LA FOSSA DEI LUPI o come proseguono I promessi sposi, di Ben Pastor (Mondadori – maggio 2024)
È un fatto innegabile che “I promessi sposi” sia insieme alla “Divina commedia” e pochi altri esempi un’opera che va ben oltre il valore letterario, entrando a far parte della nostra vita stessa, con personaggi e passaggi non meno che memorabili. L’idea di un romanzo che proseguisse in qualche modo la cronaca degli eventi narrati da Alessandro Manzoni sulla carta pareva un’operazione di dubbio senso e confesso tranquillamente che se non fosse stato per il nome di Ben Pastor, scrittrice che stimo profondamente, sarei stato piuttosto restio ad avventurarnici, cosa di cui non mi sono assolutamente pentito, anzi!
Il romanzo parte dove il capolavoro manzoniano terminava, in una Lombardia ancora in ginocchio per gli effetti nefasti della peste e dei lanzichenecchi e col dominio spagnolo sempre più indigesto agli abitanti: il corpo del conte Bernardino Visconti, noto come l’Innominato, viene trovato senza vita nella località nota come fossa dei lupi. Al capitano di giustizia, su pressione del cardinale Borromeo, il compito di indagare e di scovare tra i tanti che avevano in odio quel signore il colpevole. Tornano così sulla carta stampata nomi e voci che avevamo studiato a scuola, dalla famiglia Tramaglino a Don Abbondio, dalla memoria nefasta di Don Rodrigo ai bravi dispersi per la regione, non mancando di menzionare il nibbio e la “monaca di Monza”, qui chiamati con il nome delle figure reali cui si ispirò Alessandro Manzoni (per quanto Ben Pastor stessa nella prefazione precisi che l’autore aveva modificato il periodo storico della loro relazione per poterlo inserire nel suo romanzo).
Si tratta di una piacevole conferma e di una sorpresa allo stesso tempo: il talento della scrittrice per il romanzo storico è la sua cura nella ricostruzione dei fatti è ben nota e di difficile confutazione, ma certamente non era impresa facile confrontarsi con una simile opera e realizzare un lavoro che, pur mantenendo la propria identità senza emulare il capolavoro in questione, riesce a rimanere aderente alla traccia sia per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi sia nello stile, seppur con qualche licenza. Avvincente e per niente banale nello sviluppo, questo romanzo è un po’ l’occasione di ritrovare dei vecchi compagni di viaggio e allo stesso tempo la dimostrazione che, col dovuto rispetto e un’adeguata conoscenza, ci si può confrontare con le opere più grandi della nostra cultura tributandole in maniera dignitosa. Non sto dicendo-sia chiaro- che “La fossa dei lupi” sia sullo stesso piano de “I Promessi sposi” ma che si tratta certamente di un romanzo storico riuscito, piacevole e rispettoso, col merito ulteriore di ricordarci ancora una volta che grande opera è e sarà sempre il romanzo di Alessandro Manzoni.
Recensione di Enrico Spinelli
I PROMESSI SPOSI Alessandro Manzoni
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