IL MIO ANNO DI RIPOSO E OBLIO Ottessa Moshfegh 

IL MIO ANNO DI RIPOSO E OBLIO Ottessa Moshfegh recensioni Libri e news

IL MIO ANNO DI RIPOSO E OBLIO, di Ottessa Moshfegh

 

Recensione 1

Sapevo in fondo al cuore, e questa era forse l’unica cosa che sapevo in quel periodo, che se fossi riuscita a dormire abbastanza, sarei stata bene. Mi sarei sentita rinata, nuova. Avrei potuto diventare un’altra persona, ogni cellula rigenerata tante volte, così che quelle vecchie sarebbero state solo memorie sfocate e distanti. La mia vita passata sarebbe stata solo un sogno e avrei potuto ricominciare senza rimpianti, rafforzata dalla beatitudine e dalla serenità accumulata nel mio anno di riposo e oblio.
Una sorta di esperimento, una specie di via di fuga, una ricerca di sé attraverso un periodo di letargo vero e proprio, un viaggio nell’anima della durata di un anno, un anno di riposo e oblio.
Un romanzo raccontato in prima persona, una scrittura asciutta, per niente empatica, essenziale, eppure efficace.
Il mio anno di riposo e oblio è il racconto di una giovane ragazza americana, molto ricca, i cui genitori sono morti nel giro di pochi mesi l’uno dall’altro, in balia di rapporti disfunzionali, con i genitori prima, con gli uomini e con l’unica amica che le sta accanto, nonostante la sua incapacità di provare e dimostrare sentimenti.
Non c’è praticamente niente che funzioni in questa storia: ci sono solo relazioni malate, invidie, gelosie, disturbi alimentari, alcol, sonniferi, barbiturici, calmanti pesanti…soprattutto non c’è lo straccio di un sentimento positivo, non c’è amore, in nessuna sua forma e declinazione.
La soluzione da tutto può essere solo addormentarsi per un anno intero e cercare di dimenticare tutto e tutti.
Chi non desidera staccare totalmente la spina dai problemi, dalle persone nocive, dalle negatività?
E allora la protagonista, che può permettersi di ibernarsi per un anno intero, decide di farlo; decide di cancellare pensieri e giudizi, decide di sfuggire da infelicità, ansia, dalla prigione del suo corpo e della mente.
Obiettivo: rinascere dopo un anno totalmente rinnovata, una persona nuova, e soprattutto dimentica di tutto ciò che odiava e di tutti quelli che l’avevano schiacciata.
E’ assurdo, se lo dice anche lei. Ma non ha altra scelta. Il rischio è anche quello di non svegliarsi più o di svegliarsi e rendersi conto che, nonostante il riposo e l’oblio, la vita, la sua vita, non vale la pena di essere vissuta.
Davanti al bivio cosa fa? Sceglie di immergersi nei suoi abissi più oscuri, sceglie di rimettere a posto i pezzetti della sua anima, distrutta e sparpagliata da una famiglia anaffettiva, da relazioni a senso unico, dal lavoro che non le ha mai dato nessuna soddisfazione, da amicizie basate su interesse e non su sentimenti veri.
Una sfida, quasi una roulette russa, o dentro o fuori, vita o morte.
Ho letto questo libro per un gruppo di lettura a tema “La leggerezza calviniana” e devo dire che è assolutamente centrato: la protagonista corre il rischio di guardare Medusa negli occhi e di restarne vittima ma alla fine risana ogni ferita, che resterà per sempre come monito di quella che era, “un essere umano che si tuffa nell’ignoto, ed è perfettamente sveglia”.
Buona lettura!

Recensione di Cristina Costa

 

Recensione 2

E’ una storia che parla di dolore e di come si decide di affrontarlo e anche di difficili rapporti umani.
Si può affrontare il dolore forse evitandolo?

I rapporti che da un lato ci arricchiscono ma dall’altro ci tolgono, come inserirli nella nostra vita?
Con l’oblio e l’assenza dei sentimenti, schiacciando il tasto pausa, così possiamo superare le nostre paure e vincere il vuoto che è dentro di noi superando così il dolore?

 

IL MIO ANNO DI RIPOSO E OBLIO Ottessa Moshfegh  recensioni Libri e News

Con una scrittura graffiante e stringata a tratti cinica e irriverente al limite del sarcastico, l’autrice non offre una soluzione ma racconta una storia, una modalità di affrontare un problema e lo fa in maniera da esserne talmente coinvolti così da osservare la vita della protagonista spiando come guardoni una sofferenza che pensiamo forse non ci possa mai riguardare chiedendoci però come reagiremmo se dovesse capitare a noi.

La protagonista di Ottessa Moshfegh non ha un nome, quello che sappiamo di lei è che è giovane e bellissima e molto ricca così ricca da potersi permettere di vivere di rendita.

 

 

Laureatasi alla Columbia e vissuta nell’Upper East Side di Manhattan, lavora a tempo perso in una galleria d’arte ma un giorno decide di licenziarsi per dare seguito al suo bizzarro progetto.


Si ibernerà, staccherà la spina per un anno, ovvero per un anno intero deciderà di dormire ininterrottamente aiutandosi con i più svariati psicofarmaci così da prendersi un periodo sabbatico che le consentirà di allontanarsi dai suoi problemi e dai suoi irrisolti nel tentativo di colmare un vuoto che la divora.


All’origine del dolore sicuramente il mancato rapporto affettivo con i genitori morti prematuramente e un fidanzato narcisista presente a intermittenza nella vita della giovane donna.

 

 


Quello a cui assistiamo è una prova di disintossicazione dalle delusioni della vita, l’allontanarsi da una vita ormai intollerabile, la messa in pausa del dolore alla ricerca di una soluzione affinché i pensieri negativi non possano arrivare a distruggere nella speranza così di una nuova rinascita.


Le giornate della protagonista sono un continuo alternarsi tra la ricerca del sonno e una vita sregolata fatta di televisione, cibo spazzatura, sesso a bisogno e uscite di casa soltanto per le sedute da una bizzarra psichiatra con la finalità di reperire i farmaci fino al compimento del suo progetto.


Il desiderio non è peraltro quello di morire anzi ella stessa programma ogni cosa per il suo risveglio nella speranza di rinascere una persona nuova lontana da quel dolore che ogni giorno cresce in lei nel tentativo di liberarsi definitivamente dal vuoto che la affligge.

Recensione di Gabriella Patriarchi

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