CRONORIFUGIO Georgi Gospodinov

CRONORIFUGIO, di Georgi Gospodinov (Voland – giugno 2021)

Ho preso questo libro in biblioteca su consiglio della responsabile, senza conoscere niente dell’autore ma affascinata dal titolo e mi sono trovata davanti ad una storia che fa riflettere sul tempo e sulla memoria partendo da un’idea per certi versi geniale: che chi sta perdendo la memoria può trovare rifugio in un tempo passato all’interno di una clinica del passato, dove si possono ritrovare ambienti, arredi, degli anni trascorsi ma anche storie vere oppure inventate.

Uno dei protagonisti è Gaustin, nome derivante da una fusione come dice lo scrittore tra un’antica teologia ed un tardo spirito rivoluzionario (Sant’Agostino e Garibaldi), psichiatra gerontologo che ritiene che si debba avere diritto ad una sincronizzazione tra tempo interiore e tempo reale, perché per chi ha perso la memoria “ non è il passato un paese straniero ma il presente, il passato è la loro patria.”

Solo che queste cliniche del passato che Gaustin mette in piedi, con la collaborazione dell’ io narrante, dapprima a Zurigo e poi in altre città europee, diventano il rifugio anche di chi pur senza alcuna necessità sanitaria vuole però sfuggire al presente cullandosi nella rassicurante nostalgia del tempo passato. Il cronorifugio è infatti “un rifugio per coloro la cui memoria svanisce ma anche per chi perde la memoria di propria volontà per vivere in un rifugio antiaereo del passato”

Questo desiderio di passato diventa però una vera e propria mania tanto che gli stati europei decidono di indire dei referendum del passato per scegliere l’anno o il decennio in cui tornare a vivere.

Su questa base l’autore sviluppa nella prima parte tutta una serie di storie individuali e poi ne approfitta per fare un salto nel passato storico di vari stati europei per concludere con tutta una serie di riflessioni e pensieri in cui si alternano scritti del diario di Gaustin assieme a quelli del narratore, che si perde nel tempo in una sorta di regressione, così che finisce per affermare: “Non ricordo più se io ho inventato Gaustin, o lui me. Se c’era una simile clinica del passato, o si trattava solo di un’idea, di un’annotazione sul taccuino, di un pezzo di giornale che mi è capitato di leggere? E se tutto questo, con l’arrivo del passato, è già successo o comincia domani…..”.

Un libro sicuramente di non facile lettura, specie nella parte centrale e finale ma estremamente interessante per chi vuole riflettere sul tempo passato ma anche sul presente e sul futuro e sul significato che ciascuno di noi vuole dargli.

Recensione di Ale Fortebraccio

Intervista allo scrittore Georgi Gospodinov

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