LA PRIGIONE Georges Simenon

Simenon

LA PRIGIONE, di Georges Simenon

 

Simenon

Recensione 1

Alain Poitaud, trentaduenne direttore di un settimanale di successo, torna a casa e invece di sua moglie trova ad aspettarlo la pioggia un ispettore di polizia giudiziaria e, per di più, non trova più la sua pistola nel cassetto del comodino. Viene così a sapere che sua moglie Jacqueline- detta Micetta- ha ucciso con la pistola la sorella Adrienne (con cui per un certo tempo il nostro ha avuto una relazione clandestina), per poi chiudersi nel silenzio, rifiutando per altro di vedere suo marito. E se i giornali battono la pista scandalistica Alain, da sempre incallito donnaiolo, superficiale e mondano, inizierà a mettere in discussione la propria vita e a cercare di capire quale sia la vera ragione del gesto di sua moglie.

Emblematico l’inizio del romanzo (inedito e pubblicato quest’anno da Adelphi), “Quanti mesi, quanti anni ci vogliono perché un bambino diventi un ragazzo, e un ragazzo un uomo?”, perché l’evento capitato al protagonista lo porta a un cambio radicale, a “smettere di essere l’uomo che è stato e a diventare un altro”. Quest’opera dal forte respiro psicologico segue il percorso di un uomo nella sua mutazione in seguito a un evento che sconvolge il suo mondo e mette in discussione tutte le sue certezze. Nell’apparente lentezza della narrazione e nell’atmosfera quasi kafkiana ci troviamo a immedesimarci con i turbamenti interiori del protagonista e a vivere con lui una situazione enigmatica, dove i silenzi rendono ancora più complessa la risoluzione del mistero. Un romanzo breve ma di grande intensità, ennesimo tassello di una produzione letteraria di altissima qualità.

Recensione di Enrico Spinelli

Recensione 2

Alain ha trentadue anni ed è un uomo ricco e affermato. Dirige una rivista di successo. Vive a Parigi e conosce tutte le persone più importanti. Conduce una vita frenetica dividendo il tempo tra gli impegni di lavoro, quelli mondani, la moglie, che incontra quasi di sfuggita tra un impegno e l’altro, e le numerose amanti occasionali. Tra le altre scappatelle c’è stata anche la cognata, la sorella di sua moglie; questa storia però è finita da circa un anno.

Un giorno, mentre Alain torna a casa sotto un diluvio torrenziale, (è così che comincia il libro) c’è un agente di polizia che lo aspetta e lo prega di seguirlo nella sede della polizia giudiziaria perché è successo qualcosa di imprecisato a sua moglie. Gli chiede anche se ha una pistola e dov’è. Alain non trova la pistola ma questa è una sorpresa di poco conto al confronto di quella che gli comunica poco dopo il commissario. Sua moglie ha assassinato la sorella senza apparenti spiegazioni.

E’ un avvio velocissimo, scoppiettante. Alain racconta al commissario della sua relazione con la cognata ma è incredulo. Si tratta di fatti ormai vecchi, che la moglie non conosceva e, inoltre, ci sono stati altri tradimenti…. Non è possibile arrivare al delitto passionale per cose ormai vecchie e prive di importanza!
Il romanzo scorre ancora veloce su due strade distinte. Da un lato i fatti: l’avvocato, l’incontro con la moglie, i rapporti col cognato e col suocero, la gente che lo vede per strada o al ristorante e lo riconosce. Dall’altro lato c’è, come al solito -e Simenon è un maestro- l’analisi continua e puntuale del protagonista e della sua psicologia. Alain è tormentato dagli interrogativi, dai rimorsi, dalla voglia di interpretare quello che è successo. Non riesce a capire, a trovare un equilibrio, a riallinearsi con la sua quotidianità e si rifugia in un nevrotico e continuo abuso di alcool.

L’indagine del commissario fornisce una spiegazione a sorpresa del gesto della moglie di Alain e inevitabilmente finisce per scatenare ulteriori ripercussioni sul nostro protagonista…..
Un romanzo breve, tutto sommato semplice, una narrazione potentissima, con ottimi dialoghi. Un protagonista sezionato in tutte le sue sfaccettature psicologiche e un finale con due sorprese. Un Simenon duro e crudo. Molto bello.

Recensione di Stefano Benucci

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