Intervista a Mariangela Di Pasquale, autrice del libro “Pedagogia Interiore” il rivoluzionario metodo educativo per una scuola nuova

Intervista a Mariangela Di Pasquale, autrice del libro “Pedagogia Interiore” il rivoluzionario metodo educativo per una scuola nuova

 

Quando è nata l’esigenza e perché di scrivere un libro che avesse queste tematiche?

Scrivere è sempre stata una mia grande passione.

Negli anni mi sono sempre dedicata alla scrittura di favole e di sceneggiature teatrali per bambini e ragazzi, e questo mi è sempre venuto facile, naturale.

Scrivere invece un manuale pedagogico che raccogliesse tutte le esperienze vissute con la Scuola Interiore delle Arti è sempre stato un mio sogno nel cassetto.
Per più di vent’anni sono stata testimone degli enormi benefici che bambini, ragazzi, genitori e docenti hanno avuto approcciandosi alla Pedagogia Interiore.

Quando poi nel 2018 abbiamo attivato la relativa Formazione e Specializzazione rivolta ad insegnanti e educatori di ogni ordine e grado di scuola, è nata la concreta esigenza di avere un manuale che racchiudesse non solo le teorie pedagogiche da cui trae origine questo metodo educativo ma anche tutte le pratiche metodologiche ampiamente sperimentate e documentate nel lavoro di ricerca condotta negli anni da me e dai docenti della Scuola Interiore delle Arti.

 

 

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Nel testo racconta la sua prima esperienza d’insegnamento. Dall’incontro con quell’alunno il mero esercizio professionale si è trasformato in una vera vocazione di vita. Il rapporto con quel ragazzino che piega ha preso? Ha iniziato a scrivere temi con più frequenza? Qual è il ricordo più bello legato alla sua prima classe?

Quel ragazzino, Daniele, è stato concretamente il mio primo vero Maestro e da quel giorno sono cambiata per sempre. Lui mi ha insegnato che la trasmissione di qualunque sapere può avvenire solo attraverso l’amore e la fiducia. Più lui sentiva che io gli volevo bene, che mi stava a cuore la sua crescita, e più si impegnava nello scrivere e nel comprendere che poteva farcela a superare qualsiasi difficoltà. Il processo educativo che si è attivato quel mio primo anno di insegnamento si è basato sull’amore. Prima di entrare in classe, ogni mattina, il mio maestro interiore mi ripeteva: “Amali! Amali incondizionatamente e al di là del loro rendimento scolastico. Ama le loro difficoltà, le loro fragilità perché in esse risiede la loro vera forza”. Daniele mi ha insegnato che prima di Istruire è necessario educare, e per educare bisogna amare. Quando un alunno si sente amato e motivato è in grado di apprendere realmente e serenamente qualunque cosa.

I ricordi che ho con quella mia prima classe, la II A, sono molti ma il ricordo forse più gioioso che mi viene in mente è accaduto una mattina, quando sono arrivata in aula e, vedendo i miei alunni un po’ tristi e demotivati, ho messo un cd che a loro piaceva a tutto volume e li ho invitati a salire sui banchi e a ballare.

All’inizio mi hanno guardata increduli, poi i più audaci sono saliti sui banchi e, liberi e felici, hanno incitato gli altri a fare lo stesso. Nel giro di qualche minuto sembrava una classe di pazzi. Ricordo che una ragazzina mi disse: “Professoressa ma se entra la preside?”
Un attimo prima mi era balenato proprio quel pensiero, misto ad una sottile paura, ma l’avevo scacciato subito dalla mente dando fiducia alle loro amabili risate.

“Vedrà degli studenti felici!” le risposi.” Dai balla!”

 

Mariangela Di Pasquale

 

Dalla sua bio si evince che ad oggi, esercita la professione d’insegnante presso istituti superiori. Com’è stato passare “ai ragazzi più grandi”? Cosa le manca delle esperienze passate?

