DANTE 700 – 5 e ultima puntata:  Pinocchio burattino di legno in cammino verso la Mirabile Visione

Dante 700

DANTE 700 – 5 e ultima puntata:  Pinocchio burattino di legno in cammino verso la Mirabile Visione

 

 

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La gloria di colui che tutto move

per l’universo penetra e risplende

in una parte più e meno altrove.

Pd I, 1-3

 

Siamo giunti alla fine del nostro viaggio sulle orme di Dante nella Commedia, attraverso grandi testi della letteratura di tutti i tempi…secondo me!

Potevo finire in altro modo se non con Pinocchio una tra le più importanti e conosciute fiabe italiane nel mondo?

E la Commedia non è forse la regina di tutte le fiabe?

C’è un bosco, qualcuno che ci si è perso, una fatina…anzi più di una, una guida…anzi più di una, bestie feroci, prove da superare e un meraviglioso lieto fine.

 

Perché proprio Pinocchio? Perché Pinocchio racchiude, secondo me, la Commedia tutta.

Pinocchio è la storia di un compimento da una selva oscura ad una mirabile visione, di un viaggio infernale, una presa di coscienza purgatoriale e una rinascita paradisiaca.

E’ pressochè impossibile racchiudere in uno scritto la potenza di questo grande testo, che non è solo una fiaba per ragazzi ma è un’esperienza anche per i più grandi.

Pinocchio ci porta nell’ultimo regno dantesco: il Paradiso.

Ma non possiamo non ripercorrere le altre due cantiche, Pinocchio ce le fa rivivere entrambe prima di condurci a riveder le stelle.

 

“C’era una volta…

-Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori.

No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno”

 

Pinocchio già dall’inizio ci fa deviare percorso.

Il “C’era una volta” è, lo sappiamo tutti, una sorta di cartello segnaletico per la strada maestra.

E invece già dall’inizio del racconto ci troviamo in una via laterale, alternativa.

 

Pinocchio

 

Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura

ché la diritta via era smarrita

Inf I, 1-3

 

Così inizia Dante personaggio il suo viaggio, ri-trovandosi in una selva, così inizia il Sommo Poeta il più grande capolavoro letterario d’Occidente.

 

La prima parola in rima della Commedia è “vita” e la materia di cui è fatto Pinocchio è pura vita!

Pinocchio è vivo prima ancora di diventare un burattino, è vivo già da quando è semplicemente un pezzo di legno.

“Capitò” nella bottega di Mastro Ciliegia, sembra esserci andato da solo. E’ come il “mi ritrovai” di Dante.

Da qui hanno inizio di due viaggi.

 

Poi piovve dentro a l’alta fantasia

Pg XVII, 25

 

“Stamani m’è piovuta nel cervello un’idea” dice Geppetto a Mastro Ciliegia, confidandogli l’intenzione di fabbricarsi un burattino che sappia ballare, tirare di scherma e fare salti mortali.

Ed è così che Pinocchio prende forma, la sua strada già delineata da Geppetto.
Ma lui invece disobbedisce costantemente, sceglie sempre un’altra strada, quella inedita, sconsigliata, pericolosa ma inevitabile per ri-trovarsi.

Dante ci insegna che per trovare la “diritta via” è necessario prima smarrirsi, esplorare, zig-zagare, concedersi vie traverse. Questo naturalmente presuppone disastri e ostacoli necessari.

Una lonza…

Una lonza leggiera e presta molto,

che di pel macolato era coverta

Inf I, 32-33

 

…un leone…

Ma non sì che paura non mi desse

la vista che m’apparve d’un leone.

Inf I, 44-45

 

…e infine una lupa…

Ed una lupa, che di tutte brame

sembiava carca ne la sua magrezza,

Inf I, 49-50

 

…sbarrano il cammino di Dante.

 

Dante 700

 

Il povero Pinocchio incontro invece il Gatto e la Volpe.

“Ma non aveva fatto ancora mezzo chilometro, che incontrò per la strada una volpe zoppa da un piede e un gatto cieco da tutt’e due gli occhi, che se ne andavano là là, aiutandosi fra di loro da buoni compagni di sventura.”

Per fortuna non si è mai soli ad affrontare questi ostacoli, basta mettersi in ascolto, essere ricettivi e come per magia, misteriosamente l’aiuto arriva.

A te convien tenere altro viaggio (Inf I, 91)

Dice Virgilio a Dante

Ed è l’ombra fioca del Grillo Parlante che ammonisce Pinocchio dal seguire i due mascalzoni.

“Non ti fidar ragazzo mio di quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera. Per il solito o sono matti o imbroglioni. Dai retta a me, ritorna indietro.”

Ma Pinocchio non è pronto per la “diritta via”, è un fanciullo, ha voglia di giocare, di saltare, di correre dietro alle farfalle.

Commette una miriade di errori ma sempre ingenuamente e questi errori lo cambiano.

Nella sua vita tante sono le trasformazioni che compie, da pezzo di legno a burattino, a cane da guardia, a somaro e poi di nuovo burattino e infine bambino vero.

