L’AMORE IN UN CLIMA FREDDO, di Nancy Mitford
Conoscevo la storia delle sorelle Mitford da “Figlie e ribelli” di Jessica Mitford, che ha tratteggiato il quadro della sua infanzia e adolescenza in una ricca famiglia aristocratica inglese negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, in un clima semifeudale e filonazista (una delle sorelle aveva una passione per Hitler, su cui i genitori nulla obiettavano), da cui Jessica si distingue in una politica di più generale ribellione verso i “vecchi” sposando un nipote di Churchill di idee socialiste e riparando nel Nuovo Mondo.
Nancy era una sua sorella maggiore, diventata romanziera, traendo spunto dalle sue esperienze di vita. “L’amore in un clima freddo” narra la storia di una ragazza che non poteva che essere aristocratica e in più beatificata da una bellezza che rendeva propensi alla contemplazione di nome Polly, vista attraverso gli occhi di un’amica di infanzia più bruttina e piuttosto convenzionale, Fanny, il cui tratto più rimarchevole sembra essere figlia di una divorziata che passa da un uomo all’altro.
Polly non è una bella statuina che sta dove la si mette ma ha idee sue in testa, che non prevedono un ottimo matrimonio con qualche ottimo partito ma l’amore con chi ha scelto lei, anche se sconveniente e inadatto sotto ogni punto di vista e anche se i progetti dell’autoritaria madre virano nella direzione opposta. A lei non importa: lo sposa e va a vivere in “povertà” in Sicilia in un clima eccessivamente caldo rispetto a quello inglese, dove matura presto disprezzo e delusione per il marito prima tanto amato.
La nostra autrice non ha tuttavia il dono dell’ironia nella scrittura come Dickens o Collins ma sa tratteggiare personaggi grotteschi, come l’uomo che ama Polly, un vecchio scrittore di cronache nobiliari con il vizio di toccare le ragazzine o la madre di Polly, un massiccio gorilla con le dita piene di gioielli, o gli zii della protagonista, e satirizza in modo più o meno velato sull’ambiente intellettuale a Oxford, del tutto precluso alle donne.
Non si parla mai della situazione politica dei tempi di allora (peccato, ma Nancy non è Jessica) ma si dispensano perle del genere, “non sposare un uomo se non sei sicura di averne il controllo”o “meglio che sia morto il figlio perché di questi tempi crescerli costa troppo” della stessa madre della protagonista. La parte più interessante del libro sta nell’arrivo del lontano cugino Cedric, esteta ed effeminato, che fa breccia nell’arido cuore della madre di Polly e la trasforma da massiccio gorilla a signora curata, rifatta ed elegante, disperatamente innamorata di un uomo di cui non hai mai compreso le tendenze.
La Mitford prova ad abbozzare un lieto fine seppur atipico che comprenda tutti, ossia Polly, tornata nel suo clima freddo che piace solo a lei, suo marito, la madre di Polly e Cedric, che però non soddisfa, perché sembra un equilibrio solo temporaneo. Nel complesso un buon romanzo, non troppo impegnativo, con qualche ambizione di satira e personaggi ben tratteggiati, che in due giorni si può leggere. Lo consiglio a tutti quelli che vogliono leggere qualcosa di meno leggero di un romanzo rosa e amano l’ambiente sofisticato della nobiltà inglese.
Recensione di Eleonora Benassi
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