DOMANI NELLA BATTAGLIA PENSA A ME Javier Marías

Domani nella battaglia pensa a me, di Javier Marías 

Premetto che non conoscevo questo autore ma dopo la sua morte e le numerose recensioni positive sulla sua opera mi sono decisa a leggere qualcosa di suo. Ed ho scelto questo libro perché mi ha affascinato il titolo che mi richiamava una languida sensazione di amore. Niente di più sbagliato perché ho scoperto, insieme alla mia ignoranza, che il titolo dell’opera da me scelta è una citazione dal “Riccardo III” di Shakespeare dove Domani nella battaglia pensa a me” è la maledizione che il fantasma della regina Anna scaglia sul re responsabile della sua morte: un terribile anatema quindi. “Domani nella battaglia pensa a me, quando io ero mortale, e lascia cadere la tua lancia rugginosa. Che io pesi domani sopra la tua anima, che io sia piombo dentro al tuo petto e finiscano i tuoi giorni in sanguinosa battaglia. Domani nella battaglia pensa a me, dispera e muori”. Niente di più diverso da quello che credevo e mi aspettavo.

 

 

Devo quindi confessare di avere iniziato proprio male, quasi da lettrice sprovveduta; pur tuttavia la storia mi è apparsa da subito intrigante, pur nella sua descrizione per certi versi un po’ macabra: come definire la scena iniziale dove Victor, il protagonista e voce narrante, rimane di fianco alla donna, con cui si apprestava a passare una serata amorosa, chiaramente agonizzante, senza chiamare un’ambulanza, un parente, un vicino, insomma senza chiedere aiuto, ma rimanendo a guardare la tv senza volume finché lei non muore tra le sue braccia? E da quel momento la donna, Marta, che era per Victor quasi una sconosciuta, diventa la sua ossessione per cui sente il bisogno di avvicinare i vari componenti della sua famiglia: il padre, la sorella, il marito. E dalla descrizione del suo stato d’animo Victor fa defluire meditazioni e ricordi che si rincorrono in maniera quasi ossessiva per tutto il romanzo collegando tra loro eventi diversi della sua vita, tra passato e presente, tra realtà e memoria, con una profonda riflessione sulla vita e sulla morte.

 

 

Caratterizzato da uno stile molto particolare, che però ho trovato decisamente ostico (eppure ho letto senza troppi problemi scrittori come Marquez, Saramago, che hanno una scrittura non proprio facile facile) , ho faticato molto a leggere questo libro e sono arrivata alla fine con un certo sollievo: un libro difficile a mio avviso, che forse per essere apprezzato in tutto il suo valore ha bisogno di essere letto e riletto più volte.

 

 

Decisamente interessante l’epilogo “Quello che succede e quello che non succede”, che forse fornisce una chiave di lettura del romanzo, in cui l’autore si domanda perché “continuiamo a leggere romanzi, e ad apprezzarli e a prenderli sul serio e perfino a premiarli, in un mondo sempre meno ingenuo? Sembra un dato di fatto che l’uomo- e forse la donna ancora di più – abbia bisogno di una certa dose di finzione, vale a dire, abbia bisogno dell’immaginario oltre che dell’accaduto e del reale.” Parafrasando lo scritto di Marias, il romanzo si presenta quindi come la forma più elaborata di finzione, in cui si racconta l’inganno come condizione naturale, affollata da zone d’ombra, episodi non spiegati, scelte non compiute, opportunità mancate.

 

Recensione di Ale Fortebraccio

Recensione 2

“Domani nella battaglia pensa a me, e cada la tua spada senza filo. Domani nella battaglia pensa a me, quando io ero mortale e lascia cadere la tua lancia rugginosa. Che io pesi domani sopra la tua anima, che io sia piombo dentro al tuo petto e finiscano i tuoi giorni in sanguinosa battaglia. Domani nella battaglia pensa a me. Dispera e muori”.

Il titolo di questo libro è una citazione tratta dal “Riccardo III di William Shakespeare, atto V, scena III. Si riferisce alla maledizione che il fantasma della regina Anna scaglia sul re che l’ha fatta uccidere, per costringerlo a fare i conti con la propria anima, quindi con sé stesso. Ed è ciò che accade a Victor, l’io narrante, è uno sceneggiatore a cui succede un evento inaspettato e alquanto drammatico, accompagnare Marta durante il suo ultimo fiato di vita. Per lui è poco più di una sconosciuta, però quella sera lo ha invitato a casa sua, il marito era partito, il piccolo figlio sarebbe andato a dormire presto. Quindi i due si dirigono in camera da letto, ma Marta ha un improvviso malore e gli chiede di tenerla stretta. Mentre fa ciò accende la tv, togliendo l’audio. Accade l’inevitabile, Victor non ha fatto nulla, non ha preso provvedimenti. E nulla farà anche dopo, ma saranno gli eventi ad imbrigliarlo nella vita di Marta e delle persone che ne fanno parte. Verrà fuori una storia in cui nessuno è come sembra, in cui ognuno gioca un ruolo di inganno, avendo una doppia vita. Il fantasma di Marta torna sempre ad albergare nella mente di Victor e lo porta a fare i conti con sé stesso, con la sua vita precedente e le scelte che farà. Un intreccio tra presente e passato.

 

 

“Quel che succede non succede del tutto fino a quando non viene scoperto, fino a quando non lo si dice e fino a quando non lo si sa “.

Quando ho iniziato a leggere questo libro, sono rimasta attonita, smarrita, avevo voglia di gridare a Victor di reagire, di sbrigarsi a chiamare qualcuno, il 118, insomma di fare qualcosa. Ero davvero atterrita, una gran brutta sensazione! Nonostante ciò ho continuato a leggere e mi sono ritrovata all’improvviso in una specie di giallo, dove niente era come sembrava. Un ritmo incalzante da non voler lasciare la lettura. Alla fine mi è piaciuto moltissimo. È stato davvero un bel viaggio, intimo e profondo. La vita e l’inganno, ma davvero è possibile non far trapelare nulla? È quasi machiavellico riuscirci. La morte e la consapevolezza che “è intollerabile che le persone che conosciamo si trasformino in passato”. Quante volte lo abbiamo pensato o lo pensiamo, non è facile da accettare, ma bisogna farlo. Il presente e il passato spesso ci portano a fare dei bilanci ed allora capiamo che “non sono più quello che ero, ho voltato le spalle al mio vecchio io”.

 

 

Questo libro ha vinto il Premio Romulo Gallegos e il Prix Femina Etranger. Consiglio la lettura dell’epilogo, è il discorso pronunciato da Marias al ritiro del primo premio.

“L’inganno e la sua scoperta ci fanno vedere che anche il passato è instabile e malsicuro, che neppure ciò che in esso sembra ormai fermo ed assodato lo è per una volta e non per sempre, che ciò che è stato è composto anche da ciò che non è stato, e che ciò che non è stato può ancora essere”.

 

Recensione di Giusy Luvarà

DOMANI NELLA BATTAGLIA PENSA A ME Javier Marías

 

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