IL FASCISMO DEGLI ANTIFASCISTI, di Pier Paolo Pasolini (Garzanti)
Ringrazio, per una volta, l’inefficienza della pubblica amministrazione che, per la sua pachidermica lentezza, mi ha costretto a impiegare quasi due ore del mio tempo (non sapevo che certi uffici aprissero al pubblico alle 11:00 …) a girare per la città (ometto luogo e ufficio: la Pasqua deve indurre a più miti riflessioni). Perché grazie? Semplicemente per essermi trovato nelle vicinanze di una libreria. I libri, si sa, ci scelgono. Non avviene mai il contrario. E, così, ho acquistato “Le belle bandiere” e “Il fascismo degli antifascisti”, entrambi di Pier Paolo Pasolini. Il secondo contiene alcuni brani tratti da “Scritti Corsari”, opera che già avevo letto. “Il fascismo degli antifascisti”: appena ottantasette pagine. Lette – divorate – in meno di due ore. Che hanno confermato e spinto a scrivere la mia infinitamente meno autorevole (anzi, senza autorevolezza alcuna) riflessione sul tema.
Che è questa, a proposito del fascismo, uno sciagurato e criminale capitolo – troppo lungo, purtroppo – della nostra storia. Un’ignominia che ha calpestato libertà e diritti, una grottesca e vigliacca esibizione di violenza e di crudeltà, che precipitò il Paese in una guerra a fianco di un autocrate pazzo e sanguinario. Non esistevano “situazioni complesse” – ora va di moda evocarle – tali da “giustificare” neanche un minuto di quella follia. La premessa dovrebbe bastare – e avanzare (spero …) per dissipare qualsiasi dubbio sulla mia opinione di quel ventennio.
Condanna senza appello, senza se e senza ma. Sbaglia, però, chi crede che il fascismo abbia un solo colore: è assai mutevole e insidioso, spesso camuffato sotto le mentite spoglie di valori ideali che, invece, altro non sono se non il rifiuto di accettare tutto quello che diverge dal pensiero unico, ossia il rifiuto pregiudiziale di usare lo stesso metro di giudizio quando altri impiegano gli stessi metodi e mezzi del fascismo. Immagino che qualcuno avrà da storcere il naso leggendo queste righe; tuttavia, mi conforta – e non poco – sapere che Pasolini, profondamente antifascista, la pensava esattamente come me.
E così scriveva: “Esiste oggi una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per procurarsi una patente di antifascismo reale. Si tratta di un antifascismo facile che ha per oggetto e obiettivo un fascismo arcaico che non esiste più e non esisterà mai più. Ecco perché buona parte di quell’antifascismo di oggi , o almeno di quelli che è chiamato antifascismo, o è ingenuo e stupido o è pretestuoso e in malafede: perché dà battaglia a un fenomeno morto e sepolto, archeologico, appunto, che non può far paura a nessuno. È, insomma, un antifascismo di tutto comodo e di tutto riposo”. Pasolini va oltre, parlando dei fascisti: “Li abbiamo solo condannati gratificando la nostra coscienza con la nostra indignazione; e più forte e petulante era l’indignazione più tranquilla era la coscienza … Sostituite ‘fascismo’ con ‘globalizzazione: i conti tornano.
Ecco spiegato il potere transazionale che scavalca le vecchie forme di potere nazionale. Ecco cosa significa l’appiattimento e la confusione delle classi sociali. Ecco cosa significa l’omologazione del mondo, imposta con brutale forza totalitaria”. Ebbene, questo scriveva Pasolini, con visione premonitrice. “Globalizzazione” e “Omologazione del mondo imposta con forza brutale”. Proviamo a rifletterci sopra. I nuovi fascisti non sono difficili da identificare.
Recensione di Alessandro Pratesi
IL FASCISMO DEGLI ANTIFASCISTI Pier Paolo Pasolini
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