LA SOLITUDINE DI UN MANAGER  Manuel Vazquez Montalban

LA SOLITUDINE DI UN MANAGER, di  Manuel Vazquez Montalban  (Feltrinelli)

Considerate le squisite commistioni culinarie ed enologiche, non si fa fatica a considerare questo giallo un romanzo ‘per palati finì.

L’indagine para-poliziesca di Pepe Carvalho è in realtà il pretesto per Montalban per aprire uno squarcio letterario sulla vita politica e sulla società spagnola, economia compresa, post franchista. “Gli americani sanno come cavare il massimo dalla gente. Un momento prima che uno crolli lo rimettono in piedi, lo stimolano e lo fanno tornare alla produzione. E’ il principio psicologico che regge il taylorismo e il fordismo.” Il povero Jaumà, manager di sinistra, vittima prescelta di questo romanzo, se lo autoprescrive, altrimenti non riuscirebbe “a superare il quotidiano naufragio nella solitudine. La solitudine del manager”.

Antonio Jaumá, conosciuto per caso da Pepe anni prima, per puro caso, manager della multinazionale Petnay, noto erotomane, viene trovato morto, sparato, con un paio di slip da donna infilati nella tasca dei pantaloni. La vedova non convinta dalle indagini ufficiali si affida a Pepe che fin da subito sente puzza di messinscena.

E ci vuole uno stomaco di ferro anche per Carvalho che, dipanando la matassa di un intrigo costellato di personaggi, dato già per risolto dalla polizia, nel tentativo ‘di pulire uno sporcò ne tira fuori dell’altro; quello che si genera dalla fame di democrazia che mischia la politica all’economia e alla finanza, riempiendo di disillusioni l’umanità. “Tutto cambia affinché nulla cambi” nella cultura del potere.

Non mancano interrogatori e pestaggi, amplessi con Charo, piatti ricchi di ingredienti di qualità preparati da Biscuit, intrighi e donne prosperose e morbide del popolo tanto quanto dell’alta società disegnate dal suo sguardo, sigari e vini ricercati, sullo sfondo di una Barcellona in cambiamento ancora soffocata dall’ombra di Franco nella quale occorre “Destabilizzare … si crea la sensazione che il potere non controlli la situazione e che il sistema politico non serva a garantire l’ordine … quasi sempre a vantaggio dello stesso potere che così ottiene alibi e assegni in bianco per fare il cazzo che vuole e come cazzo vuole”.

Tra minacce e intuizioni, libri contabili e ammanchi di bilancio, si scoprono fondi dirottati per finanziare il terrorismo dell’estrema sinistra per rafforzare una destra amichevole dell’industria e degli affari. Con amarezza e dietro un calice di Borgogna del ’66 versato su un tappeto, la morte del manager è di fatto scritta su una carta, quella della concupiscenza tra politica e imprenditoria, quella in cui “l’erotismo del potere” spinge a diventare deputati o senatori per uscire dall’ombra e poi isola e uccide.

Succede come con la tortura che “crea una dialettica personale e intrasferibile in cui non c’è regola che tenga oltre a una ostinazione cieca nel non dir nulla che possa affossare la retroguardia della propria dignità. Appena va a picco la tua dignità diventi un giocattolo in mano al torturatore”.

La solitudine del manager, Manuel Vazquez Montalban

Recensione di Nunzia Cappucci

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

Commenta per primo

Commenti

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.