IL RACCONTO DELL’ANCELLA, di Margaret Atwood
Recensione 1
In un luogo chiamato Repubblica di Gilead, nel quale le donne sono per la maggior parte sterili, Offred è un ‘ancella, ovvero una donna ancora fertile che ha il compito di generare figli per la società: le ancelle appartengono all’uomo che le mantiene e dal quale prendono il nome, perdendo così ogni caratteristica identitaria, ogni aspirazione e ogni diritto, ridotte al mero ruolo di fattrici e ultima speranza per la classe dirigente (che può permettersi il loro mantenimento, come fossero pregiate razze da allevamento) di perpetrare se stessa e i propri distorti ideali.
Offred sembra rassegnata al suo nuovo ruolo ma alcune esperienze fanno nascere in lei i primi dubbi…
Tra gli anni 70 e gli anni 80 la narrativa fantastica, la fantascienza in particolare, fu la scelta privilegiata di quegli scrittori che miravano a sollevare un dibattito su temi sociali e politici che di solito erano argomenti di corposi saggi o dissertazioni accademiche destinate a non uscire dalle aule universitarie o dai collettivi; attraverso racconti di genere spesso distopico, questi scrittori riuscirono a sensibilizzare centinaia di lettori e se anche non tutti afferrarono il messaggio politico dietro l’opera, sicuramente resero molto chiare alcune delle situazioni o condizioni che denunciavano.
Il racconto dell’ancella, romanzo del 1985, appartiene a questo genere di fantascienza “impegnata”: a Margaret Atwood non interessava raccontare di galassie lontane lontane o di strani nuovi mondi ma di quello che succedeva proprio nel nostro, dove la componente patriarcale, maschilista e conservatrice si stava scontrando con i movimenti femministi, altrettanto rigidi e bellicosi.
Nella vicenda di Offred che nello stato totalitario di Gilead ha l’ingrato ma rispettato compito di mettere al mondo i figli altrui, la Atwood analizza, criticandola, l’idea di una donna come grembo su due gambe, “calici ambulanti” e, più in generale, l’idea di una donna schiava di un ruolo imposto da una società nella quale non ha voce in capitolo, al punto da perdere il diritto al suo stesso nome.
La storia raccontata nel libro ruota tutta intorno a questa visione morale che risulta a tratti anche un po’ troppo semplicistica (la donna schiava, l’uomo brutale e prepotente) ma il cui impatto è ancora molto forte, soprattutto perché, alla luce di certe prese di posizione di eminenti personaggi politici americani, si può notare come essa sia ancora, in larga parte il punto d partenza per un problema reale e ben lungi dall’essere risolto.
Dal punto di vista narrativo, Il racconto dell’ancella è un tipico libro di fantascienza anni 80, dalle ambientazioni curate e arricchite da lunghe e minuziose descrizioni, non troppo dinamico nello svolgimento e ricco di passaggi introspettivi.
Riportato in auge da una recente produzione televisiva, il libro di Margareth Atwood risulta, ovviamente, diverso dai canoni della letteratura di genere contemporanea, come ho già detto, ma è comunque un buon punto di partenza per conoscere una scrittrice di alto livello, pur non essendo questo il suo romanzo migliore.
Recensione 2
Sono stata incuriosita dalla serie tv andata in onda lo scorso anno, ma ho scoperto che è stato scritto negli anni ’80. Non ne avevo mai sentito parlare prima. Credo si possa dire che è ambientato in un presente alternativo, nell’America del Nord, dove esiste una società in cui alle donne vengono tolti da un giorno all’altro il diritto al lavoro, alla proprietà, all’autodeterminazione, all’istruzione, praticamente tutto.
Il libro è raccontato in prima persona, al tempo presente, da Difred, giovane donna assegnata a un “Comandante”, allo scopo di generare per lui un figlio, compito che lei deve adempiere ad ogni costo. Ho trovato affascinante il modo in cui è scritto, come se fosse un continuo flusso di pensieri della protagonista, dove passato e presente si intrecciano, dando vita ad una continua contrapposizione. Non è ricco di avvenimenti, ma offre continuamente spunti di riflessione e stringe il cuore pensare a quello che oggi abbiamo e a quanto potrebbe esserci portato via.