Credo che ogni docente che si approccia all’insegnamento dovrebbe avere la possibilità di fare un’esperienza di tirocinio con tutte le fasce d’età. Nella SIA ho avuto il privilegio di lavorare con studenti dai 3 anni fino ai 20 anni ed è stato ed è ancora oggi un apprendimento appassionato e continuo. Non penso mi manchi qualcosa delle esperienze passate perché la Scuola Interiore, la scuola che è dentro di me, è in continua evoluzione così come la vita.

Nella scuola pubblica ho iniziato la mia carriera scolastica con i ragazzi delle Medie e dopo dieci anni passati a studiare e conoscere il mondo dei preadolescenti, sono passata con molto entusiasmo alle superiori. Lavorare con gli adolescenti è stata ed è un’esperienza meravigliosa. L’Istituto Tonino Guerra di Novafeltria, dove tuttora insegno, offre differenti indirizzi di studio e in questi ultimi quindici anni ho avuto la possibilità di insegnare al liceo, all’istituto tecnico, e al professionale, quindi ho potuto confrontarmi con i differenti stili di apprendimento e le diverse realtà sociali e familiari degli studenti.  Lavorare negli istituti professionali richiede competenze di vita maggiori ma è in quei contesti difficili che è necessario introdurre sempre di più l’educazione affettiva e l’autoconoscenza come una pratica quotidiana.

Ho sempre attivato, in tutti gli indirizzi dove ho insegnato, laboratori di conoscenza del sé che mi hanno permesso di sperimentare anche con i ragazzi più grandi le tecniche più efficaci per un apprendimento creativo. La poesia, il teatro e l’arte, hanno sempre fatto da colonne portanti nell’educazione all’interiorità e all’empatia. Abbiamo portato in scena opere di Shakespeare, Molière, Pirandello, e attraverso i loro testi gli studenti hanno riflettuto sulle tematiche importanti di questi autori, rapportandole sempre alla loro vita e alle loro vicende personali. Nella Scuola Interiore delle Arti, con gli adolescenti, una parte fondamentale è stata la creazione del metodo Teatro-verità. Dopo lo studio e la messa in scena dei grandi maestri del teatro, attraverso sessioni di Conoscenza del sé, ho invitato i ragazzi a prendere sempre più coscienza di tutte le maschere che indossiamo durante la nostra vita e a liberarsi di esse per rivelare la parte vera e autentica del proprio sé. Chi sono io? È questa la domanda chiave che ogni ragazzo si è posto durante tutto il lavoro annuale. Al termine dell’anno ho chiesto agli studenti di scrivere un loro monologo personale, la storia della loro vita, descrivendo le loro paure, fragilità, ma anche i punti di forza e talenti che avevano mostrato di avere. Una ragazza che aveva terminato le scuole superiori ha portato in scena il suo monologo nello spettacolo teatrale. Ad inizio anno era arrivata timidissima, quando parlava nel cerchio a volte le si spezzava la voce per la vergogna o faticavamo a sentirla. Alla fine è stata una gioia indescrivibile per me vederla diventare donna su quel palco dove si è messa totalmente a nudo come a nessun attore avevo mai sentito fare in vita mia. Ha parlato di sé, delle sue vergogne e paure più intime, delle sue difficoltà e della forza interiore che aveva dovuto tirar fuori per essere lì, in quel momento, a raccontare la sua vita a più di duecento persone. Una vera Maestra.

Sono queste le vittorie più importanti che questi ragazzi hanno conseguito: la capacità di fidarsi di sé stessi e realizzare pienamente le proprie potenzialità nascoste, la loro “Leggenda Personale”.

 

 

 

Com’è nata l’ispirazione per la “scuola interiore delle arti”? Il progetto è stato accettato con entusiasmo o riserve?

