fatto la selezione qualitativa effettuata dalle librerie indipendenti e parallelamente mette a rischio molte piccole realtà editoriali che puntano sulla qualità, più che sul numero di vendite.
Claudia: Personalmente, è come assistere al crollo di un mondo. Ho iniziato presto a leggere, e ricordo l’emozione di quando, con i miei genitori, entravo in libreria da bambina. Per me era meglio che andare in pasticceria, ma l’imbarazzo nella scelta era analogo. E sapevo che, di libri, me ne avrebbero comprato soltanto uno (spesso, perché mai mio padre mi avrebbe lasciato senza qualcosa da leggere, ma ogni volta solo uno). Mi ci è voluta l’università – durante la quale lavoravo in un centro di ripetizioni – per poter contare finalmente su dei soldi da sperperare in libri. Ora è diverso, quella magia che tanto rimpiango forse non è necessaria a tutti. Affondare il naso in un libro per riconoscerlo con l’olfatto temo lo facciano ormai in pochi. Quindi non dico di no alle vendite online, ma sono convinta sia una perdita enorme non salvaguardare, difendere, promuovere le librerie tradizionali. Il rapporto con il libraio, che ti sa consigliare, con cui si instaura un rapporto umano, non è cosa sostituibile con qualche clic del mouse.
Qual è il vostro rapporto con i social, con quale strategia li usate e se ne traete dei vantaggi?
Claudia: La primavera scorsa ho seguito un corso di marketing on line per il web, concluso con tanto di attestato. Nulla da dire sulla qualità del corso, ma era più adatto per chi vuole vendere, e noi non siamo venditori, ma editori. Forse editori vecchio stampo, d’accordo, ma non ci interessa attirare all’amo un lettore, convincerlo a leggere per forza. Il nostro obbiettivo è offrire qualcosa di bello, interessante, che sappia coinvolgere, far pensare, far ridere o anche commuovere. Detto questo, ci rendiamo conto dell’importanza di essere presenti sui social, perché sono diventati un imprescindibile passaparola. Non ancora per vendere direttamente dal sito, come ci si aspetterebbe, ma senza dubbio per farci conoscere e apprezzare.
Quali considerate i vostri punti di forza?
Dario: Per quanto mi riguarda, la cocciutaggine con la quale portiamo avanti la nostra idea di editoria. Fate un giro presso i siti di molti piccoli editori, e leggerete che vogliono dare voce agli “scrittori emergenti”, “nuovi”, “giovani”, “diversi”, “fuori dal coro”, e via dicendo. La verità è che l’editoria, o buona parte di essa, non cerca più il proprio mercato tra i lettori, bensì tra chi ha scritto un libro e vuole vedere il suo nome stampato in copertina. Ecco, come editori, noi crediamo che sia necessario essere propositivi innanzitutto nei confronti di chi legge, e ci sforziamo di offrire contenuti stimolanti, impegnati, senza scorciatoie, che siano di sfida per i lettori. Non abbiamo ambizione di pubblicare per il grande pubblico, ma per una nicchia di lettori esigenti.
Claudia: Abbiamo la fortuna di poter contare su traduttori, lettori, intellettuali di grande valore, che quasi sempre ci danno una mano a livello gratuito. Tutta questa fiducia a volte ci sconcerta, ma è anche la misura che stiamo facendo qualcosa di buono. Per il resto concordo con Dario, ma vorrei aggiungere un’ultima cosa: non pretendiamo mai dai nostri autori dei compensi per l’editing del romanzo e neppure li obblighiamo all’acquisto di copie. Certo, dovrebbe essere ovvio, ma pare non lo sia.
redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it
Commenta per primo