LA VILLA DEL VENERDÌ E ALTRI RACCONTI – LA COSA ED ALTRI RACCONTI, di Alberto Moravia
Ho letto questi (ed altri) racconti di Moravia quando avevo 17/18 anni, decisi di farne la tesina dell’esame dell’anno integrativo post-maturità, così mio nonno, grande uomo e grande lettore, mi diede questi suoi volumi…che oggi hanno, per me, un valore affettivo inestimabile.
Lui non c’è più da tempo, ma rimangono sulla carta, alla fine di ogni racconto, i suoi giudizi letterari (sintetici e lapidari)… e, in certo modo, lui (e la sua visione del mondo e della vita) continuano a vivere tra queste pagine.
Rileggere questi libri, oggi, dopo 25 anni, era una cosa che sentivo di dover fare.
Ho ritrovato la sua scrittura che mi piace tanto, austera, semplice e allo stesso tempo elegante, forse un po’ fredda e distaccata, ma in linea con il temperamento dei suoi personaggi borghesi, sempre un po’ accidiosi, annoiati e insoddisfatti.
Ho ritrovato, soprattutto, la sua idolatria per il sesso, da lui considerato l’unico mezzo di comunicazione di una società in crisi di valori.
Nella raccolta “La villa del venerdì”, il livello dei racconti è piuttosto altalenante, i primi due sono decisamente i migliori (“La villa del venerdì” e “Il vassoio davanti alla porta”), gli altri, a mio avviso, sono molto più deboli, ma tutti riflettono quello che, per l’autore, era un vero e proprio chiodo fisso: la gelosia, il tradimento (sempre per parte femminile) e la passione sessuale.
Moravia è maestro nel creare atmosfere che trasudano ossessione amorosa, ed anche una buona dose di disincanto e cinismo.
In queste storie troviamo spesso uomini in affanno, che arrancano dietro la disinibizione e il libertinaggio delle loro donne, disposti a soffrire in silenzio, a venire a patti con la loro gelosia, pur di non perderle, e quindi non perdere il potere di possesso che ne deriva.
Le storie che compongono “La cosa ed altri racconti” sono molto più trasgressive, scomode, a volte anche fastidiose e oscene, perché affrontano, senza orpelli e senza censura, la difficoltà dell’esistenza e dei sentimenti umani, attraverso quello che l’autore considera il più grande richiamo, la più grande lusinga e tentazione, nonché strumento per la conoscenza di se stessi e degli altri: il sesso.
Omosessualità, voyeurismo, zoofilia, pedofilia… Moravia riesce a trattare tutte queste tematiche scandalose con la sua scrittura rigorosa, usando quelle che sono considerate perversioni come mezzo per parlare del dolore esistenziale.
Prende il torbido e lo eleva a metafora dell’eterno conflitto tra passione e ragione.
Ecco perché la visione sessuale di Moravia non è mai positiva, non c’è compiacimento né soddisfazione, ma solo tormento, disperazione e tanta tanta solitudine.
Autore importante, da leggere e rileggere, da non far cadere nel dimenticatoio.
Recensione di Antonella Russi
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