Il grosso limite del libro, per me, è che il libro non finisce. Non fornisce nessuna soluzione. Ho cercato disperatamente un seguito, ma non l’ho trovato. E rimane solo un senso di tristezza e di vuoto. Io l’ho trovato bellissimo.
Recensione di Nella Patanè
Recensione 3
Pubblicato nel 1985 e, in Italia, tre anni dopo, questo romanzo è tornato recentemente in auge grazie a una fortunatissima serie televisiva, The Handmaid’s Tale. Atwood è una delle migliori autrici anglofone contemporanee e scrive storie distopiche come questa, ambientata negli Stati Uniti di un futuro in cui le donne, private totalmente del potere dopo una sorta di colpo di stato, sottostanno alle regole imposte da una società patriarcale di tipo medievale. L’ancella protagonista, Difred, è la voce che introduce alla conoscenza dell’organizzazione sociale della “Repubblica di Galaad”.
Esistono i Comandanti, ovvero uomini potenti che hanno una moglie ufficiale e diverse donne al loro servizio, tra le quali un’ancella, che non ha un vero nome, essendo di proprietà del capofamiglia: ecco allora Di-Fred, Di-Glen, e via dicendo. Le ancelle, oltre ad avere minuti compiti all’interno della gestione casalinga, come la spesa, sono delle fattrici: ove sua Moglie non abbia la possibilità di procreare, per età avanzata o altri motivi, il Comandante ha diritto a un’ancella che ne assicuri la discendenza.
Al racconto della quotidianità dell’ancella, fatta di una sottomissione totale che si esprime anche nell’aspetto esteriore, Atwood affianca via via anche ricordi del tempo passato, quello in cui le donne erano indipendenti, autonome. Anni prima, Difred aveva un compagno, una figlia.
Tutto inizia con la chiusura dei conti in banca intestati a sole donne: i soldi vengono automaticamente versati sul conto del marito, o comunque di un uomo di famiglia. I cambiamenti introdotti sono sempre più discriminanti e repressivi fino ad arrivare alla cattura delle donne di tutte le età che vengono destinate alle attività più funzionali al nuovo regime.
Così, ad esempio, le donne ribelli, o non in grado di riprodursi, sono etichettate come Nondonne e mandate alle Colonie, dove spesso muoiono schiavizzate. Esiste, certo, un movimento di resistenza, composto da donne e uomini, per il quale agire è difficilissimo e assai pericoloso, a causa delle torture, delle esecuzioni e della barbarie a cui viene lasciato campo libero dalle autorità.
E tuttavia, come afferma una delle “istitutrici” delle ancelle, Zia Lydia, tutto, per le generazioni future, sarà più semplice: La normalità significa ciò a cui siamo abituati. Se qualcosa potrà non sembrarvi normale al momento, dopo un po’ di tempo lo sarà. Diventerà normale.
Recensione di Malvina Cagna (Libreria Trebisonda TO)
Recensione 4
Negli Stati Uniti avviene un colpo di stato e nasce la Repubblica di Gaalad, in questa nuova Repubblica le donne perdono qualsiasi diritto, persino il loro nome e vengono relegate ad un gruppo che può essere quello delle Mogli, delle Marte, delle Zie, delle Ancelle e così via.
Il racconto dell’ancella è la storia di una di esse, Difren (che appartiene a Fren), una donna ancora fertile, capace di fare bambini sani che viene mandata in casa di un Comandante (Fren), sposato ma senza figli, e l’unico scopo dell’ancella sarà quello di avere un bambino dal comandante da lasciare a lui e a sua moglie.