Nell’anno 2000 mi sono trasferita e a Sant’Agata Feltria, un incantevole paesino dell’entroterra riminese, ed ho conosciuto la mia nuova classe, la 2C.  L’incontro con questi alunni è stato sorprendente: un colpo di fulmine, amore a prima vista. Ricordo l’incontenibile gioia dei primi giorni di insegnamento. Ero felice. Felice di essere con loro. Era una classe difficile per molti aspetti, sia dal punto di vista sociale che didattico, quindi la classe perfetta per mettere in pratica tutto ciò che stavo apprendendo in campo pedagogico.
Avevo notato, sin dai primi giorni, che tra loro non c’era un buon livello di socializzazione, la classe era divisa in piccoli gruppi e si respirava una netta separazione tra maschi e femmine. Litigi, prepotenze e prese in giro erano pane quotidiano per loro. Quello che però mi colpiva degli alunni della 2C, era il loro potenziale umano, il loro bisogno d’amore e di stima. Soddisfare quei bisogni sociali prima ancora dei programmi nozionistici divenne la mia priorità d’insegnamento. Ero infatti convinta che la scuola in quanto luogo deputato all’educazione dovesse occuparsi anche di questi bisogni umani. Osservando le difficoltà, le paure e le profonde insicurezze tipiche del loro mondo adolescenziale, ho cominciato a ricercare e a creare il mio nuovo metodo di insegnamento, un approccio non solo improntato verso la didattica, ma anche mirato alla conoscenza del sé, all’affettività, una metodologia che puntava a riconoscere i bisogni fondamentali dell’alunno e sviluppare le potenzialità del singolo individuo all’interno del gruppo.
Ho iniziato a studiare la storia e i metodi dei grandi pedagogisti che avevano “lasciato il segno” nel mondo della scuola e dell’educazione: Rousseau, Pestalozzi, Montessori, Steiner… cosa avevano in comune questi grandi pedagoghi? La visione di una scuola nuova basata sull’amore e il profondo rispetto per il bambino, considerato il padre della nostra umanità.

Un giorno mentre leggevamo in classe il libro “Il gabbiano Jonathan Livingstone” che avremmo portato in scena a fine anno, mi sentii proprio come lui, avvertii dentro di me una forza interiore mai sentita prima: “Diventa ciò che sei! Sii l’insegnante che vuoi davvero essere!” mi urlò il mio maestro interiore: “FIDATI DI TE! Della tua legge interiore!” È difficile raccontare quella che per me fu una piena consapevolezza di ciò che ero, di ciò che volevo davvero diventare. Dovevo fidarmi di me. Di quello che sentivo profondamente e visceralmente nel cuore mentre guardavo i miei alunni. Li invitai così per la prima volta a chiudere gli occhi e ad ascoltare il loro maestro interiore. Li guidai al silenzio, all’ascolto del loro sé più profondo, al QUI e ORA, l’Hic e Nunc di cui parlava Jonathan Livingston, il tempo presente in cui risiede il segreto della nostra vita.
Li inviai a divenire sempre più consapevoli del loro respiro, del mondo interiore, della vita che scorreva nelle loro vene, dell’amore nascosto. Quando riaprirono gli occhi li guidai all’abbraccio speciale. Erano aperti, totalmente aperti a ricevere e incontrare l’altro. Alcuni si riscoprirono amici come non mai. Altri piangevano, felici di vivere la scuola in quella bolla d’amicizia inaspettata, sconosciuta, attesa come acqua nel deserto. “Sarebbe bello poter vivere la scuola così per sempre”, mi disse Santiago, uno tra gli alunni che porterò per sempre nel mio cuore.  Mi guardò dritto negli occhi e mi abbracciò ebbro di felicità, “facciamolo!” risposi, “La scuola siamo noi!” Ci abbracciammo a lungo e in quell’abbraccio c’erano tutti gli studenti del mondo, tutti i bambini e gli adolescenti che pieni di gioia desideravano una scuola nuova. Una scuola fondata sull’amore, sulla fiducia e sulla conoscenza del proprio sé. Una scuola che credesse “davvero” in ognuno di loro e che li spronasse a fidarsi delle loro infinite potenzialità.

Credo sia stato quello il giorno in cui ho avuto la visione della scuola che volevo.

Così presentai al preside del mio Istituto un progetto denominato: “Scuola Interiore”, nato dalla mia forte esigenza di un nuovo modo di vivere la scuola, una didattica improntata verso l’educazione ai sentimenti e la conoscenza del sé come mezzo per stimolare in ogni singolo alunno la fiducia nelle proprie capacità.

