LA VOCE DELLE ONDE, di Yukio Mishima
Il mare è il protagonista di questo romanzo.
Un mare che regola la vita degli abitanti di un’isola, in ogni loro aspetto.
Un ‘isola, Uta- jima, in cui uomini e natura riescono a fondersi con armonia e naturalezza.
Anche quando il mare è in tempesta, l’equilibrio fragile e tangibile lo si trova nell’ esperienza della conoscenza del luogo e nella consapevolezza dei limiti umani.
Anche le avversità vengono affrontate con una serenità propria di chi vive la realtà sempre con dignitoso rispetto delle regole della “natura”.
“Il ragazzo sentì che esisteva un prefetto accordo fra lui e quell’opulenza della natura circostante. Trasse un profondo respiro e fu come se una parte di quell’invisibile che costituisce la natura avesse permeato l’intimità del suo essere. Sentiva il fragore delle onde che si frangevano sulla spiaggia ed era come se il battito del suo sangue giovane fosse sincronizzato col movimento delle grandi maree. Indubbiamente la natura stessa soddisfaceva le sue necessità, perché Shinji non sentiva particolarmente la mancanza di musica nella propria vita quotidiana”.
E’ una storia di attesa, di pazienza, di determinazione, di lealtà e coraggio.
E’ una storia d’amore.
Una storia che, sulla sponda del mare nasce e si sviluppa, raggiungendo apici di toccante e poetica spontaneità e semplicità. La storia di Shinji e Hatsue, che vivono un amore puro e genuino.
Innocenti e delicati, i loro incontri paiono scaturire da una perfetta integrazione con il mondo naturale che li circonda.
Persino quando si ritrovano, per una serie di circostanze, nudi uno di fronte all’altro, l’imbarazzo e la curiosità danzano con movimenti contemplativi della bellezza, intesa come valore estetico incontaminato.
“Colto dal pensiero che Hatsue potesse scappare mentre lui si spogliava, Shinji rimase vigile, tranne che nel momento in cui il magline gli passò sul viso. Poi quando l’ebbe sfilato con abili dita e buttato da parte, rimase la figura nuda d’un giovane uomo – molto più bello che quando era vestito, con indosso unicamente un perizoma. E i suoi pensieri erano rivolti con tanto ardore alla ragazza, che il suo corpo aveva provvisoriamente smarrito ogni senso del pudore”.
Leggere questo libro è come ascoltare una musica che libera un suono arcaico e primordiale che, forse, non abbiamo mai dimenticato.
E se ogni tanto, chiuderete gli occhi, sentirete il sapore del sale e il profumo del mare e il vostro corpo diverrà un’isola che canta, un’Uta-jima
Recensione di Egle Spano’
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