Niente gli viene risparmiato, Pinocchio attraversa come Dante i suoi personali gironi infernali passando dal Teatro dei Burattini di Mangiafuoco, alla città di Acchiappacitrulli, all’isola delle Api Industriose e infine al Paese dei Balocchi, il luogo più buio e abissale della sua vita da burattino.

Non sarà mai solo però in balia degli eventi, ci sarà sempre qualcuno che gli darà la spinta per raddrizzare il suo viaggio. 7 sono gli animali pedagogici che incontra e che gli danno lezioni di vita: il Grillo Parlante, una Merlo Bianco, un Pappagallo una Lucciola, un Colombo, un Granchio e infine una Marmottina.

7 sono i compagni di scuola che lo minacciano, lo scanzonano e lo picchiano perché li mette in cattiva luce davanti al Maestro, loro che non studiano mentre lui finalmente ha voglia di cambiare.

“Sette come i peccati mortali” dirà loro Pinocchio.

 

 

Sette P ne la fronte mi descrisse

con punton della spada, e <<Fa che lavi,

quando se’ dentro, queste piaghe>> disse.

Pg, IX, 112-114

dante 700

In tanti gli hanno fatto deviare il percorso, ma ha iniziato il processo che gli farà togliere quelle P dalla fronte perché lui è destinato a diventare un ragazzo in carne e ossa!

Spesso nel racconto viene chiamato profeticamente “ragazzo” dal narratore o dagli altri personaggi, è chiaro fin da subito che è degno del Paradiso.

 

 

<<O anima che vai per esser lieta

con quelle membra con le quai nascesti>>

venìan gridando, <<un poco il passo queta>>

Pg V, 46-48

 

Anche il nostro burattino è un’anima che corre per esser lieta, per essere felice.

Infatti Pinocchio è sempre in movimento, correre è la prima cosa che fa una volta che Geppetto lo ha ultimato.

Corre di capitolo in capitolo, per ore, come lepre, capretto, leprottino, cane da caccia, can levriero, capriolo, palla di fucile.
Corre per fuggire, corre per giocare, corre per arrivare.

La sorgente dinamica di questa corsa è spesso la fame, una fame educativa.

E’ grazie a questo desiderio che si mette in movimento, supera le sue paure.

“Sennonché la fame era più forte della paura”

 

“Desiderare” ossia “sentire la mancanza di”, deriva da “sidus”, “Stelle”…sentire la mancanza delle stelle…

Pinocchio e Dante si mettono in cammino spinti dal desiderio di riveder le stelle?

Sì, anche!

 

 

In Paradiso tutto è in movimento, i beati si muovono per andare incontro a Dante, danzano in cerchio, passano da un cielo all’altro, in un su e giù luminoso e armonioso.

In tutto questo si irradia una luce che è la potenza del divino, di “colui che tutto move”.

Pinocchio addirittura corre anche in mare, nuotando come un forsennato per finire poi nella pancia del pescecane ed è “brancolando in mezzo a quel buio” che finalmente ritrova il suo babbo e guardandolo e riabbracciandolo si accorge di quanto sia amato.

Eh già, forse il segreto di Pinocchio sta proprio nell’amore che riceve e nella sua apertura verso l’altro, è la forza e la potenza dell’amore che lo riporta a riveder le stelle.

“per cui Pinocchio, affacciandosi al principio della gola e guardando in su, potè vedere al di fuori di quell’enorme bocca spalancata un bel pezzo di cielo stellato e un bellissimo lume di luna.”

 

Dante 700 e Pinocchio

 

Lo duca e io per quel cammino ascoso

intrammo a ritornar nel chiaro mondo,

e sanza cura ave d’alcun riposo

salimmo su, el primo e io secondo,

tanto ch’i’ vidi de le cose belle

che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo;

e quindi uscimmo a riveder le stelle.

Inf XXXIV, 133-139

 

Ora Pinocchio però si deve ricostruire, si è ri-trovato ma deve ancora intraprendere il cammino più difficile, deve togliersi le P dalla fronte, come ha fatto Dante nel suo cammino purgatoriale.

Ecco che Pinocchio diventa lui guida, diventa lui sostegno di Geppetto, si prende cura di lui, i ruoli si invertono e Pinocchio verticalizza. E ad ogni azione che compie, ad ogni P che cancella, chiude e riscatta una cattiva azione.

Maladetta sia tu, antica lupa,

che più che tutte l’altre bestie hai preda

per la tua fame sanza fine cupa!

Pg XX, 10-12

 

“Addio mascherine, mi avete ingannato una volta, e ora on mi ripigliate più.”

Liquida così il Gatto e la Volpe, accetta di girare il bindolo per guadagnare il bicchiere di latte per Geppetto, piange sulle spoglie del povero Lucignolo rimasto asino, impara a fabbricare canestri, costruisce un carrettino per portare a passeggio il suo babbo, si esercita a leggere e scrivere, rinuncia ai 40 soldi guadagnati per comprarsi un abito nuovo e aiuta invece la fatina malata. Con queste 7 azioni Pinocchio compie una serie di risvegli e ad ogni risveglio perde una parte infernale di sé.