Chiamai questo progetto Scuola Interiore, perché doveva e deve aiutare gli alunni a comprendere che la “vera scuola” è dentro ognuno di noi.  Dentro ogni essere umano c’è un maestro che, se ascoltato, è in grado di guidare l’individuo verso l’autorealizzazione, verso ciò che desidera profondamente fare ed essere. Riconoscere il maestro interiore in ogni alunno e insegnargli a fidarsi di lui è stata la grande rivoluzione pedagogica che ho applicato nel mio metodo d’insegnamento. Solo dal riconoscimento del sé, del proprio valore, può nascere il desiderio di voler apprendere i saperi umani, l’amore per la conoscenza. La valorizzazione dell’autostima è un elemento indispensabile ai fini di qualunque apprendimento. Spesso ripetevo loro “voi siete i miei alunni, ma siete anche i miei maestri. È da voi che apprendo come insegnare”.  In molti mi guardavano increduli: “Questa prof è un po’ strana!” dicevano con gli occhi. Poi però si facevano silenziosi, riconoscendo nei loro cuori questa grande verità. Anche loro erano dei maestri. Insegnanti di vita fondamentali per la mia crescita umana e professionale. È questo il significato di “Scuola interiore”, un maestro e un discepolo che con-vivono insieme, dentro ogni essere umano. Ognuno impara qualcosa dall’altro e insegna qualcosa all’altro indipendentemente dal ruolo che interpreta nella vita. Il progetto fu accettato a scuola con molto entusiasmo, anzi nel giro di pochi mesi nel piccolo paese di Sant’Agata si creò una vera e propria comunità educante dove anche i genitori con le loro capacità creative diedero un notevole contributo allo sviluppo del metodo SIA.

 

 

 

Dalla sua bio si evince la partecipazione al master in Cinema, Teatro e Spettacolo. Com’è nata la passione per queste arti? Quando e perché ha deciso di introdurle nel progetto?

Le Arti sono state introdotte sin dall’inizio, quando nell’anno 2000 ho presentato a scuola il primo progetto “Scuola Interiore”; alle lezioni di affettività e conoscenza del sé ho affiancato da subito il teatro e negli anni successivi anche tutte le altre arti.

La passione per il teatro risale alla mia infanzia. Ho infatti scoperto in tenera età quanto recitare e costruire spettacoli con i miei amici fosse stato un potente mezzo per lasciar andare le mie paure e fidarmi di me stessa.

Negli anni ho proseguito con passione i miei studi approfondendo in particolare le discipline del teatro e del cinema. Tutte le Arti nelle sue forme più varie, sono fondamentali per la crescita evolutiva di ogni essere umano perché coinvolgono tutti i sensi del bambino e ne rafforzano le competenze cognitive, sociali, relazionali, emozionali e multisensoriali.

Il mio intento più profondo nell’elaborazione del metodo SIA è nato dal forte desiderio di voler ricercare e sperimentare tutte le metodologie pedagogiche ed artistiche più efficaci per favorire un apprendimento significativo e sereno. Così ho sempre utilizzato tutte le arti, Teatro, Fotografia, Cinema, Danza, Musica, Pittura, come mezzi, strumenti per lo sviluppo dell’educazione sensoriale, dell’intelligenza emotiva e dell’espressione delle potenzialità interiori.

Numerosi sono stati gli spettacoli teatrali e i cortometraggi che ho realizzato negli anni con bambini e ragazzi nelle scuole di ogni ordine e grado, recitando anche in diversi teatri del territorio riminese. Gli spettacoli dall’alto contenuto educativo hanno sempre incluso l’utilizzo di più linguaggi artistici e hanno permesso ai miei alunni di sperimentarsi, di conoscersi, di rafforzare la loro autostima, e di trovare i mezzi migliori con cui esprimersi ed aprirsi agli altri. Il teatro è il mio grande amore, e per sua natura è stato da sempre il “collante e contenitore” di tutte le altre arti. I temi principali di ogni spettacolo li scelgo all’inizio dell’anno dopo aver incontrato il gruppo classe e sono sempre finalizzati a potenziare i tre principi educativi per soddisfare il bisogno d’amore, di autostima e di conoscenza del sé.

