LA NOVELLA DEGLI SCACCHI, di Stefan Zweig
Racconto avvincente e pieno di pathos, tiene il lettore incollato alle pagine in un crescendo di emozioni.
Una mossa dopo l’altra, tra trepidazione, concentrazione, riflessione, nervosismo e astuzia si incontreranno/scontreranno davanti alla scacchiera il freddo, goffo e lento campione del mondo ed un colto, nervoso e folle sconosciuto ex prigioniero della Gestapo in un duello che va ben oltre il semplice gioco degli scacchi. L’intero racconto va infatti considerato come metafora di un tempo che è passato (il mondo di ieri, un tempo fiorente in cui cultura, letteratura, arte e musica rappresentavano la ricchezza dell’Europa), un tempo che non tornerà più rappresentato dal colto giocatore austriaco che deve lasciare il passo al goffo e incolto tedesco che a sua volta rappresenta il nazismo che porterà alla distruzione e alla guerra.
Zweig mette in evidenza anche il potere malsano che il gioco può esercitare sugli avversari mettendo in pericolo le loro facoltà mentali e portarli al baratro della pazzia.
Pubblicato pochi mesi prima del suicidio, si avverte tutto il disagio dell’autore.
Zweig è una garanzia per me.. Come sempre amaro, ma splendido testo..
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