LA NOTTE Elie Wiesel

LA NOTTE, di Elie Wiesel (Giuntina)

 

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Sono quarant’anni che mi concedo letture di diari e testimonianze dei sopravvissuti allo sterminio nazista e ogni volta penso di essermi immunizzata dallo sconforto che mi suscitano le descrizioni delle barbarie che dovettero subire, pensando che oramai nulla di nuovo possa essere detto o descritto che possa ancora impressionarmi. E invece ogni volta mi devo ricredere e il cuore sussulta più forte.

Questa volta è il giovane Eliezier, un ragazzino quattordicenne, a raccontare la sua lunga vita che da normale si trasforma in un’unica notte infernale, una notte durata quasi un anno.

Nella primavera del 1943, dopo le festività di Pasqua, il ragazzino e la sua famiglia vengono fatti montare su un convoglio di carri bestiame (ottanta per carro) e dopo circa una settimana di viaggio interminabile e di continue perquisizioni, giungono a Auschwitz Birkenau, esausti.

Arrivati al campo vengono divisi in uomini e donne. Qui Eliezer vede per l’ultima volta la madre e le tre sorelle. Un solo pensiero ha in mente, da ora fino alla fine della guerra: non perdere suo padre. Ma non ci riuscirà.

Riescono tra atrocità e punizioni ad arrivare a vedere quasi la fine dell’inferno, partecipano alla marcia della morte insieme, ma a poche ore dalla liberazione, nel campo di Buchenwald suo padre Shlomo muore. Al mattino il suo posto è già occupato da un altro detenuto. A quel punto Eliezier, che nel corso di quell’esperienza è dovuto diventare lui il padre di suo padre nell’ incoraggiarlo ad andar avanti, nell’ infondergli speranza, nel risvegliarlo quando si addormentava nella neve, prova quasi sollievo. E non ne prova vergogna perché Auschwitz è anche quello: soppressione di ogni sentimento di compassione in nome della sopravvivenza.

Un racconto forte, preciso, puntuale. Una storia simile a tante altre ma mai uguale a nessuna.

Recensione di Evelina Loffredi
LA NOTTE Elie Wiesel

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