Credo fermamente che il teatro, il cinema, la musica, la pittura, la danza, il canto, dovrebbero essere materie inserite in ogni programma scolastico di tutte le scuole di ogni ordine e grado in quanto come sostengono grandi pedagogisti come Montessori, Steiner, Malaguzzi, Munari, servono ad agire in maniera formatrice sul sentimento sulle emozioni e sulla volontà, elementi ritenuti fondamentali nell’educazione del bambino.

 

 

 

Il metodo SIA , da lei preposto, prevede tre concetti essenziali: ama e lasciati amare, fidati di te e conosci te stesso. Ad oggi pensa di amarsi, lasciarsi amare, fidarsi di sé e conoscersi abbastanza?

“Ama e fidati di te” è il mio motto.  Gnosi seauton, “conosci te stesso”, la famosa citazione greca che racchiude tutto il senso del nostro essere venuti su questo pianeta, è il mio fine ultimo. Ho fatto di questi tre principi educativi SIA le mie massime di vita. Ogni giorno cerco di ricordarli e metterli in pratica in ogni mia azione. E’un lavoro su me stessa costante, continuo. L’amore e la fiducia sono qualità essenziali, fanno parte cioè della nostra natura più profonda, la parte interiore e consapevole che alberga in ognuno di noi. Quando sono in contatto con quella “fonte interiore” mi amo, amo e mi lascio amare. Riconosco che l’amore è parte di quella mia natura più profonda. E la fiducia è il culmine dell’amore. Quando mi amo e mi lascio amare, posso trasmettere questa stessa qualità essenziale anche agli altri…così l’amore cresce, si moltiplica e diventa fiducia verso sé stessi, gli altri e la vita.

Ad oggi sicuramente mi amo e mi fido un po’ di più di me, ma conosco me stessa?

Non ancora abbastanza. Sono a scuola, sto apprendendo.

 

Nel suo testo si sottolinea l’importanza di un metodo educativo che tenga conto dell’“educazione ambientale”. È ancora possibile secondo lei salvare il nostro pianeta? Come possiamo educare i più giovani in tal senso?

L’amore e il rispetto per la natura hanno sempre fatto parte degli insegnamenti della Scuola Interiore delle Arti. Abbiamo realizzato molti laboratori e spettacoli su questo tema, quando è possibile svolgiamo le nostre lezioni all’aperto e facciamo ritiri estivi in luoghi immersi nella natura; il contatto con la terra è qualcosa di essenziale, una parte indispensabile nel processo per diventare persone integre e complete. La Pedagogia Interiore favorisce una didattica incentrata sulla responsabilità dell’uomo nei confronti del pianeta Terra e promuove nei giovani una mentalità di sviluppo consapevole del territorio. L’informazione sugli effetti che ogni nostra azione produce sull’ambiente è fondamentale per creare una coscienza ambientale, per uno sviluppo rispettoso e amorevole del pianeta che ci ospita e per prevenire gli effetti che tutti conosciamo: inquinamento, deforestazione, cambiamenti climatici, esaurimento delle risorse…
Leggendo le linee guida del Miur, oggi MIM, ci si rende conto che esse, seguendo le indicazioni dell’agenda 2030, si preoccupano soprattutto della sostenibilità ambientale, non del ruolo educativo e benefico della natura. L’accento è posto sulla responsabilità, sull’informare i giovani e renderli coscienti delle drammatiche criticità del sistema ambientale e sociale. Informare e responsabilizzare è fondamentale, ma non basta istruire gli studenti sulle condizioni dei mari o sui risvolti sociali dei cambiamenti climatici se non si danno loro strumenti concreti per affrontare la realtà. Qualsiasi progetto che non parta da una profonda coscienza dell’insegnante e di tutto il team educativo è destinata ad avere un impatto superficiale. Solo dall’esperienza può crescere la consapevolezza del profondo legame che ci unisce alla terra; solo una vera consapevolezza interiore può far crescere l’amore, la responsabilità, la cura per sé stessi, per gli altri, per l’ambiente. Senza una profonda presa di coscienza, la raccolta differenziata diventa solo qualcosa che “bisogna” fare, l’Educazione Civica solo un’altra materia da studiare per l’esame, l’educazione alla sostenibilità ambientale solo una lista di doveri e responsabilità imposte agli studenti dall’alto.

