I LEONI DI SICILIA – L’INVERNO DEI LEONI Stefania Auci

I LEONI DI SICILIA – L’INVERNO DEI LEONI, di Stefania Auci (Nord)

L'inverno dei leoni S. Auci
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Solitamente quando esce un romanzo che riscuote tanto successo aspetto un po’ a leggerlo, per evitare di essere influenzata dai vari commenti (in questo caso, la maggior parte super positivi) e affrontare la lettura senza pregiudizi.

I due libri parlano della storia della famiglia Florio, nascita e declino.

A parte questo non diró altro della trama visto che è stata descritta moltissime volte da chi, prima di me, ha letto i romanzi.

Quindi, condividerò solo alcune riflessioni.

Inizio col dire che (come mi è successo per “Cambiare l’acqua ai fiori” di Valerie Perrin) questi due libri sono belli, ma nulla di così trascendentale.

Per quanto mi riguarda, non posso annoverarli fra quei libri di cui ami tutto, non riesci a staccarti da loro e, quando finiscono, ne senti la mancanza come l’aria nei polmoni.

Tuttavia, la lettura è stata piacevole, anche se in alcuni punti del secondo libro un po’ noiosa.

Il primo, “I leoni di Sicilia” è sicuramente più scorrevole (e con un numero di pagine decisamente inferiore al secondo: 430 contro 671!) e la parte che ha attirato maggiormente la mia attenzione è stata quella della storia d’amore fra Giuseppina e suo cognato Ignazio, un amore che entrambi hanno dovuto reprimere per anni e che per rispetto di Paolo (marito di Giuseppina e fratello di Ignazio) non è mai sbocciato (o quasi…non dico nulla per non spoilerare).

Il secondo, “L’inverno dei leoni”, è stato lento in alcuni punti, soprattutto nella parte relativa alla Navigazione Generale e ai piroscafi…tuttavia, anche qui, non posso non ricordare Ignazio, marito di Giovanna, che spinto dal senso di responsabilità e di dedizione alla famiglia decide di soffocare i suoi sentimenti per Camille e portare avanti il sogno del padre di entrare finalmente a far parte dell’aristocrazia siciliana.

Riporto di seguito un passaggio del libro (la fine del primo, in cui inizia la sua storia) che mi ha colpito per la sua profondità, in cui Giulia, la madre di Ignazio, cerca di capire se la scelta di sposare Giovanna sia la scelta giusta per lui:

“Se per te una persona è ragione di vita, non c’è nulla che tu non possa affrontare. Ma, se stare accanto a una persona è un obbligo o, peggio, un dovere che senti di dover assolvere, allora no, non devi farlo. Perché ci saranno i giorni in cui non riuscirete a parlarvi e litigherete e vi odierete a morte e, se non c’è qualcosa che ti lega qui – e gli tocca il petto – e qui – aggiunge, e gli sfiora la fronte – se non troverete qualcosa che vi unisce veramente, non avrete mai la serenità. E non parlo del rispetto reciproco o della frenesia dei baci, ma dell’affetto, della certezza di poter avere una mano da stringere ogni notte dall’altra parte del letto”.

L’altro personaggio che mi ha colpito è quello di Franca: il suo attaccamento morboso ai gioielli, simbolo della sua ricchezza e ricompensa per i continui tradimenti di suo marito Ignazio…pensava di essere l’unico amore della sua vita e, invece, ha dovuto imparare a mascherare le continue umiliazioni subite e ricordare che ciò che conta è il nome…lei è donna Florio e questo dice tutto. Lui sempre da lei dovrà tornare…e anche quando tutto è perduto, l’unica cosa che rimane sono i loro corpi ormai invecchiati e il ricordo del tempo passato. Questa è la frase del libro che, per me, la rappresenta: “Dicono che l’amore sia donare se stessi senza riserve; però, se dai tutto di te, non ti rimane nulla per vivere”.

Per chi non li avesse ancora letti, auguro una buona lettura

Recensione di Marina Manigrasso

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