Il romanzo è una raccolta di memorie della protagonista. Difren ha ricordi della sua vita passata, della vita in cui c’era libertà, in cui aveva un lavoro, un marito, una figlia, mentre ora cerca di adattarsi a questa nuova vita perché “esiste più di un genere di libertà. La libertà di e la libertà da. Nei tempi dell’anarchia, c’era la libertà di. Adesso vi viene data la libertà da.
Non sottovalutatelo.” È un libro angosciante, duro, scritto in maniera inappuntabile, un capolavoro da leggere assolutamente.
Recensione di Sonia Signorini
Recensione 5
E’ un romanzo distopico veramente interessante che racconta le conseguenze di un disastro nucleare non solo sul piano economico sociale ma soprattutto culturale. In seguito al disastro, gli Stati Uniti si trasformano in un dittatura ottusa e antiquata, il cui potere è in mano ad una setta religiosa che, con la sua ideologia, ricaccia la società nell’oscurantismo più assoluto; dà origine ad una società arcaica fondata sulla rigida divisione in caste e soprattutto sul controllo della vita delle donne ridotte a mere incubatrici.
Ciascuna donna infatti, a sottolineare la sottomissione assoluta all’autorità maschile, non ha più il suo nome ma prende quello dell’uomo a cui appartiene.
Le donne capaci di procreare (capacità di molto ridotta in seguito alla catastrofe nucleare) sono le ancelle dedite solo alla procreazione, sono considerate solo contenitori di nuova vita, non sono considerate individui ma solo oggetti, l’amore non esiste, i rapporti sono solo tecnici e finalizzati alla procreazione.
Quello che qualsiasi Stato totalitario, per quanto feroce e organizzato, non può controllare, è il pensiero dei sudditi, non può controllare e monitorare i desideri e, in questo caso sono proprio il desiderio di essere amate e i ricordi del passato che inevitabilmente affiorano nelle ancelle sollecitando domande e ricercando risposte.
Forse è l’impossibilità di controllare i ricordi, le speranze, i sogni e i desideri conosciuti in epoche precedenti ma non lontane, che può rappresentare una speranza per il futuro di un popolo alienato.
Ciò che infatti, in questo libro coinvolge e fa presa, è che il passato, quindi i ricordi a cui la storia fa riferimento, non appartengono ad un passato generico, lontano ma è il nostro presente, infatti si descrive nostra società, il nostro modo di vedere e vivere la vita, il che suggerisce al lettore il dubbio, e trasferisce l’inquietudine sul proprio destino e la paura che quel futuro descritto non poi così inverosimile.
Sembra che l’autrice sostenga che la vittoria del totalitarismo sia da imputare proprio all’indifferenza di una società opulenta e sonnacchiosa per niente attenta ai cambiamenti sociali subdoli che si filtrano nel suo tessuto e che non sa controllare o prevenirne i mali e le conseguenze. Invece nel regime è tutto controllato, misurato e l’individuo è sollevato da ogni responsabilità di pensiero autonomo.
L’atmosfera del romanzo è cupa e triste, rassegnata e nostalgica nei ricordi della protagonista. La delega della personale capacità di pensiero e di giudizio dal singolo all’autorità viene presentata come necessaria per la salvezza della specie cosi come lo stupro di Stato viene considerato evento necessario per lo stesso motivo.
Addirittura l’ideologia totalitaria presenta alla donna, il superamento della condizione precedente, come una tutela , che, nella condizione attuale viene maggiormente protetta, dai pericoli e sollevata dalle responsabilità cui era sottoposta nel precedente mondo; tutto viene presentato come una liberazione dalle responsabilità e una liberazione per le donne che vengono elevate a madri e a custodi della vita.
La donna è si prigioniera ma è anche felice del sacrificio fatto. “ Esiste più di un genere di libertà…la libertà di…e la libertà da..”
Recensione di Patrizia Franchina
Presente nei Titoli più letti e commentati del 2019
e nei consigli delle librerie 8 puntata
IL RACCONTO DELL’ANCELLA Margaret Atwood
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