FINE Karl Ove Knausgård 

FINE, di Karl Ove Knausgård

Arrivati a questo punto si può dire di conoscere Karl Ove Knausgård più di quanto si potrebbe mai conoscere anche il proprio migliore amico. Anche più del proprio marito. Fratello. Padre.

Si scherza tanto sul presunto narcisismo di Knausgård, ma a voi piacerebbe che così tanta gente potesse conoscervi così intimamente? Davvero secondo voi scrive di sé così tanto per questo?

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Il guaio è che anche tutti gli altri “personaggi” di questo libro, non sono “solo” personaggi di un romanzo, sono persone reali che circondano una persona vera: Karl Ove. Persone che vedono scritto nero su bianco quello che lui pensa veramente di loro e vicende veramente vissute in cui sono coinvolti.

Tutto questo su un libro che non andrà tra le mani di pochi eletti, ma potenzialmente potrebbe essere letto da tutto il mondo. Non proprio qualcosa di completamente piacevole giusto?

 

 

Di questo si parla soprattutto nella prima parte di questo sesto e ultimo volume della battaglia di Knausgård. Prima della pubblicazione dei vari volumi il testo viene inviato ai diretti interessanti in modo da censurare alcune parti o cambiare i nomi se richiesto. Alcuni accettano tutto così com’è più o meno di buon grado… altri, come lo zio, non la prendono per niente alla leggera e minacciano di portare lo scrittore in tribunale.

Ma la parte più difficile da digerire è forse quella che spetta a Linda, moglie e madre dei suoi figli, che troviamo nella terza parte. In una coppia ci sono alti e bassi, ma credo che per molti sarebbe dura sopportare tutti i pensieri più nascosti e poco lusinghieri del compagno.

 

 

Nel bel mezzo, è vero: c’è un vero e proprio saggio incentrato sull’altra famosa battaglia: Mein Kampf di Hitler. Ed è molto interessante ma parla molto di più di questo, e il tutto seguendo un filo preciso. Partendo dalla questione dell’eventualità di censurare i nomi delle persone di cui si parla nella serie di romanzi, Knausgård inizia a riflettere sul ruolo e l’importanza dei nomi in letteratura e in poesia… passa ad analizzare una poesia in particolare di Paul Celan (pagine su pagine di riflessioni interessanti… dopo aver detto che lui di poesia capisce poco… pensa se ne eri esperto mannaggia a te ), poeta ebreo che scrive in sostanza dell’olocausto… e quindi ovviamente di Hitler e di quel periodo così buio per l’umanità.

 

 

Per me si conferma un capolavoro. Pagine piene di sentimenti, di debolezze, di semplice verità, di piccole cose in cui molti si possono riconoscere ma che non molti riuscirebbero a scrivere. Non solo. Si percepisce che queste pagine sono state scritte da un uomo estremamente intelligente e di grande cultura, che sa fare ragionamenti e pensieri non scontati su musica, letteratura, arte e vita, che fanno guardare la realtà da nuove prospettive.

Leggetelo. Per me è stato amore e dopo qualcosa come 4000 pagine in sua compagnia mi sento un po’ persa!

Recensione di Monica De Giudici

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