LA CASA D’INFERNO, di Richard Matheson
Aaaaahhhhh! No, non è un urlo, ma un sospiro di soddisfazione per aver letto questo entusiasmante capolavoro di un maestro del genere horror, che non ha bisogno di presentazioni ed è annoverato tra i pilastri della formazione di Stephen King.
Amante da sempre di film e libri horror, soprattutto quelli incentrati sul paranormale o su Satana e affini, non ho potuto che esclamare di gioia, dopo aver assaporato questo libro, letto rigorosamente di notte.
Il romanzo, scritto nel 1971, rappresenta una pietra miliare delle lunga serie di case infestate e per la presenza di tutti quegli elementi che oggi definiamo cliché del genere horror (porte sbattute, sospiri, apparizioni di fantasmi, oggetti che si muovono da soli, possessioni, risate demoniache, allucinazioni ecc.).
La storia riguarda un gruppo di quattro persone, un dottore e sua moglie e due medium, incaricati da un uomo ricchissimo ormai in punto di morte, di scoprire se c’è una vita dopo la morte studiando la Hell house, dimora maledetta di un ricco uomo, Emeric Belasco, il quale agli inizi del Novecento aveva ospitato e soggiogato un numero imprecisato di persone, inducendole a compiere riti satanici e orgiastici e atti di inaudita depravazione fino a darsi la morte nella sua stessa residenza nei modi più svariati. Due tentativi precedenti di liberare la casa sono miseramente falliti con le atroci morti di coloro che hanno osato mettere piede nella casa. Il dottor Barrett vuole dimostrare le sue teorie rigorosamente scientifiche, a cui si oppone la bella medium Florence Tanner, che fin da subito risulta la più vulnerabile del gruppo. Ma nessuno può dirsi al sicuro…
La permanenza nella casa diventa sempre più angosciante e pericolosa, in un pazzesco crescendo di suspense, scandito dai giorni, dagli orari e dai punti di vista dei quattro componenti del gruppo a cui accadono cose sempre più raccapriccianti.
Chi conosce il genere sa che è facile creare la suspense e rendere il terrore nei film tramite l’uso accorto della musica o i lenti movimenti degli attori che fanno presagire l’arrivo di un colpo di scena; altra storia è creare tutto ciò nelle sue cupe atmosfere con le parole e con il ricorso a pause calibratissime all’interno della trama, che vanno a creare una sorta di bomba ad orologeria, destinata ad esplodere: il rischio di sbagliare è molto alto, ma non è proprio questo il caso.
Consigliatissimo a chi ama le emozioni forti.
Recensione di Patrizia Bellanova
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