LA PIÙ RECONDITA MEMORIA DEGLI UOMINI Mohamed Mbougar Sarr

LA PIÙ RECONDITA MEMORIA DEGLI UOMINI, di Mohamed Mbougar Sarr (E/O – settembre 2022)

 

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Sarr, in questo suo romanzo, fa dire una cosa interessante ad uno dei personaggi: ogni
scrittore ha il proprio romanzo essenziale, cioè quello di cui non si riesce a dire di che cosa
parli. Sarr, prima de La più recondita memoria degli uomini, ha scritto altro, quindi non so se
sia questo il suo “libro essenziale”. Di sicuro non è facile dire di che cosa parli.

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È impostato come un’indagine che porta il giovane scrittore Diégane – di origine senegalese
ma che vive e studia a Parigi – a mettersi sulle tracce di un autore suo compatriota che
scrisse, sul finire degli anni ‘30 sempre in Francia, un romanzo oggetto di un forte dibattito,
un romanzo divisivo, intitolato “Il labirinto del disumano”. Elimane, l’autore, restò sempre
nell’ombra, non si difese dalle accuse di plagio, né si prese pubblicamente i meriti di chi
definiva la sua prima (e unica) opera come un capolavoro. Poi sparì nel nulla.

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Il romanzo di Sarr è, a sua volta, viaggio dentro ad un labirinto: un perdersi per ritrovarsi,
vicoli ciechi, svolte improvvise, uno scrittore che insegue un altro scrittore, la ricerca di una
patria che, per gli immigrati africani in terra francese, non esiste se non nella letteratura.
Ma chi era Elimane? “Elimane era tutto ciò che non dobbiamo diventare e che diventiamo
lentamente. Era un avvertimento che non siamo stati capaci di sentire, un avvertimento
diretto a noi scrittori africani che diceva: inventate la vostra personale tradizione, fondate la
vostra storia letteraria, scoprite le vostre forme, provatele nei vostri spazi, abbiate una terra
vostra, perché è l’unico luogo in cui esistere per voi e per gli altri.”
È il prodotto della colonizzazione, il suo risultato vincente, più delle strade asfaltate, delle
scuole e degli ospedali.

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Questo libro, oltre a parlare di letteratura e di incontinenza letteraria (“tutti devono scrivere”)
è un confronto tra Occidente e Africa, è un attacco alla colonizzazione, alla richiesta
dell’Occidente agli autori africani di essere “neri” nei loro racconti, pur avendo compiuto, nei
secoli scorsi, l’annientamento dei popoli, cercando di creare una bianchitudine che ha solo
aumentato la negritudine e le differenze. Spingendo, anche attraverso la letteratura, sul
pedale del razzismo.

E probabilmente qui Sarr è molto “nero”; pur scrivendo nella lingua dei coloni, ci racconta il
suo Senegal con un tocco di realismo magico, ricorda la memoria di un passato che non può
essere dimenticato e diventa futuro, in Senegal, in Europa, ma anche in Sudamerica- infatti il
tentativo di ricostruire il percorso di Elimane ci porta in Argentina a conoscere Sàbato e
Gombrowicz.

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Il romanzo ha vinto il Gran Prix de Goncourt nel 2021 e posso capirne il motivo. Un libro che
non dà tregua, che porta ad interrogarci sugli obiettivi di ciascuno di noi, sulla ricerca di
qualcosa o di qualcuno, con una scrittura accattivante, versatile ed elastica, modulata
perfettamente su ognuno dei personaggi che raccontano un pezzo di storia.
Un lavoro a cui non riesco a trovare difetti

Recensione di Chiara Carnio

LA PIÙ RECONDITA MEMORIA DEGLI UOMINI Mohamed Mbougar Sarr

 

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