Come dice il poeta e sceneggiatore Tonino Guerra, “è tempo che quando incontriamo un albero diciamo: ‹‹Buongiorno signor albero!››”
Il Metodo SIA utilizza l’Educazione all’ambiente come parte integrante della didattica con il fine di far riflettere gli studenti sull’importanza del sentire e del riconoscere la Terra come un pianeta vivo.
Sono convinta che i bambini e i ragazzi debbano prima di tutto percepire cosa la natura offre loro. Come piccoli scienziati, devono sperimentare sulla propria pelle e valutare da soli cosa sentono quando sono a contatto con la natura, cosa provano quando si sdraiano a terra e respirano, quando camminano a piedi nudi nell’erba, quando raccolgono un rifiuto o quando lo gettano a terra. Più che essere educati a rispettare l’ambiente, devono essere guidati ad ascoltare con consapevolezza la natura, a percepire la vita che scorre in ogni filo d’erba, in ogni albero, in ogni animale. La stessa vita che scorre anche dentro ognuno di noi. L’esperienza diventa così un insegnamento di vita e favorisce spontaneamente il rispetto e l’amore per la natura e per l’ambiente. Non è una regola, un processo imposto dall’esterno, ma nasce da dentro, dall’ascolto del proprio Maestro Interiore.
Bisogna partire da un’educazione interiore se vogliamo arrivare alla consapevolezza e al risveglio di una “nuova umanità eco-sostenibile”.

 

 

Pensa che la “scuola interiore delle arti” possa diventare la scuola di tutti? In che maniera possiamo facilitare il passaggio di “una scuola ordinaria” ad una che tenga conto della felicità dell’infante?

Mi piacerebbe molto che tante scuole decidessero di applicare il metodo SIA, è il mio sogno. So che il cammino è arduo. Non tutti docenti e genitori sono disposti a conoscere veramente se stessi. Abbiamo bisogno di adulti consapevoli se vogliamo dar vita ad una nuova umanità in cui il rispetto ai diritti del bambino diventi una priorità. Uno dei principali diritti del bambino è di vivere una vita felice. La famiglia e la scuola hanno il dovere di garantire ai loro figli e studenti questo inviolabile diritto.

Ma “può esistere una scuola in cui l’apprendimento includa il benessere e la felicità?” Questa è la domanda che dà inizio al mio libro, la stessa da cui sono partita vent’anni fa per creare e sperimentare il metodo Pedagogia Interiore.

Sono sempre stata una docente sognatrice. Sognavo una scuola che prima di istruire gli allievi li educasse a portare fuori il loro potenziale nascosto, le loro qualità̀ e capacità uniche e originali. Volevo una scuola a misura di bambino, che mettesse al centro della formazione i reali bisogni educativi umani, sociali e psicologici dell’alunno: una scuola olistica, che formasse l’alunno in tutte le sue parti: mente, corpo e cuore, perché l’istruzione può aver successo solo se lo studente diventa consapevole del proprio cuore, del suo mondo interiore, perché la vera scuola è dentro ognuno di noi. Sognavo una scuola che garantisse a bambini e ragazzi il diritto al benessere e alla felicità. Nella mia visione la scuola era una palestra d’amore, un luogo in cui docenti, alunni, genitori coltivavano un’educazione ai sentimenti, all’amore e all’empatia. Un luogo dove l’amore era la prima legge da applicare: amore per sé stessi, per gli altri e per la natura. Utopia? No, una meravigliosa realtà che ho la fortuna e l’onore di vivere da più di vent’anni, con la creazione della Scuola Interiore delle Arti e del relativo metodo.