Pinocchio ribalta in positivo tutte le azioni negative compiute nella sua breve vita.

Quando i P che son rimasi

ancor nel volto tuo presso che stinti,

saranno, com’è l’un, del tutto rasi,

fier li tuoi piè dal buon voler sì vinti,

che non pur non fatica sentiranno,

ma fia diletto loro esser sù pinti

Pg XII, 121-126

 

Trasformazione, movimento, desiderio sicuramente tre caratteristiche del Paradiso ma non dimentichiamo che Dante è stato salvato grazie ad un gioco di squadra tutto femminile!

Tre donne hanno dato il via al viaggio del Poeta nei tre Regni: Maria, Santa Lucia e Beatrice, Dante affida la sua salvezza e la sua liberazione a loro. Ma la Commedia tutta è mossa da un principio femminile molto forte.

La prima persona in Inferno a cui Dante lascia la parola è una donna, Francesca, custode del Giardino dell’Eden è Matelda e la sede di Dio e dei Beati è una candida rosa, rappresentazione femminea di grande delicatezza e rara bellezza.

Nella fiaba di Pinocchio una è la figura femminile che prende però varie forme: una bambina morta, una fata bambina, una sorellina, una vecchina, una fatina mamma, una capretta.

E’ una potenza incantata, è soccorritrice, è educatrice, è autoritaria, è comprensiva, è oscura e ambigua, imminente e distante, governa gli animali e può farsi essa stessa animale, tutto ciò che tocca è in continua trasformazione, fa sentire Pinocchio rifiutato e accolto.

La Fata Turchina è sempre vicino al burattino e lo guida con qualunque mezzo e in qualunque forma verso la sua mirabile visione.

Pinocchio si affida alla sua fatina pur disobbedendole, ma nonostante questo viene sempre perdonato.

E al termine della storia, con la rinuncia di Pinocchio ai suoi denari per salvarla dalla malattia, il transito si compie.

Pinocchio finalmente si sveglia bambino. Il burattino di legno ha scelto di morire insieme a tutti i suoi lati infernali, affinchè potesse cominciare a vivere il Pinocchio in carne e ossa.

 

 

“Ora immaginatevi voi quale fu la sua meraviglia quando svegliandosi, si accorse che non era più un burattino di legno, ma che era diventato invece un ragazzo come tutti gli altri.”

 

Oh gioia! Oh ineffabile allegrezza!

Oh vita integra d’amore e di pace!

Oh sanza brama sicura ricchezza!

Pd XXVII, 7-9

 

E guardandosi nello specchio ha la sua Mirabile Visione. È Dante che si rispecchia nell’effige del Cristo nella S.S. Trinità, lui uomo, che rappresenta l’umanità tutta, fatto a immagine e somiglianza di Dio.

 

Quella circulazion che sì concetta

pareva in te come lume reflesso,

da li occhi miei alquanto circunspetta,

dentro da sé, del suo colore stesso,

mi parve pinta de la nostra effige;

per che ‘l mio viso in lei tutto era messo

Pd, XXXIII, 127-132

 

“Dopo andò a guardarsi allo specchio, e gli parve d’essere un altro. Non vide più riflessa la solita immagine della marionetta di legno, ma vide l’immagine vispa e intelligente di un bel fanciullo coi capelli castani, con gli occhi celesti e con un’aria allegra e festosa come una pasqua di rose”

 

Tutto intorno a lui trova la sua collocazione, la sua dimensione e il suo ordine divino.

 

“Perché quando i ragazzi di cattivi diventano buoni, hanno la virtù di far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all’interno delle loro famiglie.”

 

Le cose tutte quante

hanno ordine tra loro, e questo è forma

che l’universo a Dio fa simigliante.

Pd I, 103-104

 

Perché il Paradiso è armonia, è luce, è gioia.

Pinocchio non si è trasformato però, ha lasciato semplicemente la sua pelle di burattino, il nuovo vivo Pinocchio avrà sempre come monito il vecchio Pinocchio di legno.

Eccoci giunti quindi al lieto fine…delle avventure di Pinocchio e della Commedia di Dante.

Ma credo che non si tratti semplicemente di un lieto fine ma di un nuovo inizio.

Così come a Dante viene assegnato da Beatrice il compito di tornare sulla Terra e scrivere del suo viaggio, raccontarlo, darne testimonianza e quindi in qualche modo riviverlo, così Pinocchio dovrà diventare adulto, uomo consapevole di quello che è stato, degli sbagli che ha commesso, delle vie traverse che ha dovuto e voluto percorrere, ma avendo sempre ben chiaro, per poter vivere nella pienezza, qual è il motore che tutto ha messo in moto…l’amor che move il sole e l’altre stelle!

 

A l’alta fantasia qui mancò possa;

ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,

sì come rota ch’igualmente è mossa,

l’amor che move il sole e l’altre stelle

Pd XXXIII, 142-145

 

Di Cristina Costa

 

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