LA RAGAZZA ETERNA Andrea Piva

LA RAGAZZA ETERNA, di Andrea Piva (Bompiani – gennaio 2024)

Dire qualcosa su “La ragazza eterna”, di Andrea Piva, potrebbe sembrare esercizio inutile, avendone tanti più titolati di me già scritto benissimo sulle pagine culturali della stampa nazionale. Se si aggiunge il sospetto di parzialità che si potrebbe nutrire verso il mio giudizio in ragione della vecchia e profonda amicizia che mi lega ad Andrea sin dalla prima metà degli anni ‘80, oltre alla prospettiva imminente della presentazione del libro presso la libreria Laterza il prossimo 7 febbraio, si rafforza l’idea dell’ inutilità “social” delle mie righe. La verità però é che ogni qual volta si scrive lo si fa, prima di tutto, se non esclusivamente, per se stessi, e quindi scrivo, perché ne ho voglia, perché il romanzo mi è piaciuto tantissimo, perché leggere “la ragazza eterna” mi fa gonfiare il petto di fraterno orgoglio, perché posso dire <oh, quello é amico mio>.

Si è parlato molto del tema psichedelico, dell’approccio originale e spiazzante al tema, ma non é quello per me il punto fondamentale, perché se siete un minimo interessati agli psichedelici leggetevi “Come cambiare la tua mente” di Pollan e alcuni capisaldi del vostro sapere andranno a carte e 48. La cifra letteraria del romanzo per me é un’altra, é l’amorevole e fulgida intelligenza con cui si affrontano temi universali come l’amore e la morte, l’indulgenza verso la fragilità e l’umana debolezza di tutti, anche di quelli che non ci piacciono, a cui ciascuno di noi, in qualche caso e per qualche ragione capita di strizzare l’occhio.

Il ritmo del romanzo è serrato, i registri alto e basso si alternano in un fluido contrappunto, e la tensione narrativa é tale da dover accelerare la lettura fino al placido e quasi inevitabile scioglimento. Il lettore scafato é portato a chiedersi come si incontreranno il crac di una banca, l’arroganza del potere e l’uso terapeutico dell’LSD. Quando succede é tutto così naturale che la domanda si rivela malposta, tanto è coerente e fluido l’impianto narrativo. Vabbè mi sto dilungando, ma aggiungo una cosa, questo romanzo è profondamente riuscito perché dentro c’é tanto di Andrea Piva, e se ci sono due cose che so di Andrea Piva é che ha cose da dire e sa come dirle

Recensione di Francesco Digilio

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