Una scuola nuova con una visione sistemica, dove la democrazia e l’educazione civica non si studiano sui libri ma vengono applicate e costruite insieme ogni giorno. La Scuola Interiore è la casa della fiducia, un posto dove alunni, docenti, genitori e adulti imparano a fidarsi di sé stessi, degli altri, della vita. Un tempio dove conoscono sé stessi, le proprie emozioni e sentimenti, un laboratorio di crescita in cui esprimono la propria creatività.
L’applicazione del metodo Pedagogia Interiore è una “rivoluzione gentile”, che può determinare un radicale cambiamento del nostro paradigma scolastico ed educativo.
Ogni scuola, sia pubblica che privata, può attuare questa Pedagogia.
Il primo passo è la formazione dei docenti al metodo e l’apprendimento di tutte le educazioni e pratiche SIA.

Il secondo passo è l’inserimento nel piano dell’offerta formativa, di una nuova materia per due ore settimanali: l’Educazione Interiore delle Arti, una disciplina finalizzata all’autoconsapevolezza, alla relazione con gli altri e con l’ambiente, che utilizza tutte le educazioni che riguardano la sfera dell’affettività̀ e della conoscenza del sé: sensoriale, comunicativa, emozionale, sistemica, ambientale, e le arti Teatro, Cinema, Danza, Musica, Arte.
Il cammino è arduo, ma io ho fiducia. Nuovi Maestri Interiori si stanno formando per aprire nuove scuole con questo metodo. La via è tracciata, e quello che anni fa era solo un piccolo seme, è divenuto oggi un meraviglioso albero pieno di dolci frutti maturi.
Ora è arrivato il tempo del raccolto.

 

Il metodo “scuola interiore delle arti” ha diverse note di merito oggettive. Secondo lei invece, ha qualche parte debole da ridefinire?

Non credo che il metodo abbia dei punti deboli nell’impianto pedagogico in quanto è stato sperimentato e perfezionato in oltre vent’anni di lavoro con centinaia di bambini e ragazzi dai 3 ai 20 anni, selezionando le metodologie educative più efficaci e sviluppando prassi e metodi che fossero in grado di favorire un apprendimento sereno e portassero l’alunno alla piena realizzazione del suo potenziale umano.

L’unico aspetto che ritengo sia necessario ora migliorare e definire con più chiarezza è la diffusione e conoscenza del metodo ad un pubblico più ampio. La formazione online in Pedagogia Interiore è stata creata anche per diffonderla a livello nazionale.

 

A chi è indirizzato il suo libro? A chi lo consiglia?

Il libro è dedicato a tutti i miei studenti, agli insegnanti e ai genitori che sognano una scuola nuova per una nuova umanità.
E’ un manuale pedagogico quindi lo consiglierei soprattutto ai docenti e ai genitori che credono ancora che realizzare questo sogno, insieme, sia possibile.

 

Quali sono i suoi progetti futuri?

Sto lavorando molto alla diffusione del corso di Formazione Pedagogia Interiore. Abbiamo bisogno di tanti insegnanti coraggiosi, educatori e genitori che siano disposti a formarsi, in primo luogo a conoscere sé stessi e ad apprendere il metodo SIA. Vorrei che questo metodo fosse applicato in tutte le scuole pubbliche e private per garantire ad ogni bambino e ragazzo il suo diritto ad un apprendimento sereno e felice.

Stiamo inoltre cercando una nuova sede per la Scuola di Alta Formazione in Pedagogia Interiore.  Desideriamo creare il luogo d’incontro ideale per chi voglia dar vita ad una umanità più umana, naturalmente in uno spazio in mezzo alla natura che è fondamentale per la pace e l’equilibrio di ognuno. Un luogo dove incontrarsi, sperimentare, confrontarsi; un posto dove l’amore e la ricerca del proprio sé siano di casa.
La Scuola Interiore delle Arti è questo: un laboratorio di vita continuo e permanente in cui bambini, insegnanti e genitori crescono

 

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